ettore bernabei
Silvia Fumarola per ‘la Repubblica’
La Rai come missione, per unire l' Italia con la lingua, creare la tv pedagogica e sperimentare: Ettore Bernabei, il più rivoluzionario dei democristiani, è morto ieri a 95 anni. E' stato il direttore generale della Rai che nel 1960 "inventò" la televisione per tutti". I novant' anni furono celebrati con una sua lectio magistralis presso la Pontificia Università Lateranense il 16 maggio 2011.
Nato a Firenze nel 1921, laurea in Lettere moderne, dal 1951 al 1956 è direttore del Giornale del Mattino, quotidiano fiorentino d' ispirazione cristiana. Vicino a Amintore Fanfani, nel 1956 è chiamato a Roma a dirigere Il Popolo, organo di stampa della Democrazia Cristiana.
Paola Pitagora Andrea Vianello e Ettore Bernabei
Ma è la televisione il suo destino: dal 1961 al 1974 fu direttore generale della Rai, allora unica emittente televisiva e radiofonica in Italia. Da "Tv7" agli sceneggiati tratti da opere letterarie come l' Odissea, i romanzi di Tolstoj, di Manzoni, di Cronin, Bernabei apre le porte ai grandi autori: affida a Rossellini "Gli Atti degli Apostoli" e a Zeffirelli il "Gesù di Nazareth".
Ettore Bernabei
Carattere forte, ironia toscana, otto figli, uomo di potere e patriarca - non c' è dirigente della Rai che non lo abbia consultato - dopo l' esperienza all' Italstat dove resta fino al 1991, nel 1992 fonda a Roma la società di produzione televisiva Lux Vide (dove lavorano come produttori i figli Luca e Matilde e con cui realizza successi come Don Matteo e La Bibbia).
Gli anni della Rai sono rimasti nella storia: «Quando divenni direttore generale, dopo qualche tempo decisi di costituire un ufficio che si occupasse delle raccomandazioni. Mi arrivavano ogni anno tra le diciassette e le diciottomila segnalazioni. Sei impiegati le raccoglievano, le catalogavano comunicandomi poi i segnalati e i segnalatori… Gli impiegati rispondevano a tutti. E in certi casi intervenivo personalmente».
Ettore Bernabei
Assume Enzo Biagi e Arrigo Levi. «Un giorno», ricordava, «la segretaria mi avvertì che al telefono c' era un certo Ingmar Bergman. Mi spiegò in francese che voleva fare per la Rai un film sulla Passione di Cristo. Anche se si vantava di essere protestante e diceva che la sua visione della Passione sarebbe stata diversa da quella cattolica, gli risposi che il film lo volevo fare. Mi ricordo che ne parlai anche in segreteria di stato con il cardinale Benelli, uomo d' intelligenza acuta, un po' Mazzarino e un po' Richelieu. Purtroppo però Bergman si ammalò ai polmoni e non se ne fece più niente».
PIPPO BAUDO ETTORE BERNABEI
Una zia della moglie gli segnala Renzo Arbore che da ragazzo girava nei piccoli teatri pugliesi: «Ha fatto una carriera splendida perché era un uomo di cultura e di valore». Diceva che il segreto è saper scegliere gli uomini «e per fare la televisione bisogna sceglierli tra quelli che la sappiano pensare». Cattolico convinto, legatissimo all' amico Fanfani, di casa in Vaticano, Bernabei si vantava di capire gli italiani. Via le gonne lunghe, lanciò in televisione le gemelle Kessler: «Quelle gambe in calzamaglia erano un capolavoro un po' platonico ».
MATILDE E ETTORE BERNABEI
Non aveva dubbi: «Le Kessler mandavano gli italiani a dormire tranquilli, gli italiani che poi dovevano votare. Le Veline invece fanno venire voglia di dargli un morso. Ma poiché poi, in realtà, non c' è nulla da mordere, la gente si arrabbia».
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