Maria Giovanna Maglie per Dagospia
mueller trump
Quanto si porta la Russia che spia nel mondo disastrato e post-ideologico che ci tocca vivere e raccontare? Quanto fa paura Putin? Tra Roma nel suo piccolo e Washington, un tot.
Oggi a Capitol Hill i democratici in disperata ricerca di armi per la campagna del 2020 contro l'odiato nemico Donald Trump, che sarà presumibilmente rieletto presidente, hanno sacrificato fino in fondo come un vitello scannato, anzi come un manzo stagionato, il loro uomo ed ex special counsel Robert Mueller
Costretto a presentarsi, a testimoniare e rispondere a domande, obbligato da loro,ha balbettato, rifiutato di parlare, consultato nervosamente appunti su roba che non si ricordava, chiesto aiuto agli assistenti, barcollato sotto gli assalti repubblicani, e alla fine la conclusione e' sempre la stessa.
''Io non ho scagionato Donald Trump anche perché non sono questi i poteri del procuratore speciale il quale viene chiamato a vedere, in presenza di una ipotesi di impeachment per il presidente, se ci siano gli estremi per istruire la pratica, portarla al Congresso e infine celebrare il processo al Senato''.
ROBERT MUELLER JAMES COMEY
Su questa cosa il procuratore speciale però non ce la fa mai in realta' a dimostrare proprio nulla, e anche quando, come fu nel 1998 con Kenneth Starr , sì prova ad arrivare al Congresso con le sue teorie, queste naufragano miseramente. Sono naufragate anche questa volta nonostante due anni di indagini, decine di persone coinvolte, una motivazione politica fortissima e milioni e milioni di dollari buttati dei contribuenti.
E sapete perché? Perché, come ha spiegato inutilmente il grande avvocato e giurista democratico, Alan Dershowitz (e solo su Dagospia lo avete letto ormai anni fa), che ora i democratici trattano come un traditore della causa, il sistema attribuisce dei poteri tali al presidente che ci vuol altro che un sospetto per farlo fuori. Se proprio volete incriminarlo, dovrete aspettare che non sia più presidente, che torni a essere un comune cittadino. Ma allora vi interesserà ancora?
ALAN DERSHOWITZ
Per ora accontentatevi di un rapporto che spiega l'acqua calda, ovvero che la Russia la sua piccola o grande campagna di disinformazione la fa sempre, che non c'è alcun modo di dimostrare che Trump ne fosse complice da candidato, che non ha minimamente influito nel risultato elettorale, che dopo la sua elezione sono state costruite e utilizzate, con la complicità anche dello stato e del FBI prove palesemente fasulle per metterlo nei guai, che infine un presidente, se decide di non testimoniare e' nel suo diritto, e se decide di licenziare qualcuno, come fece col direttore del FBI, Comey , non commette il reato di ostruzione alla giustizia perché il capo supremo della giustizia è lui finché è in carica.
Ciò detto, è stato un disastro per i democratici e un disastro per la reputazione di Robert Mueller. Che tra un balbettio e l'altro, una domanda non capita e una cui non ha voluto rispondere, è riuscito persino a dire di non sapere nulla del famoso e sporco affare nel quale sono coinvolti i democratici che va sotto il nome di Fusion GPS.
GLI ESTRATTI DEL DOCUMENTO SU TRUMP E LE PIOGGE DORATE A MOSCA
Non ha voluto rispondere, adducendo il segreto dell'inchiesta, e delle fonti, sul famoso rapporto Steele, in parte confezionato a Roma a quanto si sa, o comunque nelle mani di un professore maltese ora sparito che insegnava alla Link Campus university, e dichiaratamente falso.
E' stato evidente che non avrebbe voluto rispondere, non avrebbe voluto presentarsi, ha ceduto alle pressioni dei democratici e ha fatto male.
Dershowitz sostiene che i democratici non avevano alcun diritto legale di convocarlo a testimoniare e che lui avrebbe dovuto avere il coraggio di dire che l'unico ruolo della prosecution è quello di concludere o no se ci sono prove sufficienti di cospirazione con la Russia o ostruzione della giustizia. Ciò detto, nessuna domanda, nessuna relazione pubblica, tutto è nelle mani dell' Attorney General.
donald trump
Preparatevi però ad articoli roboanti sul procuratore speciale che non esclude un incriminazione di Donald Trump una volta che non sarà più presidente, come se fosse una rivelazione straordinaria.
Siamo rassegnati, se è per questo assieme alla paura per Putin domina nella cultura debolissima del politically correct niente meno che il rimpianto per l'Unione sovietica e quel socialismo orrendo. Timore di contraddizioni zero, cultura meno.
Pensate che il New York Times lo scorso 16 luglio, in una corrispondenza del cinquantenario dello sbarco americano sulla Luna, ha titolato “How the Soviets Won the Space Race for Equality”, Come i sovietici vinsero la corsa allo spazio per uguaglianza”.
E sapete perché? Perché mandarono un cane poi un uomo poi una donna...