Maria Giovanna Maglie per Dagospia
trump erdogan
Il pastore evangelico tenuto prigioniero da Erdogan, torna a casa senza che gli Stati Uniti abbiano dovuto pagare alcuna forma di riscatto, come scrive in un tweet festoso Donald Trump, e la first lady, in viaggio di carità in Africa, rilascia alla ABC un'intervista molto brillante, da mitteleuropea pacata ma strepitosamente sicura di sé, la prima vera intervista della sua carriera alla Casa Bianca, di quelle che se volevano tenderle una trappola, hanno sbagliato persona.
Ci sarebbero anche le disavventure di Hillary Clinton, alla quale in agosto sono state ritirate password di accesso ai documenti riservati, il Security Clearance, per via dei suoi passati pasticci, che nell'inchiesta sull'FBI e sul dossier farlocco anti Trump, entra sempre più da protagonista, e che soprattutto viene evitata accuratamente dai compagni di partito democratici in campagna di elezione o rielezione, perché il suo viene ritenuto il bacio della morte; e infatti i primi impegni della coppia inossidabile dei Clinton sono fissati una settimana dopo il voto di midterm.
andrew brunson
Oggi però Trump si concentra sul pastore liberato e su Melania intervistata. Sono state settimane dure quelle della sanguinosa battaglia sulla conferma del giudice Kavanaugh, ma i sondaggi sulle prossime elezioni di midterm sembrano affermare che i democratici facendo così opposizione si fanno solo del male. Dovrebbe valere in tutto il mondo, meglio argomenti che insulti. Ma anche meglio dubitare che dare per certo che il metodo Trump non funzioni, eccome.
Oggi, fine settimana proficuo, torna a casa il pastore Andrew Brunson, tenuto dai turchi prigioniero con accuse di terrorismo, e usato in questi mesi come merce di scambio. La merce dall'America non è arrivata, al contrario sono arrivati i dazi pesanti, alla fine l'hanno dovuto liberare, per la gioia della numerosa comunità evangelica statunitense che si appresta a votare e che aspettava il risultato del braccio di ferro con preoccupazione.
andrew brunson
Twitta Trump: “ il pastore Andrew Brunson rilasciato dalla Turchia, sarà con me nell'ufficio Ovale questo pomeriggio alle 2:30 Sara’ fantastico vederlo e incontrarlo. È una grande figura di Cristiano che ha vissuto un'esperienza terribile. Voglio ringraziare il presidente Erdogan per il suo aiuto”.
Subito dopo precisa: “Non c'è stato alcun accordo con la Turchia per la liberazione e il ritorno del pastore Andrew Brunson. Io non faccio accordi sugli ostaggi. C'è invece un grande apprezzamento da parte degli Stati Uniti, che avrà come risultato una buona relazione, forse ottima, fra Stati Uniti e Turchia”.
È finita così la sfida che secondo giornali e TV americane, doviziosamente ripresi da quelli italiani, sarebbe stata infinita, il sultano Erdogan pronto a tutto, come aveva annunciato in un bellicoso editoriale pubblicato dal New York Times, spiegando che il pastore sarebbe stato rilasciato solo in cambio della consegna di Fethullah Gulen, il suo arcinemico che vive esule in Pennsylvania, e che il sultano turco accusa di aver architettato Il golpe fallito.
trump brunson erdogan
Peccato che le sanzioni su acciaio e alluminio abbiano trascinato nel baratro la lira turca, costringendo Erdogan a più di un passo indietro. Così alla fine hanno deciso di confermare la condanna in primo grado a 3 anni un mese 15 giorni. per associazione terroristica, del pastore, che comunque in galera è stato 21 mesi e quasi tre ai domiciliari, ed espellerlo.
Ha lasciato senza rimpianto dopo 20 anni vissuti in Turchia che non devono essere stati una passeggiata per la congregazione della Chiesa della Resurrezione di Smirne.
Piccolo dettaglio: alcuni testimoni chiave dell'accusa hanno negli ultimi giorni ritrattato le testimonianze che avevano incastrato il pastore come complice di Gulen e sostenitore del Pkk curdo.
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Il terreno di scontro fra Stati Uniti e Turchia si sposta ora in Siria, ma una cosa è certa, questa partita l'ha vinta Trump. Il pastore Brunson, che si è sempre dichiarato completamente estraneo alle accuse, sta arrivando a Washington. In Germania ha fatto scalo, accolto con la bandiera americana che si consegna a un patriota, dall'ambasciatore Richard Geller.
Sapete quanti sono i protestanti di rito evangelico negli Stati Uniti? Un quarto della popolazione.
Poi c'è Melania, e non dovete sottovalutarla, che ha risposto a tutto, dalle infedeltà presunte del marito alle sue frustrazioni, al movimento Metoo, che non ha mai fatto la vittima, pur dichiarando di sentirsi la persona più “bullizzata” d'America. Che e’ poi un messaggio preciso a quelle del Metoo: com'è che io non sono una donna da difendere da calunnie e cattiverie?
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Anche qui si potrebbe ripetere fino alla nausea che questa non è proprio la donna che, secondo giornali e TV americane, sempre ripresi accuratamente e acidamente da quelli italiani, è una infelice frustrata sull'orlo del divorzio, che ha progettato il viaggio in Africa per scappare.
Quest'ultima è una deduzione addirittura grottesca, perché provate a immaginare che la first lady della Casa Bianca possa progettare un lungo viaggio ufficiale in mezzo a villaggi e missioni di bambini e poveri in Africa, senza averlo concordato con il governo e il presidente.
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Tant'è, le ultime cattiverie si sono appuntate sulle toilette indossate dalla Trump, e un caschetto coloniale è diventato uno scandalo nel ricordo dell'oppressione passata.
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Deve essere per questa ragione che la scena dell'intervista è la seguente: la first lady e il giornalista sono seduti di profilo su un terrazzo coperto davanti a un paesaggio da savana, lei è in tenuta da safari, i pantaloni infilati in alti stivali, su un tavolino in mezzo a loro campeggia il caschetto coloniale. Un vezzo molto divertente e raffinato che porta la first lady a indossare in Sicilia i vestiti sontuosi e barocchi di Dolce e Gabbana, a Bruxelles a mettersi quei terribili stilisti minimalisti belgi, e così via, fino a giocare alla mia Africa.
Being Melania, the first lady , avrebbe potuto anche intitolarsi “State sereni”, ovvero ho il mio da fare a fare la first lady e la madre, le presunte infedeltà passate di mio marito non mi interessano, sono dalla parte delle donne ma quando accusano qualcuno di violenza devono anche portare qualche prova accettabile, infine il mio matrimonio va bene perché noi ci vogliamo bene.
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Qualche frase da citazione.
“ Certo che non è piacevole abituarsi al fatto che non si faccia altro che speculare sul nostro matrimonio, ma io so quel che è giusto e quello che è sbagliato e so anche quello che vero e quello che è falso”.
“ Sono dalla parte delle donne e credo che debbano essere ascoltate ma abbiamo bisogno di prove per poter accusare qualcuno “.
“ Credo di essere la persona più bullizzata del mondo o almeno una delle più bullizzate. Basta vedere quello che dicono e scrivono di me. Per questo ho lanciato il programma “be best”, che si concentra sul comportamento dei social e su Internet”.
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“ Sì, ci sono persone alla Casa Bianca delle quali non mi fido e l'ho detto a mio marito. Gli dico sinceramente la mia opinione e gli do qualche consiglio, poi lui fa quello che vuole”. Con un quasi impercettibile moto di autocompiacimento: “Beh alcuni di loro non lavorano più alla Casa Bianca”.
“Mi considero compassionevole, attenta agli altri, forte, molto precisa, fedele a me stessa”.
“Mi ha sconvolto sapere che al confine, tra i clandestini, i bambini fossero separati dai genitori e dai parenti. Mi è sembrato inaccettabile, sono andata a vedere, Al ritorno ho confermato la mia opinione durissima a mio marito e lui è stato d'accordo con me”.
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È stata quella volta che Trump si è rimangiato un ordine esecutivo impopolare, e che tutti invece si sono concentrati sulla giacca che Melania Trump indossava in viaggio, e che sulla schiena recava la scritta “Non me ne importa niente”. La giacca era di H&M, famosa marca a buon mercato mondiale di vestiti, ma Melania Trump ribadisce di non averla indossata per caso.
“Volevo dire guardate quello che faccio, non quello che mi metto o le chiacchiere che mi riguardano”.
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