Estratto dell’articolo di Matteo Pucciarelli per www.repubblica.it
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Ignazio La Russa ci tiene subito a non farlo passare per un evento particolare: “È la quinta volta che vengo in Israele, la prima fu oltre venti anni fa con i miei figli”, dice parlando con il presidente della Knesset Amir Ohana, esponente della destra al governo ma anche attivista per i diritti Lgbtq. [...]
L’appuntamento più carico dal punto di vista anche emotivo è comunque lo Yad Vashem, una visita guidata con l’ambasciatore, membri della comunità ebraica italiana e il racconto di Viviana Salomon, israeliana di origine triestina e la cui famiglia è passata dai campi di concentramento.
La Russa mostra di conoscere bene la materia, di quel che fu la persecuzione ebraica; interviene e fa domande, quando si parla del ghetto dice “oggi i giovani ebrei si lamentano, pensano che allora si sarebbero potuti ribellare di più”, ma Salomon invece risponde che di rivolte ebraiche ce ne furono e anche parecchie in giro per l’Europa: semplicemente la sproporzione della forza era enorme.
ignazio la russa alla knesset
Al termine della visita La Russa lascia il proprio messaggio scritto, dove cita il “proposito di contribuire a far sì che mai più ci sia un odio così bestiale”. Non c’è spazio per le domande, il cerimoniale del museo non ammette sbavature e il cronoprogramma è ancora fitto.
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