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    MALAGÒ, LA PACCHIA E' FINITA – IL NUMERO 1 DEL CONI, CUI LA RIFORMA GIORGETTI HA TOLTO LA GESTIONE DEL TESORO DI 400 MILIONI, ANCORA NON HA CAPITO CHE TUTTO E' CAMBIATO DALL'ERA DI GIANNI LETTA – FICCARE IL NASO NEL CALCIO, LA GUERRA A TAVECCHIO, NOMINARE MICCICHE', GLI HA CHIUSO TUTTE LE PORTE, DAI PRESIDENTI DELLA SERIE A ALLE FEDERAZIONI SPORTIVE. RINGRAZI GIORGETTI DI AVERE UNA POLTRONA SOTTO IL SEDERE


     
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    Alessandro Bocci per il “Corriere della Sera”

     

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    Divisi alla meta. Forse alla fine Coni e governo troveranno la quadratura del cerchio ma la riforma, voluta da Giorgetti e subita da Malagò, ha scavato un solco profondo.

    Palazzo H e palazzo Chigi provano ad avvicinarsi soltanto perché sono costretti a farlo. E agli Stati generali, convocati nel Salone d' onore, l' invasione della politica è il tema dominante.

     

    Il presidente, nel saluto introduttivo, muove un passo verso la controparte ed è evidente che gli costa caro: «Vedo una luce in fondo al tunnel. Non ero ottimista quando è nata la riforma, lo sono adesso perché gli impegni presi sono importanti e sarebbe una grave forma di autolesionismo se non trovassero riscontro nella pratica».

     

    Giorgetti, scortato dall' altro sottosegretario Valente, minimizza la portata dell' intervento, ma va dritto per la sua strada: «La riforma non è perfetta però è buona e va messa in pratica con la collaborazione di tutti. Non c' è invasione politica, anzi vogliamo esaltare il ruolo del Coni. E nulla cambierà nelle Federazioni, che continueranno a fare quello che facevano prima con gli stessi contributi, magari anche aumentati».

     

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    I 10 dibattiti sul tema evidenziano la preoccupazione di tutto il mondo sportivo, dai comitati regionali, agli enti di promozione, sino alle associazioni benemerite, soprattutto il malessere di chi sul campo di gara c' è stato sino a ieri. «È grazie al Coni se gli atleti ottengono dei risultati», dice la ex judoka Giulia Quintavalle, mostrando alla platea la medaglia d' oro dell' Olimpiade di Pechino. Decisa l' ex martellista Silvia Salis: «Siamo preoccupati all' idea che il Coni si occupi solo dello sport di vertice perché non funziona così. Sono andata all' Olimpiade con l' allenatore che avevo a 12 anni quando ho cominciato».

     

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    Carlo Molfetta, campione olimpico a Londra nel taekwondo è sbigottito «per la superficialità con cui si parla di sport senza conoscerlo». L' ex fiorettista Margherita Granbassi chiude con un appello: «Dobbiamo fare squadra a fianco del nostro capitano».

    Il capitano, cioè Malagò, incassa anche la fiducia dei membri Cio, Carraro e Pescante. Ma non sfugge a nessuno l' assenza dei presidenti di sei federazioni pesantissime: da Gravina (calcio) a Petrucci (basket), da Barelli (nuoto) a Binaghi (tennis), da Cattaneo (pallavolo) a Roda (sci).

     

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    Il capo dello sport, tirando le conclusioni, spiega che due fra queste hanno presentato giustificazione (Gravina e Roda, ndr ) ma non rinuncia a inviare un messaggio chiaro: «Se qualcuno pensa di avere un canale privilegiato con il governo, da quello che mi è stato riferito non ce l' ha». Oggi Malagò sarà a Losanna «per tirare la volata alla candidatura olimpica», ma la partita con Giorgetti è aperta: «Nessun ente è mai migliorato passando sotto la gestione dello Stato, spero che il Coni sia una piacevole eccezione.

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    Siamo una nave che qualcuno vuole utilizzare per risolvere i problemi del Paese». Il disgelo c' è. Ma solo per necessità.

     

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    Valerio Piccioni per la Gazzetta dello Sport

     

    Sono le sette di sera, Giovanni Malagò torna nel suo studio dopo la «maratona» degli Stati Generali. Si siede soddisfatto. Prepara alcune carte per la trasferta di Losanna, dove da stamattina a sabato lo attendono alcuni impegni olimpici. Ha finito dichiarandosi ottimista, ma ribadendo che «la nave Coni ha reso orgoglioso il Paese e oggi qualcuno la vuole utilizzare per risolvere i problemi dell' Italia: le problematiche di impianti, sport a scuola, salute».

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    Presidente, lei chiede al Governo di lasciare il nome «Sport e salute» come sigla formale per continuare a usare il brand Coni.

    «Beh, su quasi un centinaio di interventi non ce n' è uno che non abbia detto questo. E più ti allontani nel territorio e più la richiesta di conservare il brand Coni è sentita».

     

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    La luce in fondo al tunnel di cui aveva parlato due giorni fa è più forte dopo gli Stati Generali?

    «Sicuramente sì. Perché si vede a monte e valle, anche le parole dei sottosegretari e la considerazione delle nostre istanze dimostra che si è entrati in una fase nuova».

     

    Però si vede pure da lontano che lei non ha fatto pace con il rammarico.

    «Sarei un falso se non lo fossi. Ma adesso devono vincere soltanto due parole: buon senso. Cuciniamo il piatto con gli ingredienti che ci sono».

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    Gli Stati Generali hanno registrato assenze significative. Qualcuna giustificata, altre politiche. I presidenti di basket, nuoto e tennis criticano il modo con cui è stata gestita la trattativa con il Governo. E anche il Csi, il secondo ente di promozione, ha dato forfeit con una lettera.

    «Erano presenti 254 stakeholders. Sono intervenuti in 100».

    Il dissenso va comunque rispettato.

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    «E ci mancherebbe! Sono uno che lo ha sempre fatto. Ricordate quando sono stato eletto per la prima volta? La prima cosa che ho fatto è stata cercare di recuperare il rapporto con chi non mi aveva votato».

     

    Preparazione olimpica, programmi di Sport e Salute, scelta della governance: come va il confronto con il Governo su questi temi?

    «Sulla preparazione olimpica mi sembra che la situazione sia sotto controllo. La scelta della governance è di competenza del Governo come previsto dalla legge. Per il resto, la cosa più importante che si sta delineando è una: nel mondo dello sport non ci può essere un muro, con chi sta da una parte e chi da un' altra».

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    A proposito, il sottosegretario Giorgetti fa notare che ora, senza dinamiche economiche (vedi gestione di contributi), il presidente del Coni sarà libero per esempio di procedere ad alcuni accorpamenti o aggregazioni fra federazioni e federazioni o discipline associate...

     

    «Sono contento che l' abbia detto. Gli esposi il mio programma e parlai fra le altre cose di procedere ad alcune economie di scala per liberare delle risorse».

    Anche le prerogative del Consiglio nazionale del Coni sembrano preservate visto che il sottosegretario ha detto di non voler toccare la legge Melandri, su cui si basa il sistema sportivo italiano.

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    «È proprio con questa legge che il Coni deve assolvere ai propri compiti e lo stesso Governo ribadisce che deve mantenere le sue funzioni. La partita è questa, tutti facciamo il tifo per arrivare a risolvere il problema.

    Ma le prerogative devono rimanere e rimangono solo se quegli impegni vengono confermati».

     

    Qual è in questo momento il punto più importante del confronto con il Governo?

    «Scrivere in piena condivisione i passaggi dell' applicazione della legge».

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    v.p.

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