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    I MIGRANTI NON LI VUOLE NESSUNO - MALTA FIRMA UN ACCORDO (SEGRETO) CON LA GUARDIA COSTIERA DI TRIPOLI PER RIPORTARE IN LIBIA LE BARCHE DI MIGRANTI IN PROCINTO DI ENTRARE NELLE PROPRIE ACQUE TERRITORIALI - A FARE DA MEDIATORE, NEVILLE GAFÀ, GIÀ COINVOLTO IN UN'INDAGINE SU VISTI CONCESSI IRREGOLARMENTE A CITTADINI LIBICI - MALTA SEGUE DA ANNI UNA SORTA DI DOPPIO BINARIO SULL'IMMIGRAZIONE: RESPINGIMENTI IN MARE, ACCOGLIENZA SOTTOBANCO DEI “MOVIMENTI SECONDARI”


     
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    Goffredo Buccini per il “Corriere della sera”

     

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    La notizia è tale da turbare le coscienze: in particolare quelle di noi italiani, per ovvi motivi di assonanza. Malta avrebbe sottoscritto un accordo (segreto) con la cosiddetta Guardia costiera libica per riportare dall' altra parte del Mediterraneo le barche di migranti in procinto di entrare nelle proprie acque territoriali. Lo scrive il Times Of Malta , parlando di un' intesa di «mutua cooperazione» e tirando in ballo quale mediatore per La Valletta un funzionario assai controverso, Neville Gafà, già coinvolto in un'indagine su visti concessi irregolarmente a cittadini libici, e indicato dal giornale come una sorta di factotum ombra del gabinetto del premier Muscat.

     

    La storia ha fatto il giro dei media internazionali in poche ore. Herman Grech, direttore del Times of Malta , ridacchia: «In effetti c'è un po' di isteria ma il governo non ha smentito». Vero. Ha solo emanato un contorto comunicato in cui si ricorda che gli Stati del Mediterraneo lavorano da anni con la Guardia costiera libica e sempre nel rispetto delle leggi.

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    Una fonte del Corriere assai vicina all'establishment maltese ci dice: «Non so se i fatti corrispondano alla realtà, ma corrispondono esattamente al sentimento di questo primo ministro e del suo ministro della sicurezza nazionale. Non so se lo hanno fatto, ma diciamo così: se avessero potuto farlo lo avrebbero fatto». Grech ricorda che ancora il 18 ottobre la Guardia costiera libica ha intercettato già in zona Sar maltese 50 profughi su un battello in avaria e li ha riportati indietro, «in un Paese dove c è la guerra civile e dove vengono torturati». Sospira: «Ma sai cosa importa di tutto questo ai maltesi? Nulla, zero».

     

    La questione è assai scivolosa. Malta in effetti segue da anni una sorta di doppio binario sull' immigrazione: respingimenti in mare, accoglienza sottobanco dei «movimenti secondari» in arrivo con l'aereo o il ferry boat dall'Italia. A fronte di circa novemila rifugiati, «cinque o seimila non registrati qui lavorano in nero nelle costruzioni: l' economia maltese ne ha bisogno», spiegava tempo fa al Corriere un esperto della materia come l' avvocato Ahmed Bugri.

     

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    Il boom edilizio dell'economia maltese, esploso grazie a una legislazione fiscale e societaria quantomeno accomodante, è in buona parte sostenuto dalle braccia dei clandestini. Altra storia è quella della chiusura dei porti. Qui il governo Muscat (che gode di alti indici di popolarità anche grazie all' apparente linea dura sui migranti) mantiene il punto e l'accordo con i libici ne è un altro capitolo, per quanto paradossale: poiché Malta è stata anche la sede del summit di settembre con Italia, Germania, Francia e Finlandia per la redistribuzione dei richiedenti asilo.

     

    Regina Catrambone, fondatrice della Ong Moas basata a Malta (con migliaia di salvataggi in mare all' attivo) coglie il punto con molto pragmatismo: «Non mi sorprende, l'Europa se ne frega e lascia ai Paesi limitrofi tutta la responsabilità. A me non piace affatto, ma ovviamente Italia e Malta si rimboccano le maniche per gestire questa patata bollente».

    Già, la chiave sta proprio qui.

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    Dopo lo scandalo e lo sdegno per i traffici veri o presunti di mister Gafà e per la sconsigliabile presenza di gente come il trafficante Bija sul nostro territorio, l'Europa dovrebbe infine aprire gli occhi, capire che gli Stati mediterranei abbandonati a loro stessi non possono farcela se non con gravi strappi sul piano etico e umano. Il nostro memorandum con la Libia è altro, certo, ma lo spirito che lo muove non è diverso: evitare ondate di arrivi fuori controllo. Lo diceva, giustificandosi, anche l' anonima fonte governativa di questa storia: in fondo l'ha fatto anche Roma, no?

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