Luigi Garlando per la Gazzetta dello Sport
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Roberto Mancini nella Samp giocava sempre e in Nazionale poco. Ora, da c.t., è costretto a convocare chi gioca poco nel club. Sembra uno scherzo, ma al Mancio non scappa da ridere. Anzi, dalla cattedrale di Coverciano manda un messaggio squillante come la sirena di un allarme: «In questo avvio di stagione abbiamo toccato il picco più basso: mai sono stati schierati così pochi italiani in Serie A. Nel finale della stagione scorsa molti azzurrabili giocavano, ora no. Ma abbiamo giovani bravi che imporranno la loro qualità e presto saranno in campo. Non ci resta che sperarlo e aspettare».
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Buco in mezzo Caldara e Rugani sono stati convocati con zero minuti di campionato nelle gambe. Ma l' emergenza è a centrocampo. L' esempio è Lorenzo Pellegrini. Stagione da consacrazione quella scorsa, in crescendo. Gli occhi delle grandi addosso. Mancini lo ha schierato nelle tre amichevoli di giugno. «Ha fatto bene», sintetizzava ieri il c.t. In questo campionato: 46' di Roma. Sparito. Dalla rampa alla panca.
Cristante ha messo insieme 98', Gagliardini ha giocato la prima sabato scorso. Jorginho, Benassi («Margini di miglioramento enormi») e Barella confortano, ma aggiungiamo al quadro l' assenza di Verratti, unico del reparto ad aver incamerato negli ultimi anni esperienza internazionale ad alto livello, e comprendiamo la preoccupazione di Mancini: «Sì, in mezzo al campo abbiamo dei problemi».
Trovate tra le liste dei convocati d' Europa una mediana che abbia giocato meno dei nostri.Prendiamo la Polonia che ci aspetta venerdì: Zielinski (247'), Krychowiak (450'), Goralski (378') Quando Mancini spiega di «tenere in considerazione Bernardeschi anche come interno» è già al lavoro per sanare l' emergenza. Quando parla del baby Zaniolo, chiamato anche se vergine di Serie A, è come se sparasse in cielo un razzo luminoso per segnalare a tutti il pericolo.
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Meglio i nostri «A 19 anni devi giocare in Serie A. Zaniolo ha già fatto cose importanti, è arrivato a una finale europea con l' Under 19. Se confermerà le sue qualità, come crediamo, tornerà spesso a Coverciano.
Tanti giovani si sono messi in mostra nell' Under 18, 19 e 21.
Ma hanno bisogno di giocare per crescere. All' estero succede. Bastano dieci partite importanti per far maturare un talento. Vedo in panchina tanti giovani italiani che in Serie A ci starebbero alla grande e che farebbero molto meglio di tanti stranieri che giocano. Mi spiace. Serve più coraggio».
Stage? No, grazie Mancini ha impiegato il suo convocando nella Nazionale maggiore un ragazzo del '99 che deve ancora debuttare in A. Nicolò Zaniolo, una mezzala, «il futuro Gerrard» annunciano i più ottimisti, comunque una speranza nel reparto della sofferenza.
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Educato dalle battaglie contro i mulini a vento dei predecessori e dal grottesco epilogo delle seconde squadre («Sarebbero servite»), il nuovo c.t. ha rinunciato a chiedere stage, a tirare per la giacca i club e si è arrangiato a coltivare il futuro per conto suo, mescolando Zaniolo e Pellegri a Chiellini e Balotelli.
«Nelle prossime convocazioni chiamerò altri giovani di prospettiva. Impareranno e cresceranno». Questa è la strada.
Spagna, Germania e Francia si sono alternate alla guida del regno del calcio negli ultimi otto anni anche perché hanno saputo dotarsi di un sistema di scouting e di formazione che ha portato a galla i talenti migliori.
Mbappé Nelle prime tre giornate di Serie A sono scesi in campo 20 ragazzi in età da Under 21. In Francia, dove si è giocata una giornata in più, gli Under 21 impiegati sono stati 52.
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Ogni club di Ligue1 ha concesso ai ragazzi 114,7 minuti di fiducia per giornata. Noi più di un terzo in meno: 35,6. Più facile che nasca da loro che da noi un tipo come Mbappé che, con pochi mesi più di Zaniolo, ha già segnato gol mondiali e forse sarà Pallone d' oro. Più facile che un tipo come Asensio, che a 22 anni ha già segnato in una finale di Champions e ne ha vinte due, nasca in Spagna dove la cantera è cultura e farsi rappresentare dai giovani un orgoglio. Ieri Pellegri, primo figlio del nuovo millennio in Nazionale, ha lasciato Coverciano infortunato. Quasi una metafora: il nostro futuro è malato. La medicina l' ha indicata Roberto Mancini: il coraggio.
TROPPI STRANIERI IN SERIE A
Marco Lobasso per sport.leggo.it
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Un appello nazionale. Di più, un vero e proprio grido d’allarme che ha ricevuto l’immediato consenso di Matteo Salvini. «Prima gli italiani» ha sentenziato il ct dell’Italia Roberto Mancini da Coverciano, all’inizio della settimana che porta diritto all’esordio degli azzurri contro la Polonia a Bologna, per la prima sfida di Nations League. Solo tre parole che però bastano a scuotere il calcio italiano.
Una scossa fortissima, che non ha nulla di politico ma che inevitabilmente coinvolge anche il mondo della politica italiana. Il cittì se la prende con i club senza peli sulla lingua: «Fate giocare i calciatori in serie A, ne abbiamo di bravi ma alcuni stanno in panchina mentre al loro posto giocano stranieri meno dotati». Un grido d’allarme che ha trovato il pronto appoggio del vicepremier e ministro degli Interni Salvini: «Felice che anche altri importanti esponenti del mondo del calcio mi diano ragione. Occorre un limite al numero di giocatori stranieri in campo per poter dare spazio e fiducia a tanti giovani italiani che altrimenti vengono sacrificati».
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Il parallelo è inevitabile: troppi stranieri in Italia, troppi stranieri nel calcio. Del resto, i dati statistici degli ultimi 12 anni in serie A sono impietosi: nel campionato 2006-2007 i giocatori italiani rappresentavano il 71 per cento del totale (378 su 530 utilizzati); oggi, nel torneo appena iniziato, sono scesi al 39 per cento, con soli 142 calciatori su un totale di 358. E siamo solo alla terza giornata. Un dato che giustifica ampiamente il grido d’allarme del ct dell’Italia.
«Stiamo vivendo il momento più basso di questo fenomeno - aggiunge Mancini -, dobbiamo quindi inventarci qualcosa. Dalle società mi aspetto più coraggio». Sono parole che chiamano in causa pesantemente anche i tecnici italiani, colpevoli secondo il Mancio di puntare troppo sugli stranieri. «Io ho chiamato Zaniolo della Roma che non ha ancora mai giocato in serie A ma che è vice-campione europeo con l’Italia under 19. Il mio vuole essere un messaggio forte: i ragazzi di talento vanno fatti giocare sempre».
E poi affonda ancora il colpo contro i club di A, accennando ad altri casi di giocatori poco considerati. «L’Inter non ha inserito Gagliardini nella lista Champions? Non commento, però troppi italiani stanno in panchina e sono migliori dei titolari stranieri», e intanto lui ha convocato Gagliardini nei 31 della Nations League. Stesso discorso per Lorenzo Pellegrini e Cristante della Roma, anche loro nei 31 del ct: «Giocano poco e così a centrocampo abbiamo delle difficoltà».
In un calcio ancora senza presidente federale e senza leader di Lega, Mancini ha fatto un primo importante passo e messo un punto fermo da cui non derogherà: «Prima gli italiani, poi gli stranieri». Il segnale inequivocabile che il ct fa sul serio: «Siamo l’Italia, dobbiamo giocare bene e riuscirci in fretta». Venerdì già si inizia contro la Polonia.
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