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    ALZI LA MANO CHI NON VORREBBE FAR SPARIRE UNA FOTO DA UBRIACHI PUBBLICATA A 20 ANNI SU UN SOCIAL O UN POST IMBARAZZANTE: FAR DIMENTICARE AL POPOLO DELLA RETE UNA PARTE DI SE NON È OPERAZIONE SEMPLICE – BISOGNA CHIAMARE “UN’IMPRESA DI PULIZIA” CHE RIFACCIA IL LIFTING AI NOSTRI ACCOUNT. I COSTI? SI CALCOLANO IL BASE A…


     
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    Tiziana Lapelosa per "Libero quotidiano"

     

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    Si dice che "l'abito non fa il monaco", ma anche che "l'apparenza inganna". A tutti, infatti, sarà capitato di incontrare una persona vestita di dubbio gusto, giudicarla, e scoprire che dietro a quei vestiti si nascondesse un essere sorprendente. O, al contrario, imbattersi con una curatissima ma che, spogliata di abiti e trucco, tirasse fuori il vuoto assoluto. Ciò non vale quando ci si presenta sui social, quel "luogo non luogo" dove l'immagine è tutto e quel che si scrive resta impresso come un marchio indelebile. Che, a un certo punto, diventa tanto scomodo da volersene liberare.

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    Fotografie compromettenti caricate anni fa per gioco o condivise da qualche amico poi perso per strada, commenti inappropriati su temi politici o su aziende alle quali ora ci si vorrebbe proporre e perfino amicizie che è meglio non palesare, tutto potrebbe ritorcersi contro, dipingendo una immagine che, seppur testimoniata in rete, non appartiene più alla vita reale. Basta digitare nome e cognome in rete, per esempio, per sapere qualcosa di più di quel tipo che ha inviato un cv, forse inconsapevole delle tracce lasciate nel tempo. È uno dei motivi che in questi anni ha spinto molte persone a trovare la via per spazzare la "polvere" accumulata che non fa mettere a fuoco se stessi e ne mette a repentaglio la reputazione.

     

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    Ma per entrare nell'oblio, per far dimenticare al popolo della rete una parte di se - tecnologica si intende - non è operazione del tutto semplice. Come per curare una malattia, costruire una casa o cucire un abito, bisogna affidarsi a degli esperti. E da quando l'Unione europea ha sancito il diritto all'oblio, in molti hanno iniziato a pensare che una sorta di "verginità digitale" potesse essere utile per presentarsi senza "macchie" per un nuovo lavoro, a cancellare in rete quello che la mente ha già rimosso, come un ex fidanzato o immagini che testimoniano un tempo che non ci appartiene più nemmeno ai ricordi. Un po' come strappare delle fotografie e fare decluttering, la "moda" di liberarsi del superfluo per vivere meglio il presente e il futuro.

     

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    IMPRESA DI PULIZIA  Per rimuovere le parti indesiderate, da un po' di anni sono nate delle vere e proprie imprese di pulizia digitale, una sorta di chirurghi social, allo scopo di ripulire, appunto, ciò che non ci piace della nostra immagine in rete. In pratica, un lifting. Una di queste si chiama Tutela Digitale, dal 2017 fa il "bagno" a persone e aziende. Fondata nel 2017 da Sveva Antonini e Gabriele Gallassi, ha una sede a Bologna e un team di professionisti transdisciplinare formato da legali, informatici, esperti in SEO e Marketing Reputazionale, un anno dopo ha creato l'app Linkiller. Il nome dice tutto. «Siamo partiti per rispondere all'esigenza di avere uno sportello online per le richieste di gestione di problematiche reputazionali. Con l'eliminazione e la deindicizzazione i contenuti non si riscontrano più nei motori di ricerca», spiega Galassi.

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    Per mettersi nelle mani di professionisti basta poco: «A noi ci si rivolge grazie ad una semplice app». «Dal bambino che ha avuto un problema con Youtube e vuole togliere il video (sfera in cui rientrano anche i casi di cyberbullismo e revenge porn che la cronaca ci consegna quasi quotidianamente, ndr) al professionista al cui nome magari si lega una vicenda giudiziaria anche finita bene, ma della quale restano tracce che provocano danni di reputazione, sono alcune delle tipologie alle quali abbiamo dato aiuto», dice ancora Galassi. Che, con la collega Antonini è stato chiamato a gestire anche il caso di una «soubrette che voleva cambiare vita e professione e quindi eliminare le foto della "vecchia" vita» o del politico che si è voluto ripulire, ma da vicende private. Poi ci sono le aziende, le quali «oltre a salvare la reputazione chiedono di migliorare la propria identità digitale», ci racconta la Antonini, «e rappresentano il 35% della clientela». Tutti gli altri sono privati.

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    PREZZO "A LINK" I costi? Si calcolano in base alla pulizia. «Da noi variano dagli 80 ai 250 euro a link e il pagamento avviene a link rimosso secondo il modello lavorativo che abbiamo scelto», spiegano da Tutela Digitale. L'operazione può durare dai cinque minuti fino a dieci giorni. Ma, attenzione: non si può eliminare proprio tutto. Difficile, ad esempio, cancellare articoli di giornale in cui compare il proprio nome, ma di sicuro con la deindicizzazione sarà di sicuro più difficile imbattersi. In ogni caso, come si fa per il cambio di stagione, il decluttering, le pulizie domestiche e (anche) gli affetti, pure con la rete bisognerebbe fare lo stesso: controllare periodicamente la proprie reputazione in rete e agire se necessario.

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