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    SCARCERATO E SCARICATO – MARCELLO DE VITO DOPO LA REVOCA DEI DOMICILIARI VUOLE PRENDERSI LA SUA VENDETTA CONTRO I 5 STELLE E PUNTA A RIENTRARE IN CAMPIDOGLIO COME PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA CAPITOLINA. NON HA MAI RINUNCIATO AL RUOLO E ASPETTA SOLO IL NULLA-OSTA DEL PREFETTO - I CONSIGLIERI DEL MOVIMENTO SONO MOLTO AGITATI E LA RAGGI NON SI FA VIVA


     
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    1 – STADIO, SCARCERATO DE VITO: POTRÀ TORNARE IN COMUNE

    Francesco Pacifico per “il Messaggero”

     

    Una scappata veloce dal barbiere, poi una giornata la prima di nuovo da uomo libero, dopo l'arresto per la vicenda stadio e i domiciliari trascorsa dentro casa. Ma ora Marcello De Vito, già uomo di punta dei Cinquestelle, mister preferenze alle elezioni 2016, ha fissato il prossimo obiettivo: ricominciare a fare l'avvocato, ma soprattutto rientrare in aula Giulio Cesare, tornando ad occupare lo scranno più alto, quello da presidente dell'Assemblea Capitolina. Ruolo al quale non ha mai rinunciato, anche nei giorni del carcere, nonostante l'isolamento di M5S che lo vuole sospendere dal Movimento (provvedimento mai scattato ufficialmente, in realtà).

    MARCELLO DE VITO A REGINA COELI MARCELLO DE VITO A REGINA COELI

     

    De Vito, per tornare a Palazzo Senatorio, aspetta solo il nulla-osta del prefetto Pantalone (previsto a breve) e il suo rientro già agita la maggioranza grillina. «Dovrebbe dimettersi lui, a questo punto», sussurrano i suoi ex amici di partito, tra imbarazzo e preoccupazione. Non sembra però averne intenzione. Al parlamentare Massimilano De Toma, che è andato a trovarlo, De Vito ha spiegato che è «determinato a riprendersi il posto sia in Assemblea capitolina sia nel suo Movimento». Ma con i vertici dei M5S ora c'è gelo.

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    E non sarà lui a fare il primo passo per un riavvicinamento. Per ora, però, il Tribunale di Roma ha accolto le istanze dei legali di De Vito e revocato gli arresti domiciliari, perché «possono ormai considerarsi scemate le esigenze cautelari». E questo dopo 3 mesi e mezzo a Regina Coeli, altri 4 e mezzo ai domiciliari con l'accusa di corruzione: il processo inizierà il 4 dicembre.

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    Nel primo giorno di libertà l'esponente grillino ha evitato i giornalisti. Attraverso il suo legale, Angelo Di Lorenzo, ha però fatto sapere: «Finalmente il mio corpo può ricongiungersi con il mio spirito che è sempre rimasto libero nonostante la mia condizione». Per concludere: «Oggi posso affrontare il processo da uomo libero, con la serenità e la consapevolezza della liceità delle mie condotte e con piena fiducia nel processo e nella magistratura».

     

    IL SILENZIO DELLA RAGGI

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    Alla notizia della revoca dei domiciliari, non è seguito alcun commento dalla sindaca Raggi né dal leader politico Luigi Di Maio, che a marzo aveva promesso che l'avrebbe «cacciato in dieci minuti». Più in generale è forte l'imbarazzo nel fronte pentastellato: emblematico che ieri non gli abbia telefonato nessun collega del Campidoglio (soltanto il consigliere Paolo Ferrara ha inviato un messaggio alla moglie). L'unico grillino a fargli visita è stato De Toma.

     

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    Che racconta: «L'ho trovato in gran forma in questi mesi, ha sfondato la cyclette a furia di spinning, ma ha fatto anche un grande lavoro di testa: non ha mai ceduto e non era facile». Sempre a De Toma, De Vito avrebbe raccontato che «da uomo libero, le prime cose da fare sono stare in famiglia, andare a prendere la figlia a scuola, rivedere tanti amici, spiegarmi con loro, magari davanti a un bicchiere di vino. Ma non ho fretta, ho aspettato 8 mesi...».

     

    L'ISOLAMENTO

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    Come detto, la prima giornata dopo la fine dei domiciliari, De Vito l'ha passata quasi interamente in casa: voleva andare a prendere la bambina a scuola, ma ha evitato per la presenza dei cronisti sotto la sua abitazione. Ha visto i suoi legali per parlare del processo e gli hanno fatto visita due amici d'infanzia.

     

    Proprio l'avvocato Di Lorenzo racconta di averlo sentito «felice e frastornato, come chi esce da nove mesi d'inferno. Durante i domiciliari neppure gli amichetti della bambina potevano andare a casa loro». Per il legale «è rimasto sempre razionale. Qualche giorno fa, durante un permesso per sbrigare alcune pratiche burocratiche, eravamo assieme in macchina. Lui guardava fuori, eppoi mi ha detto: È tutto strano, ma le buche a via Nomentana sono sempre le stesse, la città è sempre la stessa».

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    2 – IL RITORNO DI DE VITO SCUOTE I CINQUESTELLE «MA ORA SI DIMETTA» `

    Camilla Mozzetti e Francesco Pacifico per “il Messaggero”

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    Tanta «solidarietà umana» all'uomo, ma dai suoi colleghi nessun bentornato quando si risiederà sulla poltrona di presidente dell'Assemblea capitolina. La scarcerazione di Marcello De Vito ha preso in contropiede il Cinquestelle romano. Nelle prossime ore il Prefetto di Roma, cadute le esigenze cautelari, Gerarda Pantalone revocherà l'interdittiva prevista dalla Severino e De Vito potrà tornare al suo posto, oggi occupato da Simona Seccia. Anche perché nei nove mesi che l'hanno visto prima a Regina Coeli e poi a domiciliari, l'esponente grillino, autosospesosi dal Movimento, non si è dimesso. E nello Statuto di Roma Capitale non c'è un istituto per la sfiducia per questa carica.

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    DIFFICILE EQUILIBRIO

    Il capogruppo Giuliano Pacetti ricorda che «Marcello non è decaduto come presidente dell'aula. Quando deciderà di tornare, lo farà con quella carica. Sono felice che possa tornare a una vita normale e spero che riuscirà a dimostrare la sua estraneità ai fatti. Dal punto di vista tecnico ci sono le disposizioni della Severino e qui mi fermo».

     

    Sentendo i consiglieri pentastellati in Campidoglio, si scorge imbarazzo. E non soltanto perché il prossimo 4 dicembre si aprirà il processo per corruzione nel quale De Vito è imputato in uno dei filoni per le presunte tangenti per la costruzione dello stadio della Roma. Una strategia non è stata ancora fissata, ma off records si parla di una riunione «Ma io non l'ho convocata», aggiunge Pacetti alla quale far partecipare lo stesso De Vito dove chiedergli di fare un passo indietro. Ipotesi complessa viste le distanze tra il politico e il Movimento.

     

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    Le procedure per la sua espulsione non sono mai partite. Enrico Stefàno «umanamente gli augura il meglio. Ma starà alla sua sensibilità fare tutte le valutazioni del caso. Finora ha sempre dimostrato autonomia». Andrea Coia sottolinea «la presunzione d'innocenza fino al terzo grado. Da presidente, però, deve continuare a gestire l'aula garantendo terzietà». Cauto Marco Terranova: «Sono contento per la persona e spero, anzi sono certo, che esca pulito dal processo. Ma nel Movimento è ancora forte il dispiacere perché uno di noi è stato sfiorato da vicende simili.

     

    Se Marcello tornerà alla presidenza, noi rispetteremo il suo ruolo, ma credo che il tutto attenga alla sua sensibilità». Aggiunge Carlo Maria Chiossi: «Ora tocca al prefetto. Sono contento per lui, perché lo considero un amico, e per il suo ritorno in Campidoglio, se viene riabilitato. Ma politicamente non so quanto sia il caso, ho qualche dubbio. Politicamente crea imbarazzo perché è persona soggetta al giudizio della magistratura». Donatella Iorio, anche lei «contenta dal punto di vista umano», dice che «le valutazioni politiche le faremo in seguito».

     

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    Nello Angelucci è sicuro che «tornerà al ruolo che gli è proprio e sono felice per lui e la sua famiglia. Ma dico che, come in passato, dovrebbe essere mantenuta quanto meno la sospensione dal gruppo fino alla fine del processo». Non vede «imbarazzi sul fronte amministrativi» Paolo Ferrara, che ieri ha mandato un sms alla moglie di De Vito. «Ma politicamente dovremo parlare del caso».

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