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    MARCIO SU ROMA – PIGNATONE ALL’ANTIMAFIA: “IL FATTURATO DELLE COOP DI BUZZI È ESPLOSO CON LA GIUNTA ALEMANNO” – E CON L’ARRIVO DI MARINO CHE È SUCCESSO? “I RAPPORTI A LIVELLI ALTI NON CI SONO PIÙ, MA RIMANE LA PRESENZA PESANTE DI BUZZI NEL MONDO DELLE COOPERATIVE”


     
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    Giovanna Vitale per “la Repubblica-Roma

     

    giuseppe pignatone giuseppe pignatone

    Dice e non dice, il procuratore Giuseppe Pignatone, com’è normale che sia. Sentito per la seconda volta in Commissione Antimafia sull’inchiesta che sta facendo tremare la politica romana, disegna con la precisione di un cartografo la mappa dei «diversi gruppi criminali, alcuni mafiosi, che nella capitale coesistono ed evitano conflitti tra loro: questo è il modo migliore per prosperare e fare affari». Ma attenzione: «Roma non è Palermo, Reggio Calabria e neanche Napoli, è troppo complessa e vasta per essere controllata da una sola organizzazione », avverte il capo dei pm.

     

    Limitandosi poi — in relazione alla terza ondata di arresti che tutti danno ormai per imminente — a una dichiarazione laconica eppure sibillina: «Continuiamo a lavorare, vedremo cosa esce, nessuno lo sa».

     

    Una relazione, la sua, che racconta con la forza delle prove acquisite e delle sentenze della Cassazione che hanno finora confermato l’impianto accusatorio, la presenza in Campidoglio — a cavallo tra il 2012 e il 2014 — di un’associazione mafiosa dedita a corrompere politici e funzionari per aggiudicarsi appalti e commesse pubbliche. Rivelando però, anche sulla scorta della seconda ordinanza emessa un mese fa, particolari inediti.

     

    Giuseppe Pignatone Giuseppe Pignatone

    Perché se da un lato resta assodata l’estraneità del sindaco Marino agli affari del clan, più compromessa appare invece la sua maggioranza. Dove ricoprivano ruoli non certo secondari «5 componenti dell’assemblea capitolina: l’ex presidente e un ex assessore », elenca Pignatone, «oltre all’ex presidente di Ostia» e due consiglieri, tutti ancora ai domiciliari. «Più numerosi funzionari, alcuni dei quali raggiunti dal 416 bis».

     

    È perciò vero che con l’amministrazione Marino i contatti di Mafia Capitale «a livelli alti non ci sono più, ma rimane la presenza pesante di Buzzi nel mondo delle cooperative. I rapporti sono diversi, ma tutto sommato Buzzi e Carminati erano tranquilli sull’esito delle elezioni, non si aspettavano particolari problemi chiunque avesse vinto: vantavano di avere candidati amici in entrambi gli schieramenti », scandisce Pignatone.

     

    ROSI BINDI ROSI BINDI

     «Con la giunta guidata dall’allora sindaco Alemanno si registra l’esplosione del fatturato delle coop che ruotavano attorno a Buzzi. Ed è avvenuta la nomina di soggetti graditi al vertice di società partecipate. Ma anche con l’amministrazione successiva », aggiunge il magistrato, «il gruppo Buzzi-Carminati mantiene rapporti privilegiati con funzionari e politici. Le indagini hanno portato alla luce il metodo raffinato con cui il sodalizio criminoso si inseriva negli apparati comunali con una attività di lobbyng illecita finalizzata ad imporre nomi o a rimuovere quei soggetti con i quali non era possibile fare accordi».

     

    Sollecitato dalle domande dei parlamentari e della presidente Bindi, il procuratore ammette di non essere «in grado di rispondere su quando si forma il sodalizio Buzzi-Carminati, che è certamente antecedente l’inizio delle nostre indagini. Forse qualche elemento interessante potrà arrivare dalla relazione della Commissione di accesso, con i fatturati delle cooperative di Buzzi». Quasi 900 pagine, ora all’esame del prefetto Gabrielli.

     

    salvatore buzzi con il quarto stato alle spalle salvatore buzzi con il quarto stato alle spalle

    Sebbene qualche dato appaia già acclarato: per esempio la prassi delle somme urgenze, utilizzata da Mafia Capitale per ottenere lavori in affidamento diretto. Spiega sul punto Pignatone al senatore Esposito: «Non sono in grado di dire se con Marino c’è stata una diminuzione, anche se l’assessore Sabella durante un convegno ha detto di no».

     

    gianni alemanno gianni alemanno

    In questo quadro «meno rilevanti appaiono i legami con la Regione Lazio», precisa infine il procuratore, «con l’attività di turbativa d’asta portata avanti da Gramazio su richiesta di Carminati in relazione alla gara Cup». A tal proposito «all’ex capo di gabinetto Maurizio Venafro è stato notificato l’avviso di conclusione indagine, che prelude a un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. A meno che nei 20 giorni che il Codice prevede, non si facciano presenti circostanze che ci facciano cambiare idea».

     

    Esulta il sindaco Marino: «Dalle parole di Pignatone emerge la chiara discontinuità tra Alemanno e la mia giunta».

     

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