SUICIDIO ASSISTITO, CAPPATO SI AUTODENUNCIA: «SONO PRONTO A RIFARLO, AIUTEREMO CHI LO CHIEDERÀ»
marco cappato
«Ai carabinieri dirò che senza il mio aiuto Elena non sarebbe potuta giungere in Svizzera e aggiungerò che aiuteremo anche le altre persone nelle sue stesse condizioni che ce lo chiederanno. Sarà poi compito della giustizia stabilire se questo è un reato o se c’è la reiterazione del reato. O se c’è discriminazione come noi riteniamo tra malati»: queste le parole del tesoriere dell'associazione ‘Luca Coscioni’, Marco Cappato, a Milano pochi minuti prima di autodenunciarsi per l'aiuto fornito alla signora Elena per giungere in Svizzera e procedere per il suicidio assistito.
MARCO CAPPATO SI AUTODENUNCIA A MILANO DOPO IL SUICIDIO ASSISTITO DI ELENA IN SVIZZERA: «PRONTO ANCHE AL CARCERE»
Fabrizio Guglielmini per https://milano.corriere.it
«Come cinque anni fa per dj Fabo». Il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni alle 11 dai carabinieri di via Fosse Ardeatine per il caso della 69enne veneta, malata oncologica terminale, che ha accompagnato in Svizzera per il suicidio assistito
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«Come cinque anni fa nel caso di dj Fabo oggi sono tornato nella stessa caserma dei carabinieri del centro storico per autodenunciarmi per aver accompagnato Elena in Svizzera per il suicidio assistito». Il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, arrivato alle 11 di mercoledì mattina in via Fosse Ardeatine per la sua nuova battaglia civile che riguarda i malati terminali che non possono accedere al fine vita in Italia. «Di fronte alla richiesta di Elena, potevamo girarci dall’altra parte o darle l’aiuto che cercava, alla luce del sole e assumendoci totalmente la responsabilità di questo».
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E sulla possibilità del carcere Cappato ha detto che è pronto ad affrontare eventuali conseguenze, pur augurandosi un esito analogo a quello della vicenda del 2017. «Penso e spero che, così come la disobbedienza civile per dj Fabo ha aperto una strada che riguarda già oggi potenzialmente migliaia di persone in quella condizione, dipendenti da trattamenti di sostegno vitale, lo stesso accada per l’aiuto al suicidio di Elena».
Per Cappato, «l’obiettivo di questa iniziativa non è lo scontro o il vittimismo o il martirio, ma la speranza che, se non lo hanno fatto le Aule parlamentari, possano le aule di tribunale riconoscere un diritto fondamentale come questo».
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«Ho spiegato ai carabinieri che per le prossime persone che ce lo chiederanno, se saremo nelle condizioni di farlo, aiuteremo anche loro — ha detto Cappato uscendo dalla caserma di via Fosse Ardeatine insieme all’avvocatessa Filomena Gallo, segretario della associazione Coscioni —. Sarà poi compito della giustizia stabilire se questo è un reato o se c’è la reiterazione del reato. O se c’è discriminazione come noi riteniamo tra malati».
«Ringrazio il marito e la figlia di Elena per la loro vicinanza all’associazione Luca Coscioni che rappresento e se ce ne sarà bisogno siamo pronti ad assistere altre persone che ne faranno richiesta». Marco Cappato si è autodenunciato e i carabinieri apriranno un fascicolo da inviare in Procura che deciderà se aprire un procedimento giudiziario a carico di Cappato, come già accaduto nel 2017 per il caso di dj Fabo (per cui è stato assolto).
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«Ancora oggi — ha aggiunto Cappato — dobbiamo registrare l’insensibilità della politica su questo tema civile di grande importanza e che crea discrimine fra i malati terminali. Non c’è stata alcuna risposta da parte del Parlamento, della politica, dei capi dei grandi partiti. In queste ultime due legislature non è mai stata discussa nemmeno un minuto la nostra legge di iniziativa popolare presentata 9 anni fa». di fronte alla richiesta di Elena, potevamo girarci dall’altra parte o darle l’aiuto che cercava, alla luce del sole e assumendoci totalmente la responsabilità di questo».
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