Marco Giusti per Dagospia
marco sciaccaluga.
A poco più di vent’anni Marco Sciaccaluga, prematuramente scomparso a Genova, la sua città, a 67 anni, entrò come regista al Teatro Stabile di Genova. Un fatto clamoroso che gli aprì, è vero, una fortunata e lunga carriera, che lo porterà negli anni a dirigere campioni come Lina Volonghi, Eros Pagni, Glauco Mauri, Camillo Milli, Tullio Solenghi, Mariangela Melato, ma gli impedì forse una visione meno accademica del teatro in un periodo di grandi e strepitose aperture.
marco sciaccaluga
Ne parlo perché, oltre che un vecchio amico, abbiamo fatto assieme il Liceo Andrea D’Oria a Genova, e queste cose non si cancellano, abbiamo diviso per un certo periodo la passione per il teatro. Nata proprio sui banchi del liceo.
Abbiamo fatto assieme un “Gargantua e Pantagruel” costruito proprio tra i banchi di scuola, per l’occasione avevamo con noi Nicoletta Billi, diventata poi celebre ufficio stampa, forse qualche altra cosa, ricordo le prove di un Beckett dove io e lui eravamo i protagonisti assieme a due compagni di classe.
la contessina mizzi di ronconi
E siamo poi andati assieme a iscriverci ai corsi che organizzava il Teatro Stabile di Genova per gli studenti. Io scappai dopo il primo giorno, troppo disciplina. Marco rimase. Orfano di madre giovanissimo, viveva con la nonna negli anni del liceo. Il padre, medico di grande cultura e umanità, era gravemente malato di sclerosi multipla, e spesso insieme a altri amici facevamo delle notti all’ospedale perché non si fidava troppo degli infermieri.
marco sciaccaluga 6
Credo che abbia vissuto una giovinezza infernale, insomma, salvata solo dalla passione per il teatro, nata anche perché il padre era stato uno dei soci fondatori assieme a Ivo Chiesa se non ricordo male. Il teatro comunque, anzi il Teatro Stabile di Genova, fu la sua vera famiglia.
moscheta regia marco sciaccaluga
Fu assistente di Luigi Squarzina, credo anche di Luca Ronconi quando venne a Genova per “Al pappagallo verde” e “La contessina Mizzi”, doppio spettacolo strepitoso tratto da Arthur Schnitzler, con traduzione di Claudio Magris e costumi di Karl Lagerfeld. E soprattutto de “Il genovese liberale” diretto da Marco Parodi, sorta di risposta ligure all’”Orlando furioso” di Ronconi, recitato per le strade e i vicoli di Genova, che venne anche montato come fosse un film dallo stesso Parodi.
Ricordo che esordì da regista insieme a Gianni Fenzi in “Il perdono reale” di John Arden. Avrà avuto 22-23 anni. Poi fu il regista italiano di “Equus” di Peter Schaffer, che sollevò un certo scandalo per i nudi maschili. Ricordo anche come opera maggiore, nel 1980, cioè neanche trentenne, “La bocca del lupo”, adattamento teatrale di Arnaldo Bagnasco di un romanzo verista di Remigio Zena, tutto parlato in genovese.
eros pagni tullio solenghi il tartufo di marco scaccialuga
Ma anche, all’interno di una celebrazione del teatro di Kleist allestito da Franco Quadri, una versione di “La brocca rotta” con Lina Volonghi, Eros Pagni e Ferruccio De Ceresa. Negli anni, Marco ha diretto davvero di tutto, sia con la Stabile di Genova sia con altri teatri. Fra i tanti illustri attori che ha diretto credo che avesse un rapporto un po’ speciale con Eros Pagni, un attore non facile da dirigere, ma che conosceva alla perfezione, anche perché entrambi erano nati allo Stabile di Genova. Insieme riuscirono a reinventarsi un testo di Eduardo De Filippo come “Il sindaco del Rione Sanità”.
marco sciaccaluga 2
Nel 2000 diventa co-direttore dello Stabile che prende il nome di Teatro Nazionale di Genova, nel 2006 è premiato con il Premio Olimpico per il Teatro per la regia di “Morte di un commesso viaggiatore”. Glielo consegnò un suo vecchio amico e collega, Tullio Solenghi. La sua ultima messa in scena è stata un “Rosencranz e Guilderstern sono morti”. Ha praticamente vissuto a teatro tutta la sua vita. Probabilmente come voleva.
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