Grazia Longo per "la Stampa"
MARIANO CANNIO
Stamattina il giudice per le indagini preliminari di Napoli deciderà se Mariano Cannio, 38 anni - arrestato con l'accusa di aver gettato il piccolo Samuele Gargiulo, 4 anni, dal balcone al terzo piano della sua casa dove lavorava come domestico a ore - dovrà rimanere in carcere. Intanto il tribunale dei social media lo ha già condannato e si moltiplicano i commenti su quello che potrebbe accadergli se venisse liberato.
Le indagini della squadra mobile, coordinate dalla pm Barbara Apreia, proseguono intanto per far luce su quello che è successo venerdì scorso sul balcone che affaccia su via Foria, angolo via Piazzi nel quartiere popolare San Carlo all'Arena. «Ho preso in braccio Samuele poi non so com' è che è caduto dal balcone» si è giustificato l'uomo che soffre di problemi psichici.
SAMUELE GARGIULO
Aveva appena terminato una cura farmacologica e ne avrebbe dovuto iniziare a breve una nuova. Era seguito dal Centro di igiene mentale di Napoli e la polizia sta cercando riscontri delle sue condizioni nelle cartelle sanitarie. Nel frattempo i primi accertamenti degli investigatori sul video in cui Samuele dice «Io ti butto là sotto perché sei una lota (una schifezza in dialetto napoletano)» escludono collegamenti con Mariano Cannio.
E a proposito delle immagini del bimbo, la sua mamma Carmen Razzano, 22 anni, incinta di 8 mesi, ha lanciato un appello affinché non vengano più pubblicati suoi video o foto. Un invito condiviso dagli amici e dai parenti dei giovani genitori che hanno sistemato un cartello vicino all'altarino a cielo aperto per ricordare Samuele sul marciapiede di via Foria: «Nel rispetto dell'immenso dolore della famiglia preghiamo giornalisti e curiosi di non fare pellegrinaggio e sciacallaggio mediatico». Ieri mattina, nel corso dell'omelia per la celebrazione di San Gennaro l'arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, ha riferito di essersi recato sabato sera a casa di Samuele: «Ho davanti agli occhi il dolore dei suoi genitori, sentivo il bisogno di abbracciare Carmen e Giuseppe».
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