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    MARINO SULLA LUNA – IL SINDACO SE NE ANDREBBE SE GLI FOSSE OFFERTO UN POSTICINO DA MINISTRO O UN INCARICO INTERNAZIONALE – MA RENZI NON HA PROPRIO VOGLIA DI DISTRIBUIRE MEDAGLIETTE – L’IPOTESI DI DIMISSIONI DI MASSA DEI CONSIGLIERI PD SE MARINO NON SCHIODA


     
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    Giovanna Vitale per “la Repubblica

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    Il giorno dopo la spallata di Renzi a Marino, una crepa sembra intravedersi nella coltre di ostinato silenzio che circonda l’inquilino del Campidoglio. Un rifiuto a commentare le provocazioni del premier letto da molti come il disperato tentativo di trattare una resa. «Il sindaco ha capito che per lui è comunque finita e ha scelto di resistere per alzare il prezzo», racconta un alto dirigente del Pd.

     

     «Suoi emissari starebbero infatti pensando di recapitare un messaggio preciso al capo del governo: se gli verrà offerta un’alternativa, un incarico magari da ministro o in qualche organismo internazionale, così da uscire in modo onorevole senza il bollino dell’incapace, Marino potrebbe pure valutare il passo indietro. Altrimenti rimarrà al suo posto e venderà cara la pelle».

     

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    Ipotesi al momento non confermate né dal Nazareno, né dall’entourage del primo cittadino. Anche perché, dicono i fedelissimi del capo del governo, una richiesta del genere sarebbe considerata irricevibile. Restituendo l’immagine di un muro contro muro difficile da scalfire. Ma evidentemente la resistenza è un pò meno granitica e per la prima volta è presa in considerazione una exit strategy. «Per ora siamo nell’impasse più totale», si lamentano però i renziani capitolini.

     

    I quali ritengono poco praticabile pure l’altro scenario che si sta profilando in queste ore: il sindaco resta dov’è, ma sarà commissariato, dovrà cioè azzerare tutti gli assessori e varare una “ supergiunta” con l’innesto di 5 o 6 big del Pd, a partire dal vicesindaco, che in qualche modo governino in sua vece, relegandolo al ruolo di mero tagliatore di nastri.

     

    L’unica apertura che - secondo alcuni - Renzi sarebbe disposto a concedere. Specie dopo la minaccia di Matteo Orfini. Che, appresa dalle agenzie la sortita non concordata a Porta a Porta , avrebbe telefonato all’altro Matteo per comunicargli le sue dimissioni da commissario del partito romano. Lamentando di essere stato spedito a fare lo scudo umano di Marino e poi però lasciato solo, all’oscuro del cambio di rotta radicale. Uno scontro che si sarebbe appunto chiuso con un compromesso.

    er cecato ignazio marino er cecato ignazio marino

     

    Spiegato così ieri dal capo dei “giovani turchi”: «Il premier ha disegnato una sfida che penso Roma debba accettare, ovvero il fatto che quando si chiuderà la partita di Mafia Capitale con la relazione del prefetto Gabrielli, bisogna rilanciare l’azione amministrativa, fare un salto di qualità». Tradotto: rivoluzionare la squadra che guida la città. Anche perché «il Pd non molla Marino, è legittimato dal voto popolare, non se ne va perché lo decidono Orfini o Renzi», ha insistito il presidente del Pd.

     

    Sconfessato tuttavia a stretto giro da Franco Gabrielli. Il quale - dopo aver smentito qualsiasi sua aspirazione a «ricoprire incarichi politici al vertice di istituzioni amministrative locali o nazionali, a Roma come altrove », dunque a candidarsi a sindaco - ha sentito l’esigenza di specificare che nessuna decisione è stata ancora presa sullo scioglimento del Campidoglio per mafia: «Il prefetto è attualmente impegnato nella lettura della corposa relazione (oltre 800 pagine) consegnata dalla Commissione di accesso nel pomeriggio del 15 giugno». Per cui parlare di salto di qualità o di rilancio dell’azione di governo è quanto meno prematuro. Un altro schiaffo, per Orfini.

    MATTEO ORFINI MATTEO ORFINI

     

    Che aggiunge confusione a confusione. Mentre infatti il commissario mantiene la barra dritta a difesa del chirurgo genovese, dipinto dallo staff come sereno e tranquillo, al lavoro sui dossier più scottanti, i consiglieri di maggioranza sono allo sbando. Preoccupati di capire quale sarà il loro destino. In tanti, in queste ore, soprattutto gli eletti di fede renziana, stanno tempestando il Nazareno di telefonate. Tutte dello stesso tenore: diteci cosa dobbiamo fare, noi siamo pronti a seguire le indicazioni del segretario- premier, anche spingendoci fino all’extrema ratio di rimettere il mandato nelle sue mani.

     

    franco gabrielli franco gabrielli

    Significa che, se pure Marino intendesse imbullonarsi alla poltrona, loro sarebbero pronti al sabotaggio, a dimmettersi in massa o a far mancare il numero legale, paralizzando l’aula. Tradotto: nessuna delibera potrebbe essere più approvata e la sorta della giunta sarebbe comunque segnata. Lo dice chiaro Orlando Corsetti, presidente della Commissione Commercio: «Ha ragione Renzi: per la giunta Marino è scattato l’ultimo giro. Se l’amministrazione deve cadere, cadrà per sua incapacità e non per Mafia Capitale. Molti assessori non hanno l’esperienza necessaria per amministrare Roma». La foto del caos che regna a palazzo Senatorio. Dove il sindaco resta asserragliato, sperando che il tempo diventi suo alleato.

     

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