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    “CI VUOLE RISPETTO PER L’ITALIA” – MARIO DRAGHI HA ALZATO LA CORNETTA E HA MESSO DIRETTAMENTE LA FACCIA SUL RECOVERY PLAN: SOLO COSÌ SI È SBLOCCATO LO STALLO CON BRUXELLES – IL NODO È SEMPRE LO STESSO: LE RIFORME. I CAPITOLI SOTTO OSSERVAZIONE SONO CINQUE: FISCO, PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONI, RIFORMA DELLA GIUSTIZIA E CONCORRENZA. NELLA BOZZA DI CONTE C’ERA UNA SOLA PAGINA IN MERITO, OGGI CE NE SONO QUARANTA...


     
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    IL PREMIER CONVINCE L'UE E BLINDA IL RECOVERY "RIFORME, GARANTISCO IO"

    mario draghi conferenza stampa 2 mario draghi conferenza stampa 2

    Alessandro Barbera per "la Stampa"

     

    Stretto in una tenaglia. Da un lato i partiti, dall'altra la Commissione europea. L'ultima versione del Recovery Plan fatta preparare da Mario Draghi non andava bene né agli uni, né agli altri: ieri mattina il premier aveva programmato il consiglio dei ministri alle dieci, è stato costretto a riconvocarlo alle 21.30.

     

    mario draghi giuseppe conte mario draghi giuseppe conte

    Una volta lette la bozza di 320 pagine, ciascuna forza della maggioranza ha una bandierina da piantare sul piano da duecento miliardi. I Cinque Stelle chiedono il pieno rifinanziamento del bonus edilizio (fino al 2023) e del cosiddetto cashback, voluto lo scorso Natale dall'ex premier Giuseppe Conte.

     

    vaccino a ursula von der leyen vaccino a ursula von der leyen

    La Lega lamenta un blando richiamo nel piano alla necessaria riforma di «quota cento», la norma sperimentale per la pensione anticipata dei sessantaduenni, in scadenza a fine anno. Il Pd alza la voce sulle risorse destinate a donne e Sud.

     

    Con diversi contatti telefonici Draghi offre a tutti la stessa risposta: su tutto ciò che non può essere finanziato oggi, o che necessita di approfondimenti politici, si parlerà dopo l'estate, durante la stesura della legge Finanziaria. All'ora di pranzo le mine interne sono disinnescate, e sembra imminente la convocazione del Consiglio.

     

    E invece non è ancora finita. Dagli uffici di Bruxelles della Commissione arrivano rilievi su parti rilevanti del piano italiano. Le obiezioni si concentrano in particolare sulle quarantasei pagine dedicate alle riforme: molte di più e dettagliate rispetto a quelle che aveva preparato il governo Conte, ma in alcuni punti ancora troppo generiche rispetto alle aspettative della Commissione.

    paolo gentiloni valdis dombrovskis paolo gentiloni valdis dombrovskis

     

    Cinque i capitoli sotto osservazione: fisco, pubblica amministrazione e semplificazioni, riforma della giustizia e concorrenza. Gli ultimi due punti sono densi di questioni esplosive per la maggioranza di larghe intese, e in particolare la concorrenza.

     

    Gli uffici di Bruxelles chiedono da anni più mercato nei servizi pubblici locali, lamentano scarsa trasparenza nelle cosiddette società «in house», vorrebbero impegni precisi sulla riforma delle concessioni balneari, su cui l'Italia è in mora per violazione della direttiva Bolkenstein e sulla messa a gara di concessioni energetiche e autostradali. Secondo quanto ricostruito con più fonti, la bozza preparata al Tesoro non aveva soddisfatto nemmeno Draghi, che su questo fa intervenire Francesco Giavazzi, suo braccio destro a Palazzo Chigi per le questioni economiche.

     

    FRANCESCO GIAVAZZI - DALLA SUA PAGINA FACEBOOK FRANCESCO GIAVAZZI - DALLA SUA PAGINA FACEBOOK

    Quando ormai è ora di cena, Draghi chiude l'impasse con due telefonate: una al commissario competente sul Recovery, Valdis Dombrovskis, una seconda alla presidente Ursula von der Leyen. Il senso della chiamata è in una battuta: «Sulle riforme garantisco io».

     

    Di fronte ai legittimi dubbi di Bruxelles sulla credibilità dell'Italia nel promettere la soluzione ad alcuni antichi ritardi, Draghi ci mette la faccia. Il tempo ci dirà se la scommessa sarà vinta. Il Recovery Plan è una Finanziaria al rovescio: se quest' ultima stanzia fondi nazionali sui quali Bruxelles fa rilievi ex post, sul Recovery la Commissione è in grado di pretendere chiarimenti preventivi. Un esponente della maggioranza che chiede di non essere citato fa una sintesi efficace: «Pagare moneta, vedere cammello».

     

    christine lagarde con mario draghi christine lagarde con mario draghi

    Domani e martedì Draghi sarà in aula per presentare il piano al Parlamento, mercoledì o giovedì il consiglio dei ministri si riunirà di nuovo per il via libera definitivo. Subito dopo il premier dovrà passare da un'altra strettoia, ovvero i tre decreti attuativi necessari a far procedere il piano: sulle semplificazioni in materia di appalti, le assunzioni di personale specializzato, la cabina di regia politica, della quale vogliono far parte tutti i partiti, nessuno escluso. Non è solo un problema di potere e poltrone, ma di coerenza con gli obiettivi del piano.

    mario draghi conferenza stampa 1 mario draghi conferenza stampa 1

     

    I Cinque Stelle chiedono il rifinanziamento di bonus che l'Unione non vuole finanziare con fondi europei. Il Pd di Enrico Letta invoca una clausola di condizionalità per l'assunzione di giovani e donne negli appalti del Recovery - l'esatto opposto di una semplificazione amministrativa - la Lega già si prepara a difendere una controriforma delle pensioni il cui destino andrà deciso entro la fine dell'anno. E poi c'è Forza Italia, che chiede «maggior impegno sul Sud», ovvero l'area dell'Unione con la più bassa percentuale fra fondi a disposizione e risorse effettivamente spese

     

    DRAGHI ALZA IL TELEFONO E AVVERTE VON DER LEYEN: «BASTA COSÌ, PER L’ITALIA

    CI VUOLE RISPETTO»

    Marco Galluzzo per www.corriere.it

     

    MARIO DRAGHI MARIO DRAGHI

    Ad un certo punto del pomeriggio Mario Draghi alza il telefono per la seconda volta in due giorni, richiama la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, non alza la voce, ma manda un messaggio che chiude una trattativa estenuante, ruvida, segnata dalla diffidenza degli uffici tecnici di Bruxelles: « Non credo che dobbiamo fornire ulteriori spiegazioni, basta così. Ci vuole rispetto per l’Italia».

     

    A Palazzo Chigi, alle nove di sera, dicono che l’accordo politico con la Commissione è chiuso, ma che il confronto con Bruxelles sull’ultima versione del Recovery plan è stato segnato da una serie di richieste sulle riforme che accompagneranno il Piano «piene di cavilli» e «di sfiducia nelle capacità del Paese» di implementarle.

     

    «Non si può chiedere tutto e subito»

    Alle dieci di sera un Consiglio dei ministri programmato alle dieci del mattino non è ancora iniziato, tutti i ministri attendono Draghi: per tutto il giorno ha coordinato il lavoro dei tecnici del Mef e del suo staff economico sottoposti ai bombardamenti di spiegazioni ulteriori sulle riforme di attuazione del Recovery.

     

    Ci sono stati anche momenti di scontro vero con Bruxelles: hanno chiesto più dettagli sul contrasto al lavoro nero, sui tempi e i contenuti della riforma della giustizia, sulle semplificazioni delle procedure, su concorrenza e liberalizzazioni.

    DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI

     

    Su quest’ultimo punto è dovuto intervenire ancora una volta il presidente del Consiglio, con un messaggio diplomatico e al contempo molto fermo: «Non si può chiedere tutto e subito ad un Paese con un’economia in ginocchio». La riforma della concorrenza si farà, insieme alle altre, nel Pnrr sono indicati tempi e contenuti di almeno 15 fra decreti leggi e leggi delega di riforma del Paese nei prossimi mesi ed anni, con tanto di cronoprogramma.

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    Corsa contro il tempo

    Dopo 48 ore filate di videoconferenze e telefonate fra il governo italiano e gli uffici della Commissione, la trattativa si conclude con l’accettazione delle garanzie che Draghi offre in prima persona.

     

    Nel Piano predisposto dal precedente governo c’era una sola pagina dedicata alle riforme di attuazione del Recovery, «oggi ce ne sono 40», mettono nero su bianco a Palazzo Chigi.

     

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    Come dire: la Commissione apprezzi lo sforzo di riscrittura del Piano fatto dal governo Draghi, che «è stato molto profondo» rispetto a quello che si è ritrovato in mano quando si è insediato. È stata anche una corsa contro il tempo: domani il Recovery sarà presentato al Parlamento, poi spedito a Bruxelles nella sua ultima versione.

     

    «Franco praticamente sequestrato»

    Fonti della Commissione coinvolte nella trattativa finale in qualche modo smentiscono la sfiducia nei confronti del nostro Paese, giustificano la grande richiesta di chiarimenti rivolta al governo italiano in questo modo: «In una settimana abbiamo dovuto fare con l’Italia quello che con altri Paesi europei abbiamo fatto in un mese, ma abbiamo applicato le stesse regole».

    il ministro del tesoro daniele franco il ministro del tesoro daniele franco

     

    Sarà anche vero, visto che «il ministro dell’Economia, Daniele Franco, è stato praticamente sequestrato dagli uffici di Bruxelles negli ultimi dieci giorni», come dice un suo collega di governo prima che il Consiglio dei ministri cominci. Ma è anche vero che uno dei membri del governo ieri mattina è stato letteralmente tirato giù dal letto, quasi all’alba, per inserire appena dieci righe di rassicurazioni all’Unione europea su uno dei tanti gap strutturali del Paese.

     

    mario draghi giuseppe conte mario draghi giuseppe conte

    Scoloriscono a confronto di quanto avvenuto con Bruxelles le questioni di politica interna: il nodo del Superbonus, che il Movimento 5 Stelle vuole finanziato sino al 2023, è un capitolo risolto. Ora inizia la vera corsa contro il tempo del governo Draghi: rispettare i tempi delle riforme strutturali che Bruxelles attende per staccare a luglio il primo assegno del Recovery.

    ursula von der leyen e angela merkel ursula von der leyen e angela merkel

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