Mario Sconcerti per il "Corriere della Sera"
LEO MESSI AL PSG
C'è sempre stato qualcosa di troppo grande nella storia di Messi, come una sproporzione tra quello che è un uomo e quello che può reggere. Messi è stato il primo giocatore del duemila, nuovo, geometrico, un dribbling in dieci centimetri, minimi spostamenti, un tiro in sei decimi di secondo. Venivamo dal calcio alato di Maradona e Van Basten, Messi ha portato intelligenza fredda, quasi preveggenza, una leadership silenziosa e invadente. Un bambino riempito di ormoni della crescita, un ragazzo sospettato seriamente di autismo, che non diventa un capo storico ma s' inventa un popolo.
LEO MESSI AL PSG
Il Barcellona vero nasce con lui e si allarga nel mondo, ma è lì che l'errore iniziale, la sproporzione, diventa una prigione. Messi ha dato tanto e preteso troppo. Per tenerlo ancora a 34 anni il Barcellona era disposto a mandar via dieci giocatori, una squadra intera. Non c'è chiesa in mezzo al villaggio in queste condizioni, perché sparisce anche il villaggio. Avere avuto Messi per ventidue anni, averlo inventato, cresciuto, usato, goduto, è già un tutto, compie una storia. Merita uno sfogo di lacrime davanti alle tv ma ricorda che non dobbiamo mai mettere troppo di noi nelle mani di un giocatore.
LEO MESSI AL PSG
Perché non sarà in grado di sopportarlo, cercherà sempre qualcosa in più per sé, emozioni e soldi. Siamo stati tutti d'accordo nel dire che l'Italia delle Olimpiadi abbia rappresentato bene l'evoluzione del paese. Il calcio no. Cosa abbiamo in comune noi e Messi, noi e Lukaku o Ronaldo? Il giocatore non ha patria, non ha sentimenti, è interessato a sé. Il grande giocatore è sempre solo, vive di politica elementare, grezza, perché non è un vero super eroe, è uno che sa fare una cosa meglio degli altri per un po' di tempo. È occupato a conservarsi e godersi. Messi è una novella malgrado se stesso, è l'uomo più normale che ci sia, non ha eccessi, vizi o difetti evidenti.
leo messi barcellona 1
Ha avuto una casa e una sola famiglia, nessun pettegolezzo a carico, un uomo tranquillo, senza nervi , ha preso calci da tutto il mondo senza ribellarsi. Ma questa normalità noiosa gli ha fatto mettere insieme molti milioni di euro. È questo l'errore, la sproporzione che falsa il suo mondo e il nostro. Non c'è un sentimento reale su Messi, c'è un paradosso. La storia l'abbiamo sempre costruita noi.
leo messi barcellona 54
Lui è come di volta in volta ci fa piacere che sia seguendo un gol. Non possiamo dargli troppo di noi perché non ci vorrebbe nemmeno. Siamo noi che l'inventiamo. Anche quando ha il fiato un po' corto come adesso che gioca più lontano dalla porta, e muove sul campo la sua leggenda con discrezione. Nella finale di Coppa America l'ho visto anche scivolare davanti al portiere, come fosse un po' di mestiere che scappa via. Era ora che se ne andasse da Barcellona, lo doveva a se stesso.
leo messi in lacrime per l addio al barcellona 1
Non aveva più da stupire nessuno, a Parigi potrà ricominciare. Parigi ormai saccheggia il meglio dovunque, come gli eserciti occupanti nei tempi di guerra. Gli sceicchi mettono soldi di paesi che battono moneta, non hanno limiti. Trattano gli altri come Agnelli, Berlusconi e Moratti trattavano gli avversari in Italia ai loro tempi.
Senza che nessuno si scandalizzasse. Prima degli sceicchi Parigi aveva vinto uno scudetto in cento anni, ora ne perde uno ogni dieci. Non ha ancora grande cultura nel calcio, infatti anche il Psg non ha buona grammatica sul campo, è un insieme di fuoriclasse con geometria occasionale. Però è lo scompenso che crea lo spettacolo. Messi darà normalità allo scompenso e Neymar lo seguirà. Neymar adora Messi, vede in lui la parte temperata di se stesso. Faranno insieme un ultimo grande giro di giostra.
lionel messi con pallone doro tra iniesta e xavi leo messi debutta con il barcellona 2004 leo messi in lacrime per l addio al barcellona 2 leo messi barcellona 5 leo messi in lacrime per l addio al barcellona