Teodoro Chiarelli per “la Stampa”
renzi marchionne al gp di monza
Sabato aveva giurato che non avrebbe parlato altro che di Ferrari. Il pranzo nello stand della Rossa con Matteo Renzi e il Gran Premio di Monza di Formula 1 vissuto nel box della scuderia di Maranello assieme a lui e a John Elkann gli fanno però cambiare idea. Così Sergio Marchionne prima elogia il premier, come fa ormai da oltre un anno, in pubblico e in privato; poi ribadisce che General Motors resta il partner ideale di Fiat Chrysler Automobiles, nonostante gli americani a tutto pensino, fuorché a un matrimonio.
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Sull’ex sindaco di Firenze: «Credo che Renzi abbia realizzato progressi fenomenali per un Paese che è stato così riluttante al cambiamento - spiega ai cronisti il presidente della Ferrari, nonché amministratore delegato di Fca - «Ho avuto a che fare con questo Paese per circa 12 anni e non ho mai visto qualcuno con la dedizione e l’intensità che lui ha mostrato nell’ultimo anno e mezzo».
Marchionne, manager sempre in viaggio fra Europa, Stati Uniti, Brasile e Asia, ostenta un olimpico e disincantato distacco nei confronti del cortile politico italiano, ma è uomo comunque attento al dibattito nazionale. Sa benissimo degli attacchi che al capo del governo arrivano dall’interno del suo partito e dalle opposizioni . E allora ribadisce, ancora una volta, tutto il suo appoggio. «Bisogna dare a Renzi più tempo e supporto - dice Marchionne - Ma penso che lui sia la migliore speranza che l’Italia ha di entrare nel ventunesimo secolo e progredire».
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E poco importa che una giornalista straniera gli chieda, non senza malizia, dell’impatto delle riforme del governo su Fca. «Senza dubbio hanno aiutato, anche se noi operiamo in un contesto globale - sostiene il manager italo canadese - La chiave di ciò che ha fatto è che ha aperto l’Italia al resto del mondo, e lui ha assunto un ruolo più importante a livello globale e come leader politico e penso che sia riconosciuto e rispettato per quello che ha fatto. La sua credibilità è un riflesso positivo anche per ciò che facciamo noi, che cerchiamo di spingere la globalizzazione. Renzi è un “good man”».
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Ma, soprattutto, Marchionne non molla su General Motors. Da mesi insiste sulla necessità di un consolidamento del settore auto. «Fra Gm e Fca nascerebbe un gruppo da 30 miliardi di dollari l’anno di cash, sarebbe irragionevole non forzare», ha detto nei giorni scorsi. Per questo a chi gli chiede se conferma che un’Opa ostile su Gm sarebbe fuori questione, replica secco: «Non ho l’ho detto. Non ho detto niente. Non ho nessun commento sulla questione».
Ha mai parlato a qualcuno degli azionisti di Gm? «Se l’ho fatto è stato per caso, ma non sono andato a cercare qualcuno in particolare per parlare di questo deal. Non ho assolutamente alcun dubbio, comunque, che avrò l’occasione per interfacciarmi in qualche modo con la base degli azionisti. Condividiamo parte degli azionisti di base e quindi può succedere».
MONZA HAMILTON VETTEL
Marchionne segue la gara con Renzi e, come racconta lui stesso, ha una breve chiacchierata sul tema della possibile fusione. «Su questa materia - spiega il manager italo-canadese - Renzi ha però un margine di intervento limitato come primo ministro. Può avere una sua preferenza personale, ma non me l’ha mai espressa».
Una cosa Marchionne tiene a sottolineare, come certamente ha spiegato a Renzi evidentemente sensibile su questo tema: una fusione con Gm non metterebbe a rischio posti di lavoro in Italia. «In aprile ho chiarito che le implicazioni di una possibile unione di quel tipo avrebbe un effetto pari a zero sulle infrastrutture produttive delle due società». E a proposito di lavoro: la produzione del Suv Maserati Levante a Mirafiori, assicura Marchionne, inizierà a fine 2015, inizio 2016.