M.L. per “la Repubblica”
MARTINA ROSSI
Per Bruno Rossi e Franca Murialdo, due genitori rimasti senza la loro unica figlia, è una speranza che torna a farsi viva. Per due trentenni prima condannati, poi assolti, ora di nuovo imputati, Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, una giustizia mai risolutiva.
Ma adesso che la Corte di Cassazione ha stabilito un nuovo processo di appello sulla morte della studentessa genovese Martina Rossi, volata da un balcone a Palma di Maiorca ancora senza un perché, c' è un' altra ombra che incombe, ed è sempre più fitta: la prescrizione.
Non a caso lo stesso padre della ragazza, frastornato dalla commozione, dice che «quando si ammazza una persona non può esistere la prescrizione. Il signor ministro della Giustizia, che mi aveva ricevuto in passato, dovrebbe dirmi cosa è stato fatto in questi mesi».
MARTINA ROSSI
Perché sono passati quasi dieci anni da quel 3 agosto 2011, da quando l' allora ventenne volò dal sesto piano dell' hotel Santa Ana di Palma di Maiorca. Nella stanza 609, con lei, c' erano i due giovani di Castiglion Fibocchi, che oggi hanno 29 e 28 anni.
La Suprema Corte ieri ha annullato l' assoluzione stabilita dalla Corte di Appello di Firenze. E sembra aver riavvolto il nastro a quanto invece aveva detto il tribunale di Arezzo, che aveva inflitto sei anni di reclusione a entrambi, accusati di tentata violenza sessuale e morte come conseguenza di altro reato.
Per il giudice di primo grado, insomma, Martina morì perché stava scappando da un tentativo di stupro. Per quelli di secondo grado, forse si era buttata da sola perché in preda alla disperazione, forse si era trattato di un incidente.
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Una sentenza fatta a pezzi dalla Procura generale di Firenze, ma anche dal sostituto procuratore generale della stessa Cassazione Domenico Seccia, che in una udienza carica di tensione ha parlato di indizi «travisati » in modo «superficiale», «frammentario» e «non collegando gli uni agli altri ai fini della valutazione globale». In particolare, a Firenze era stata ritenuta credibile la testimonianza di una addetta dell' hotel, Francisca Puga, che agli inquirenti spagnoli aveva detto di aver visto Martina buttarsi. Dichiarazioni sempre confutate dall' accusa.
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È la vittoria di Bruno Rossi e Franca Murialdo, lui un tempo camallo nel porto di Genova rimasto in prima linea nelle battaglie per i diritti dei lavoratori, lei insegnante. Entrambi in pensione, in dieci anni non si sono persi un' udienza. Con le lacrime agli occhi, il padre dice che «Martina non me la ridarà nessuno, ma almeno si saprà cosa è successo quella notte. Ci hanno provato in tutti i modi a distruggere me e mia moglie, a scaricarci dalle spalle Martina anche da morta. A raccontare che era depressa, drogata o alcolizzata.
Lo hanno fatto anche in quest' ultima udienza. Ma io sono più duro di loro e non ho mai ceduto». Questo camallo che non smette di lottare sa che bisogna aggirare uno scoglio enorme: »Bisogna fare presto».
Dopo la condanna di Arezzo è già scattata la prescrizione per la morte come conseguenza di altro reato.
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Inaccettabile per la famiglia Rossi, che ha incontrato Alfonso B onafede. Ma adesso, come hanno spiegato a Bruno e Franca i legali Stefano Savi, Luca Fanfani ed Enrico Marzaduri, anche la tentata violenza sessuale corre verso l' estinzione. Il termine dovrebbe essere entro la fine di agosto (sul giorno esatto sarà battaglia in aula). Vuol dire che i giudici della Cassazione dovranno depositare le motivazioni della sentenza a strettissimo giro, e subito la Corte di Appello di Firenze dovrà fissare l' inizio del processo bis, che dovrà correre spedito. Ma la pronuncia dei magistrati fiorentini sarà oggetto di un nuovo ricorso in Cassazione. Se i termini fossero superati prima dell' ultimo approdo davanti alla Suprema Corte, l' unica speranza per Bruno e Franca sarebbe la non ammissibilità del ricorso.
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Per Albertoni e Vanneschi, "un tunnel senza fine". Il legale di quest' ultimo, Stefano Buricchi, dice che «sono passati dieci anni, i due ragazzi adesso sono uomini, è indegno di un paese civile che siano ancora sulla graticola».
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