Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”
DOMENICO ARCURI MASCHERINA
È caos mascherine. Il presidio simbolo del contrasto al Coronavirus è introvabile a prezzo calmierato. Sulle responsabilità è scontro aperto tra il commissario Domenico Arcuri, che doveva garantire l'approvvigionamento nazionale, e chi lo doveva vendere, le farmacie.
Prima l'autocertificazione che aveva spinto, su richiesta del governo, centinaia di aziende italiane a realizzarle, poi il prezzo calmierato di 50 centesimi più Iva che, come unico risultato, aveva reso le mascherine irreperibili nelle farmacie e disincentivato la produzione nostrana. Poi il dietrofront con una bozza del Dl rilancio che riportava il prezzo delle chirurgiche a 1 euro e 50 centesimi e adesso una nuova ipotesi, sempre nello stesso decreto legge: semplificare la normativa sulle mascherine al fine di velocizzare l'iter per la certificazione dei prodotti da poter usare anche in ambito lavorativo.
GIUSEPPE CONTE CON LA MASCHERINA
LE ACCUSE
Insomma ogni giorno viene presentato un nuovo piano. Nel frattempo però le chirurgiche sono introvabili. E a dirlo è Federfarma, associazione di categoria che raggruppa più del 90% delle farmacie d'Italia: «Oltre alle mascherine, c'è una fortissima carenza di guanti e di alcol per disinfettare», spiega Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma. «Il prezzo dei guanti, in lattice o nitrile, si è triplicato o quadruplicato negli ultimi mesi dopo l'emergenza Coronavirus».
arcuri
Questo, prosegue, «deriva dall'altissimo costo di acquisto pagato ai fornitori, per il fatto che le materie prime sono aumentate, la richiesta si è moltiplicata per mille e le giacenze di magazzino sono finite». «Da quanto segnalano i responsabili Federfarma regionali, questi presidi mancano ai grossisti e di conseguenza alle farmacie. Qualcosa ogni tanto arriva, - conclude Tobia - ma è lontanissimo dal soddisfare il fabbisogno della popolazione».
LA REPLICA
Le affermazioni di Tobia hanno generato la risposta piccata del commissario straordinario Domenico Arcuri. L'uomo investito dal premier Giuseppe Conte di risolvere il caso mascherine. Proprio Arcuri, il 27 aprile, aveva sancito un accordo con Federfarma per vendere le chirurgiche a prezzi ultra popolari. Strette di mano e grandi promesse che non hanno portato alcun risultato pratico.
DOMENICO ARCURI
Adesso tra il commissario straordinario e Federfarma volano gli stracci: «Le farmacie non le hanno perché le loro due società di distribuzione hanno dichiarato il falso non avendo nei magazzini i 12 milioni che sostenevano di avere». «L'unica colpa del commissario - prosegue Arcuri - è quella di non aver voluto sanare mascherine prive di autorizzazioni che gli attori della distribuzione avrebbero voluto mettere in commercio con la copertura della struttura commissariale».
Infine: «Non è vero che i farmacisti ci avrebbero rimesso o ci starebbero rimettendo perché ai distributori è stato garantito un rimborso per le chirurgiche acquistate prima della definizione del prezzo a 0,50 centesimi, più Iva. Federfarma prova a scaricare sul Commissario, o peggio sul prezzo, le loro responsabilità».
mascherine
OBBLIGATORIE
Di sicuro c'è che, con la fase 2, l'uso di questi presidi è divenuto obbligatorio quando si viaggia sui mezzi pubblici o si è comunque in luoghi chiusi. Intanto, però, si potranno utilizzare anche quelle confezionate artigianalmente, come indicato anche dal Centro per il controllo delle malattie (Cdc) di Atlanta: l'importante è che siano multifiltro e multistrato. Le più sofisticate mascherine Ffp2 e Ffp3, o anche quelle chirurgiche, sono invece destinate ad usi diversi e devono essere impiegate principalmente dal personale sanitario.
Lo ha spiegato nei giorni scorsi il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro «sono qualificati come dispositivi di protezione individuale e sono costruiti per essere in grado di prevenire anche la trasmissione del virus per via aerea». Non sono dunque raccomandate per i comuni cittadini o le normali attività. La popolazione, chiarisce Brusaferro, «può invece usare le cosiddette mascherine di comunità, che non sono quelle chirurgiche, che non hanno degli standard specifici e servono fondamentalmente a ridurre l'emissione di droplets, ovvero delle goccioline attraverso starnuti o tosse. Mettendole proteggiamo gli altri».
Domenico Arcuri domenico arcuri 1