Silvia Truzzi per “il Fatto quotidiano”
massimo cacciari (3)
Prime parole di Massimo Cacciari quando gli chiediamo che pensa dell' intervista su Repubblica in cui Matteo Renzi annuncia il suo addio al Pd. "Impressione positiva, è un discorso lucido. Finalmente", comincia il prof. E poi aggiunge: "Certo è un peccato sia così tardivo. Se l' avesse fatto cinque anni fa la storia di questo Paese sarebbe stata diversa Speriamo di non sentire adesso piagnistei per l' unità perduta. Renzi si è evidentemente reso conto di quello che ho predicato, invano, per anni: il Partito democratico è un generoso progetto fallito sin dall' inizio. Meglio tardi che mai, comunque".
renzi zingaretti
Professore, Renzi dice: "Mi hanno sempre trattato come un estraneo, come un abusivo". La responsabilità è del partito?
La responsabilità è interamente sua nel non aver capito che era un estraneo. Sulle macerie del Pd ha fatto un'Opa dall' esterno: non apparteneva a nessuna delle culture confluite nel Pd e non ne proponeva una diversa. Voleva semplicemente rottamare il vecchio. Ma con la rottamazione non si costruisce una macchina nuova.
L'ex premier ha rivendicato il tempismo dell'operazione: non è un agguato, dice, perché tutto è avvenuto quando il governo Conte bis era già nato. È così?
Sì, ha ragione. Non ha fatto la scissione come gli altri che l'hanno fatta il giorno prima delle elezioni.
IL MEME DI OSHO SU RENZI DOPO LA VITTORIA DI ZINGARETTI ALLE PRIMARIE
È il secondo ex segretario che esce dal Pd: una maledizione?
Questo dipende dal fatto che non c'è il Pd. Speriamo che grazie a questa mossa di Renzi, tardiva ma necessaria, il Pd si ricostituisca attorno alla leadership di Zingaretti, che certamente non è l' uomo solo al comando e ha le capacità di creare un gruppo dirigente.
Che dovrebbe fare Zingaretti, secondo lei?
Un vero congresso, con le tesi e una discussione seria, dove si può misurare con altre posizioni che esistono ma che non sono più completamente dissimili e divergenti come quelle tra i vecchi comunisti e Renzi.
MASSIMO CACCIARI
Lei ha capito qual è il nodo politico sul quale si è consumata la rottura?
Renzi vuol fare Macron. I contenuti poi saranno quelli del suo governo, ispirati a un pensiero vagamente liberal. Che in Europa si possono incontrare con personalità come Macron, appunto. E in Italia con Conte. Un' intesa politica tra Conte e Renzi sarebbe molto logica: sono molto affini.
Lei tutta questa vagheggiata voglia di centro la vede?
giuseppe conte dario franceschini
Al momento no. In prospettiva sì: mica si può andare avanti con la battaglia tra estremismi. Non si può pensare di governare il Paese tra populismi di destra e di sinistra.
Il punto è: il Pd si sposterà a sinistra?
Il suo destino è diventare un partito socialdemocratico.
D'Alema e Bersani rientreranno?
Può darsi, ma è secondario: non spostano nulla.
dario franceschini
Renzi riferisce dell'sms di Franceschini (fuori dal Pd non ti considererà più nessuno) e gli risponde dicendo: "Mi piace da impazzire quando mi danno per morto". Troppo compiaciuto?
È una risposta simpatica. Ma poi di che parla Franceschini, che ha perso anche a casa sua e si atteggia a grande capo? Renzi gli risponde dicendogli che lui ha portato il partito al 41 per cento e che a Firenze lui i voti li ha presi. È stato anche troppo gentile. Io dissento praticamente da tutto quello che Renzi ha fatto. Ha compiuto errori pazzeschi, per presunzione, arroganza, per ignoranza anche. Ma a differenza di Franceschini, che incarna l' eterno democristiano, è un animale politico.
I sondaggi danno la cosa di Renzi tra il 3 e il 5 per cento.
È una quota a salire. E poi non mi stupirebbe se, attraverso le varie Boschi, i cerchi magici toscani, ci fossero già degli accordi con Conte. Molto dipenderà da Zingaretti: se va avanti con decisione il Pd può recuperare molto. La condizione è che il governo funzioni, altrimenti andremo alle urne in primavera.
nicola zingaretti dario franceschini
È in grado di rimettere insieme i cocci?
Finché c'era Renzi doveva provare a tenere insieme i cocci. Adesso deve dimostrare di sapere guidare. E fondare un nuovo partito: nuove strutture, nuove direzioni, nuovo radicamento sul territorio. Che si chiami partito democratico o Geppetto non importa.