Salvini e Mattarella
Marco Antonellis per Dagospia
"Ormai Conte parla come Di Maio". Era questo che si diceva tra lo stato maggiore leghista stamattina subito dopo aver letto la "lezione di diritto" (come è stata ironicamente definita) impartita dall'autoproclamatosi avvocato del popolo a Matteo Salvini. Conte "si sta dimostrando sempre meno super partes e sempre più grillino" spiegano le medesime fonti. "Ci saremmo aspettati tutt'altro atteggiamento da parte del Premier visto che quando è toccato ai grillini noi non abbiamo infierito".
Tutto qui? No, perchè Conte "è stato scelto per essere primus inter pares e non per tirare la volata all'uno o all'altro partito della coalizione". E non è piaciuta nemmeno la frase, giudicata inutilmente dura e tranchant in un momento del genere, indirizzata al Capitano leghista: "Salvini ha una vita davanti a se' per fare il premier, se e quando si creeranno le condizioni. Comunque non in questa legislatura".
GIUSEPPE CONTE E MATTEO SALVINI A FIRENZE (DAL PROFILO INSTAGRAM DI MATTEO SALVINI)
Insomma, siamo agli stracci che volano, ad un passo dalla rottura del contratto di governo anche se nelle ultime ore a via Bellerio si comincia a dire che se tutti si calmassero Matteo Salvini potrebbe dare l'ok alle dimissioni di Siri (per evitare che la vicenda possa "bruciare" una campagna elettorale per le europee che fino a questo momento era stata perfetta). Perché nella Lega, al di là delle difese di rito c'è preoccupazione che possano esserci ulteriori sviluppi, magari proprio a pochi giorni dal voto. Per farla breve, una grana giudiziaria adesso proprio non ci voleva "e se poi la situazione in Libia dovesse peggiorare con l'arrivo dei profughi la situazione potrebbe sfuggire di mano".
E il Capo dello Stato che ne pensa? Si tiene pronto per ogni evenienza, spiegano dalle parti del Quirinale, comprese le elezioni politiche anticipate a giugno o a settembre/ottobre (come peraltro Dagoanticipato nei mesi scorsi). Tra le date che circolano c'è già, ad esempio, quella del 22 settembre. Ma il Capo dello Stato per ora attende di capire come evolverà la situazione e soprattutto cosa succederà il 26 maggio. L'importante per il Quirinale, fanno notare fonti del Colle, è garantire la tenuta del sistema evitando l'esercizio provvisorio a fine anno.
DANILO TONINELLI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
Se poi l'Italia dopo l'eventuale voto si svegliasse con un Centrodestra a trazione salviniana e un parlamento senza più la dominanza grillina, per il Colle sarebbe indifferente: ormai da tempo si ritiene Matteo Salvini molto più affidabile rispetto a Gigino Di Maio. Eventuali nuove elezioni, poi, rassicurerebbero il Colle anche su un altro fronte: quello dell'elezione del nuovo Capo dello Stato nel 2022.
Con un sovranista a Palazzo Chigi, per la legge dell’alternanza, sarebbe più facile far salire Mario Draghi (cioè un europeista) al Quirinale. E i soliti bene informati giurano che sia proprio questo uno degli schemi preferiti dall'establishment. Anche perché Mario Draghi di andare a Palazzo Chigi per "bruciarsi" nel giro di pochi mesi non ne vuole proprio sapere. Mentre al Colle (il vero punto di riferimento delle potenze europee nel Belpaese) non potrebbe dire di no.
MARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIA matteo salvini armando siri