1. I VIAGGI DI MESSINA DENARO PER CURARE IL CANCRO A ROMA (CON L’AIUTO DI NICOLETTI JR)
Estratto dell’articolo di A. Mar. per "il Messaggero"
Antonio Nicoletti
Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza era stato a Roma per essere visitato in un istituto sanitario e a dargli appoggio logistico nella Capitale sarebbe stato Antonio Nicoletti, figlio di Enrico, ritenuto l'ex cassiere della banda della Magliana. La circostanza emerge dalle informative della Direzione investigativa antimafia relative alla maxi-inchiesta "Assedio" che ha scoperchiato affari e legami tra i rampolli della mala romana e le mafie tradizionali attive in Campania, Sicilia e Calabria. Diciotto gli arresti, 57 le persone sotto inchiesta, indagati di spicco i figli di Nicoletti (morto nel 2020) e di Michele Senese "o' Pazz".
Le informative depositate in procura a Roma sono state poi stralciate a quella di Palermo. C'è un'intercettazione dell'estate 2018 che richiama la presenza del superboss (preso nel gennaio 2023 e stroncato da un tumore a settembre) nella Capitale per le cure oncologiche, dopo che la presenza di persone a lui potenzialmente vicine era stata segnalata sul litorale, tra Casalpalocco e l'Infernetto.
matteo messina denaro
È il 21 luglio 2018 e durante una cena in un centro sportivo di Genzano gli investigatori intercettano una eloquente conversazione tra Pasquale Lombardi, braccio destro di Antonio Nicoletti, Antonio Giulimondi, suo accompagnatore abituale, lo stesso Nicoletti jr e l'amico ex calciatore di Roma e Nazionale Francesco Moriero (non indagato). Tema della discussione sono le aspettative di Moriero come allenatore in serie B.
Nicoletti jr gli prospetta la panchina del Trapani (società estranea alla vicenda) sicuro di potere intercedere. E di fronte alla sua titubanza, lo incalza: «Ci vuoi andare a Trapani o no? (...) Se ti interessa io ti ci mando. Trapani è il paese di? (...) Di Matteo Messina Denaro, sì».
Per convincerlo che non millanta si avvale della testimonianza di Giulimondi: «Oh ma ti ricordi quel giorno con chi mi sono incontrato dentro all'ospedale? Con quello là... proprio con lui... sei mesi fa». Le parole di Nicoletti, annotano gli investigatori, sono rafforzate dal figlio di quest'ultimo il quale sottolineava come conoscessero «chi lo porta a spasso... quello di Castelvetrano».
francesco moriero
Nonostante Giulimnondi e Lombardi lo esortino a non parlarne, Nicoletti insiste nel vantare i suoi contatti con il latitante e si muove immediatamente per Moriero. Telefona a tale Alberto Puma, «Santuzzo» chiedendogli di incontrarsi il prima possibile con la scusa di vendergli un'auto e subito dopo illustra agli altri quanto fosse vicino al latitante: «Ci sta proprio così», tanto che «lui (Matteo Messina Denaro) quando è stato a Roma lo ha portato a Roma».
matteo messina denaro 2
Insomma, Nicoletti jr era convinto che godendo della sua riconoscenza e, quindi, di quella del latitante, avrebbe potuto chiedere un favore per Moriero. L'affare non andrà in porto perché prima che Nicoletti jr riesca a vedersi con Puma e parlarne, il Trapani aveva già provveduto a ingaggiare un altro tecnico.
Dopo la cena Moriero, molto scosso, al rientro a casa, chiede a Lombardi della personale amicizia tra il figlio dell'ex boss della Magliana e Messina Denaro: «Cioè ma lui ci parla proprio?». E Lombardi conferma: «Sì, è venuto a Roma quello».
michele senese
[…] per comprenderne la portata gli investigatori sottolineano «le incredibili aderenze che Antonio Nicoletti» ha nelle strutture sanitarie della Capitale, tanto da essere «un'inesauribile sponda e collettore di favori», grazie «alla conoscenza di primari, professionisti e paramedici». Circostanze che, gli avrebbero consentito, «presso l'Ifo» (struttura estranea alla indagine, e all'insaputa dei medici) di «organizzare visite e ospedalizzazioni "riservate"». […]
matteo messina denaro
2. QUEL FILO MAI SPEZZATO TRA LA MAGLIANA E I BOSS
Estratto dell’articolo di Alessia Marani per "il Messaggero"
In principio era la Magliana: intesa come la "banda" in cui i "bravi ragazzi" delle periferie romane dediti a "svoltare" con le rapine e poi i sequestri di persona, emulando i più esperti e feroci della banda delle tre B, Albert Bergamelli, Lino Bellicini e Jacques Berenger, ovvero "i marsigliesi", hanno poi spiccato il salto con lo spaccio, le armi e il riciclaggio, stringendo accordi e alleanze con le organizzazioni più potenti intenzionate a portare a Roma "commissioni" e "ambasciate". Storie nuove e vecchie si intrecciano nelle montagne di faldoni ammassati nelle Procure di Roma e di mezza Italia dagli anni 80 a oggi narrando la dinamicità delle famiglie di Cosa nostra e della Ndrangheta nella Capitale, testimoniando finanche la stratificazione degli interessi criminali della Camorra.
PIPPO CALO
«Tutte le strade portano a Roma. Io dico, tutte le strade della grande criminalità partono da Roma», diceva in una rara intervista il boss Raffaele Cutolo, prima di morire, fondatore della Nuova Camorra Organizzata.
la trapani di matteo messina denaro
La strada segnata all'epoca non è mai stata abbandonata. Prova ne sono i recenti arresti effettuati dalla Direzione investigativa antimafia che pochi giorni fa ha scoperchiato un collaudato sistema di malaffare che vedeva ai vertici rampolli della Magliana, come Antonio, figlio del defunto Enrico Nicoletti, ritenuto l'ex cassiere della Banda e Vincenzo Senese, figlio di Michele "o Pazz", inviato a Roma quand'era ancora ventenne da Carmine Alfieri, per assolvere al compito, per conto della Nuova Famiglia, di muovere la guerra ai cutoliani.
PIPPO CALO
Se Nicoletti jr, come messo in luce da un'informativa del centro operativo Roma della Dia, in un'intercettazione si vantava di avere addirittura favorito la latitanza a Roma del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, per trent'anni uno dei latitanti più pericolosi di Italia, cotanta sicurezza probabilmente la doveva a una serie di sinergie e fitte relazioni coltivate nel tempo seguendo un filo mai spezzato tra gli interessi di allora e le attuali nuove frontiere del crimine.
Pasquale Galasso, boss poi pentito, ai vertici della Camorra, disse di Nicoletti padre: «L'ho conosciuto nel 1981 a Roma (...) Nicoletti è il porto di mare di tutte le associazioni italiane». E specificava: «Intorno a lui gira sia la malavita romana che non, aveva conoscenza con Ciro Maresca (altro boss napoletano, ndr), il quale ci dava le notizie circa i rapporti del primo con i siciliani, in particolare Pippo Calò, Toto Riina e Leoluca Bagarella (...) notizie che lo stesso Nicoletti, con il suo atteggiamento di buffone, confermava senza remora».
MICHELE SENESE DETTO O PAZZ
Quando i primi emissari delle ndrine in guerra negli anni 80 in Calabria decidono di siglare la pace con la garanzia dei siciliani, in un territorio "neutro" come la Città Eterna, ad accoglierli nell'appartamento alla Balduina di Pippo Calò, per i giudici il vero cassiere di Cosa Nostra, insieme a lui c'erano Enrico "Renatino" De Pedis ed Enrico Nicoletti, pronti a nuovi business.
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il boss michele senese, detto o pazzo
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MATTEO MESSINA DENARO
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