1 - IL SEGNALE DALLE PROCURE
Alessandro Sallusti per "Libero quotidiano"
LUCIO PRESTA E MATTEO RENZI
«Sto seriamente pensando se firmare il referendum sulla giustizia», aveva detto poche ore fa Matteo Renzi. La risposta della magistratura non si è fatta attendere: avviso di garanzia per lui e per il manager dello spettacolo Lucio Presta con il quale l'ex premier aveva prodotto per Discovery il documentario "Firenze secondo me", quattro puntate andate in onda nel 2018 su tv Nove peraltro senza grande riscontro di pubblico.
RENZI E IL DOCUMENTARIO FIRENZE
L'accusa è di finanziamento illecito ai partiti, la solita che i magistrati contestano ai politici quando, pur frugando nelle loro vite, non trovano nulla di serio. Non per fare il garantista a oltranza ma la scena di questo avviso di garanzia sembra uscita dalle pagine del libro "Il Sistema" nel quale Luca Palamara ricostruisce le scorribande della magistratura nella vita politica. C'è il politico ingombrante da punire (di solito, come in questo caso, nemico del Pd), c'è il pm con smania di protagonismo, ci sono i giornali amici che preparano il terreno e ci inzupperanno il biscotto.
ALESSANDRO SALLUSTI INTERVISTA LUCA PALAMARA - IL SISTEMA
Tutto da copione, compreso il fatto che Matteo Renzi stia in questi mesi facendo impazzire la sinistra e ammicchi sia con Salvini che con Berlusconi per bloccare il decreto Zan e per far passare la riforma della giustizia. I più raffinati, e informati delle segrete cose sostengono che questo avviso di garanzia sia anche un segnale a Mario Draghi che pochi giorni fa aveva indicato, all'insaputa dei partiti, Marinella Soldi come futuro presidente Rai.
La signora all'epoca dei fatti finiti sotto inchiesta era infatti amministratore delegato di Discovery, la compagnia di produzione che aveva sottoscritto con Renzi il contratto in questione e che secondo i magistrati era sproporzionato rispetto alle qualità artistiche dell'ex premier. Insomma parliamo del nulla o giù di lì.
matteo renzi lucio presta
Ma è un nulla rumoroso e pericoloso, l'ennesimo tentativo di interferire nel corso della politica e dei governi. Qui non basta una riforma, il cancro di una magistratura incosciente è una emergenza nazionale che necessita un intervento non più rinviabile.
2 - INDAGATI RENZI E PRESTA PER IL DOCUMENTARIO SU FIRENZE: «FINANZIAMENTO ILLECITO»
Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"
RENZI E IL DOCUMENTARIO FIRENZE
I soldi che Matteo Renzi ha ricevuto dall'imprenditore-manager Lucio Presta sono diventati una sospetta violazione della legge sui finanziamento dei partiti, per la quale il leader di Italia viva è indagato insieme all'agente delle star e al figlio Niccolò che amministra la società.
La Procura di Roma ha acceso i fari sui 700.000 versati da Presta a Renzi tra il 2018 e il 2019 (più della metà per la realizzazione del documentario tv Firenze secondo me ), e una settimana fa gli investigatori della Guardia di finanza si sono presentati negli uffici della Arcobaleno Tre, nonché a casa dei due Presta e di altri azionisti e impiegati della società, in cerca di documenti cartacei e informatici utili alle indagini.
RENZI E IL DOCUMENTARIO FIRENZE
L'esame di computer, telefonini e altri dispositivi elettronici è appena cominciato, ma Renzi ha già reagito con un messaggio via Facebook: «È tutto tracciato, lecito e legittimo. Che la mia attività professionale sia finanziamento illecito alla politica non sta né in cielo né in terra, non temo niente e nessuno».
matteo renzi lucio presta
A Lucio e Niccolò Presta sono contestati anche reati tributari, ma nel decreto di perquisizione viene riassunta la tesi dell'accusa sui rapporti con l'ex premier ed ex segretario del Pd, all'epoca dimessosi dalla carica ma non ancora dal partito: «Si ritene che i reati ipotizzati siano stati realizzati mediante rapporti contrattuali fittizi, con l'emissione e l'annotazione di fatture relative a operazioni inesistenti, finalizzate anche alla realizzazione di risparmio fiscale, consistente nell'utilizzazione quali costi deducibili inerenti all'attività d'impresa, costi occulti del finanziamento della politica».
In sostanza: un contributo illecito all'esponente politico mascherato da costi sui quali era possibile pagare meno tasse. L'inchiesta dovrà accertare se questa ipotesi è reale o se invece quei soldi furono solo un legittimo compenso al leader di partito divenuto anche ideatore, autore e conduttore di programmi televisivi, come sostiene l'avvocato dei Presta: «Si tratta di regolari fatture pagate alla persona fisica, quale corrispettivo dell'attività svolta, non al politico o al partito».
RENZI E IL DOCUMENTARIO FIRENZE
Renzi, che lasciò la guida del Pd a marzo 2018 all'indomani della sconfitta elettorale, aprì la partita Iva il 28 luglio dello stesso anno, e due giorni dopo firmò i primi contratti con la Arcobaleno Tre. Il documentario in quattro puntate andò in onda tra la fine del 2018 e l'inizio del 2019 grazie a Discovery Network, all'epoca guidata da Marinella Soldi, ora indicata dal premier Mario Draghi come futura presidente della Rai; la multinazionale avrebbe pagato una cifra molto bassa (al momento è stata trovata una fattura di 1.000 euro) per una programmazione che non si tradusse in un grande successo d'ascolti ma fruttò all'ex premier 400.000 euro.
MATTEO RENZI DURANTE LE RIPRESE DELLA DOCUFICTION SU FIRENZE
Tuttavia sono altri i pagamenti considerati più sospetti dagli inquirenti. In particolare due contratti da 100.000 euro ciascuno per due format rimasti sulla carta: uno con interviste realizzate dallo stesso Renzi a personaggi famosi; l'altro una sorta di Accadde oggi , su avvenimenti storici legati al calendario, che in assenza di ulteriori dettagli non sembra una grande novità per i palinsesti televisivi.
Infine, altri 100.000 euro per la cessione dei diritti d'immagine del Renzi «artista». Sarebbero queste le fatturazioni legate a «operazioni inesistenti» rilevate dalla Guardia di finanza dopo le prime segnalazioni di operazioni sospette sui bonifici partiti dai conti correnti della Arcobaleno Tre, che per entità delle somme e coincidenze temporali sono state collegate all'acquisto della villa fiorentina dove Renzi vive con la sua famiglia.
MATTEO RENZI E LUCIO PRESTA
Per comprarla l'ex premier poté contare, a giugno 2018, su un prestito di circa 700.000 euro da un imprenditore amico, restituiti a fine anno, subito dopo aver incassato i compensi pattuiti con la società di Presta. Se fosse fondata l'ipotesi investigativa, in pratica l'imprenditore televisivo avrebbe finanziato l'acquisto della villa del leader politico.
Il che ha fatto scattare l'ipotesi di reato poiché - secondo la legge del 1981 - i divieti sui contributi occulti ai partiti «sono estesi ai finanziamenti e ai contributi in qualsiasi forma o modo erogati, anche indirettamente, ai membri del Parlamento nazionale» ed ad altre categorie di rappresentanti politici e amministratori pubblici.
RENZI E IL DOCUMENTARIO FIRENZE
MATTEO RENZI E LUCIO PRESTA DURANTE LE RIPRESE DELLA DOCUFICTION SU FIRENZE