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    BENVENUTI IN PARADISO (MAURIZIA) : “MALGIOGLIO? UN IDIOTA COL CULO CONSUMATO, SI LEVI LA MASCHERINA CHE USIAMO NOI MALATI DI CANCRO" - SU AMANDA LEAR: "MI CHIESE GLI ASSORBENTI, MA SE LEI HA LE SUE COSE, IL MIO CULO È UN MAZZO DI ROSE. SULLA SUA CARTA D’IDENTITÀ C’ERA SCRITTO... MA NON SI PERMETTA SIMONA IZZO DI DIRE CHE E’ UN TRAVESTITO". E SUL SUOCERO UGO TOGNAZZI: ''LIMONAVAMO E POI...''


     
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    Maurizia Paradiso Maurizia Paradiso

    Comunicato da La Zanzara - Radio 24

     

    “Che si astenga quell’idiota col culo consumato di Malgioglio, quello col ciuffo bianco, dal mettere le mascherine che usiamo noi malati di cancro in reparto ematologia. Dice che non può respirare la polvere, però i c…nel culo li prende. Si vergogni. Mi hanno obbligata a metterla perché ho pochi neutrofili, poche piastrine, porco cane, si sono abbassati alcuni parametri…ma poi Vip cosa?

     

    Ma coglione vai in miniera a lavorare che c’è gente che muore di fame, idiota, invece di fare la regina contornato da tutti gli altri…Non può usare la mascherina oncologica quel coglioneee…”.

     

    izzo lear izzo lear

    Così Maurizia Paradiso a La Zanzara su Radio 24. Poi se la prende con “la signora Tognazzi”, cioè Simona Izzo: “Amanda Lear è una grande donna, una grande artista, se è uomo o donna sono affari suoi. Non puoi dire se uno è travestito oppure no”. Però rivela: “Una volta Amanda Lear mi ha chiesto i tampax, ma se lei ha le sue cose il mio culo è un mazzo di rose. E’ stata in camerino con me, ma non vado in giro a dire che è un travestito”.

     

    malgioglio malgioglio

    “Alla signora Izzo – dice ancora la Paradiso - voglio dire che Ugo Tognazzi è stato un mio appassionato. L’ho frequentato, mi diceva che ero una grande e avevo il culo più bello del mondo. Abitava in Via Monte Rosa a Milano, era solo come un cane e mi chiedeva compagnia. Limonavamo, poi lui cucinava. Il resto è poesia. Suo suocero era mio amico e ci frequentavamo spesso”. E aggiunge: “Nella carta d’identità di Amanda Lear c’era scritto Alain Maurice, Saigon 1937. Poi sono cazzi suoi”.

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