Chiara Marasca per www.corriere.it
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C’era chi era disposto a farsi rompere i denti e addirittura chi non esitava a farsi procurare una frattura agli arti. Le lesioni, vere, venivano denunciate come conseguenze di sinistri stradali per truffare le assicurazioni. Maggiore il danno, maggiore il risarcimento dovuto. In altri casi, invece, le fratture erano inventate e venivano attestate da false diagnosi.
Un sistema consolidato che avrebbe permesso a un’organizzazione attiva soprattutto nella provincia di Avellino di incassare illecitamente oltre 600mila euro è stato svelato da un’inchiesta della Procura irpina. Tre avvocati sono agli arresti domiciliari, quattro persone sono finite in carcere e una è stata sottoposta all’obbligo di dimora, mentre due titolari di studi di infortunistica sono stati sospesi dall’esercizio dell’attività. Gli indagati sono in tutto 267 e tra questi ci sono 17 medici specializzati che avrebbero attestato false lesioni, o curato referti di esami radiologici e di altro tipo per avvalorare le diagnosi fasulle.
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Sequestro di conti correnti e titoli
La procura di Avellino, che ha ottenuto dal gip le misure cautelari e il provvedimento di sequestro di beni immobili, conti correnti e titoli per oltre 270mila euro, ha scoperto un sistema che si basava sul reclutamento di persone in difficoltà economiche che si prestavano a dichiarare gli incidenti, ottenendo piccole somme rispetto ai risarcimenti complessivi. Dalle prime ore dell’alba, circa 100 carabinieri del Comando Provinciale di Avellino, coordinati dalla Procura della Repubblica di Avellino, hanno eseguito 11 misure cautelari e il sequestro preventivo di beni mobili ed immobili nei confronti di altrettante persone sospettate di appartenere a gruppi criminali dediti alle truffe assicurative.
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Le false vittime
L’organizzazione reclutava persone di ogni età, anche minorenni o affette da gravi patologie, per ottenere dalle compagnie assicurative risarcimenti per incidenti stradali mai avvenuti. E in diversi casi, le false vittime dei sinistri, per ricevere maggiori compensi, acconsentivano a farsi rompere i denti e a procurarsi fratture agli arti. Undici, complessivamente, le persone raggiunte da altrettante ordinanze cautelari del Gip di Avellino su richiesta della Procura, (quattro in carcere, quattro ai domiciliari, una con obbligo di dimora e due sospese dall’esercizio della professione di consulente per infortunistica stradale) e altre 267 risultano indagate.
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Il precedente: la banda «spaccaossa» di Palermo
Una vicenda che ricorda tristemente l’inquietante caso di cronaca della banda «spaccaossa» di Palermo, portato alla luce da un’inchiesta iniziata due anni fa e recentemente approdata alle prime condanne. E che ha anche ispirato un film con Luigi Lo Cascio, «Spaccaossa», per la regia di Vincenzo Pirotta, girato la scorsa primavera proprio nel capoluogo palermitano. Finti incidenti, ma fratture reali. Colpi di mattone per rompere gambe e braccia e truffare le compagnie di assicurazione. Un’organizzazione criminale spregiudicata dedita a speculare sulla disperazione di persone disposte a farsi procurare lesioni in cambio di soldi.
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