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FABIO FAZIO, CHE CIOCCOLATAIO! - IL CONDUTTORE, NOVELLO IMPRENDITORE NEL SETTORE DEI DOLCI CON LA FABBRICA LAVORATTI DI VARAZZE, È STATO COSTRETTO A PAGARE UNA MULTA DA OLTRE 60.000 EURO PERCHÉ LE ETICHETTE DEI PRODOTTI DISTRIBUITI SUL MERCATO DALLA SUA AZIENDA ERANO INGANNEVOLI, DICHIARANDO L’USO DI INGREDIENTI DOP E IGP CHE NON ERANO CONTENUTI NEL CIOCCOLATO - SEQUESTRATE CIRCA 1.200 CONFEZIONI PER UN VALORE DI CIRCA 18.600 EURO - SE I GOLOSI CHE SI SONO INNAMORATI DELLA BELLA FAVOLA DELLA FABBRICA ARTIGIANA SALVATA DAL "COMPAGNO" FAZIO ("I MIEI NONNI OGNI PASQUA MI REGALAVANO L'UOVO LAVORATTI") HANNO MANGIATO UN CIOCCOLATO CHE NON CONTENEVA QUELLO CHE L'ETICHETTA PROMETTEVA, ADESSO...
Giacomo Amadori per “la Verità” - Estratti
La leggenda tramanda che un cioccolataio, non è chiaro se a Genova o a Torino, si mise in mostra, sfrecciando su una carrozza degna di un sovrano, e per questo venne pesantemente redarguito. «Così mi fai fare una figura da cioculatè» lo avrebbe rimbrottato in dialetto piemontese il re in persona. Ma adesso il mesto destino sarebbe toccato pure a
Fabio Fazio, novello imprenditore nel settore dei dolci a base di cacao, destinati, visto il costo, solo a clienti assai danarosi. Il conduttore, punto di riferimento televisivo della borghesia riflessiva, è stato costretto a pagare una multa da oltre 60.000 euro perché sembra che le etichette dei prodotti distribuiti sul mercato dalla sua azienda, la Lavoratti 1938 (storico marchio dolciario di Varazze salvato dal fallimento), fossero ingannevoli, dichiarando l’uso di ingredienti Dop e Igp che in realtà non erano contenuti nel cioccolato.
Proprio un paio di giorni fa il quotidiano La Stampa aveva dedicato all’impresa di Fazio, il Willy Wonka della Riviera, un encomiastico articolo, forse ignorando la disavventura in cui il conduttore è incappato.
Anche perché dal sito aziendale Fazio lancia proclami: «I miei nonni che a ogni Pasqua mi regalavano l’uovo Lavoratti. I giorni immediatamente precedenti erano fatti di un’attesa magnifica: irripetibile. […] Sono felice di aver contribuito insieme agli altri soci affinché questa azienda possa proseguire il suo cammino che mi auguro ci porti lontano. La mia ambizione? Fare il miglior cioccolato del mondo! Del resto quando si sogna bisogna sognare in grande…».
Ma il rilancio ha dei costi e così noi, che ci accontentiamo di barrette più dozzinali, abbiamo appreso che «oggi Lavoratti 1938 è diventato un marchio esclusivo» che propone uova di Pasqua a base di cioccolato fondente dell’Ecuador, lampone e ibisco al modico prezzo di 80 euro, «realizzate in collaborazione con Gucci Osteria Firenze», quella dello chef tristellato Massimo Bottura, amato nei salotti di sinistra, televisivi e non, per le sue sbandierate idee progressiste.
A questo prodotto lavorerebbero ben quindici artigiani. Lavoratti offre pure una linea di uova che costano tra i 58 e i 98 euro che possono contenere nocciole e sale, limone e rosmarino o cioccolato fondente ecuadoriano in purezza. Ma il top di gamma costa 340 euro. Si tratta dell’«uovo Futurista 2025». «È un oggetto di design» ci fanno sapere i creatori «che unisce arte e gusto».
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Hai capito il «compagno» Fazio? Ma La Stampa, nel suo articolo sulla fabbrica varazzina con annesso spaccio al piano degli uffici, assicura che il costo è giustificato: «La creatività e la tradizione del laboratorio dolciario oggi si fonde con l’expertise di Karime Lopez e Takahiko Kondo, i due co-executive chef di Gucci Osteria di Massimo Bottura, che collaborano per creare prodotti unici.
Per questo oggi il prezzo delle uova di Pasqua di Fazio non deve sorprendere. Riflette artigianalità e qualità delle materie prime utilizzate: tartufi di cioccolato ispirati alle Cinque Terre, ulteriore richiamo alla tradizione locale». Per rendere più digeribile ai suoi fan la propria svolta elitaria Fazio ha ammantato di cultura le sue barrette di cioccolato, vestendole con copertine di libri da riporre in appositi cofanetti o dando ai suoi dolci la forma delle matite.
Sul sito, forse per giustificare i prezzi, viene esaltata «la cura nella scelta»:
(...)
Infatti, il 23 febbraio 2024 i militari del reparto torinese del Comando Carabinieri Tutela agroalimentare hanno effettuato un’ispezione amministrativa presso gli uffici della società Dolcezze di Riviera Srl, proprietaria del marchio Lavoratti. In quel momento Fazio è il presidente, Petrini l’amministratore.
I carabinieri hanno controllato le etichette dei prodotti lavorati e hanno verificato la tracciabilità degli ingredienti caratterizzati da denominazione protetta, oltre che la conformità delle autorizzazioni rilasciate dai relativi Consorzi di tutela per l’utilizzazione del marchio dop.
E qui è arrivata l’amara sorpresa: l’azienda aveva utilizzato, in alcuni casi, materie diverse rispetto a quelle dichiarate in etichetta o non conformi ai disciplinari. In particolare riportavano le denominazioni protette «Pistacchio verde di Bronte», «sale marino di Trapani» e «Nocciola di Giffoni» senza averne titolo. Per esempio il pistacchio aveva una generica origine siciliana e la nocciola era piemontese.
Sono state così sequestrate circa 1.200 confezioni di cioccolato e praline per un totale di quasi 1,4 quintali di dolcezza per un valore commerciale di circa 18.600 euro. Sono state ritirate anche 5.400 etichette di uova pasquali, tavolette, tartufotti.
Alla fine sono state notificate 13 sanzioni amministrative per un conto da quasi 100.000 euro. La società ha saldato sull’unghia, ottenendo lo sconto del 30% garantito a chi paga entro cinque giorni.
Risultato: Fazio & C. hanno pagato 62.400 euro (4.800 per tredici). Il 29 febbraio Fazio si è dimesso da presidente del Cda e anche la moglie Gioia ha lasciato il posto di consigliere.
L’11 marzo l’azienda ha comunicato di aver eliminato dal proprio sito di e-commerce le descrizioni risultate irregolari, mentre il 6 giugno sono stati distrutti i prodotti sequestrati. Su Internet, dopo l’incidente, sono stati inseriti come ingredienti anonimi «pistacchi» e «nocciole».
Successivamente la nocciola di Giffoni è stata sostituita con quella «Piemonte Igp», mentre il «pistacchio verde di Bronte Dop» è tornato in lista. Ma se i golosi che si sono innamorati della bella favola della fabbrica artigiana salvata da Fazio hanno mangiato un cioccolato che non conteneva quello che prometteva, adesso, potranno allegramente spendere 340 euro per l’Uovo futurista. E scusate se è poco.
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