1. BUSI FELIX: “PER FORTUNA NON HO AVUTO LA DISGRAZIA DI VINCERE IL PREMIO STREGA” 2. “SAREBBE STATO UNO SCANDALO! HO VISTO CHE USANO GLI SCRITTORI COME ATTACCAPANNI DI UN MARCHIO. GLI DANNO UNA BOTTIGLIA IN MANO CON DEL LIQUIDO GIALLO, DENTRO UNA SPECIE DI TECA. AVREI LASCIATO CADERE A TERRA LA BOTTIGLIA CHE L’ANNO SCORSO PIPERNO SI È PORTATO ALLA BOCCA. MAGARI AVRÀ BEVUTO A GARGANELLA” 3. “MI AVEVANO CHIESTO, PER PARTECIPARE ALLO STREGA, DI FARE UNDICI PRESENTAZIONI (UNDICI!) GRATUITAMENTE. MA SIAMO PAZZI?” È UN TROFEO DELLA DISFATTA, L’EMBLEMA DI UNA ITALIA IMMORALE. HA MAI SENTITO UNO DEI PARTECIPANTI IMPEGNARSI POLITICAMENTE, SUGGERIRE UNA RIVOLTA MORALE, DENUNCIARE, AFFRONTARE IL RISCHIO DI UNA QUERELA? ZERO, BOCCA ASCIUTTA, LINGUA PLACIDA E ACCOMODANTE”

Antonello Caporale per Il Fatto

Aldo Busi ha schivato per un soffio una fine orribile: vincere lo Strega.

"Sarebbe stato uno scandalo. Per fortuna non ho avuto la disgrazia di vincerlo. Ho visto che usano gli scrittori come attaccapanni di un marchio. Gli danno una bottiglia in mano con del liquido giallo, dentro una specie di teca. Avrei lasciato cadere a terra la bottiglia che l'anno scorso Piperno si è portato alla bocca. Magari avrà bevuto a garganella".

Chi ha vinto dice che lei è più bravo.

"Naturale, scontato. E cos'altro potrebbero dire? El especialista de Barcelona è un capolavoro, ha avuto almeno cento recensioni, è un libro fantastico. La vera pena è averlo lasciato nelle mani di un editore che stava per chiedere il concordato fallimentare. Io sono indignato per come abbiano trattato le dipendenze esterne all'editore questa opera d'ingegno. Non si trova in libreria, capisce?"

Busi è intrattabile, incommentabile, ingestibile.

"Io? Io sono uno scrittore che suscita buonumore, oltre alla rabbia. Il mio nome attira i lettori. Aldo Busi si fa comprare, non respinge. Aldo Busi è capace di firmare 350 copie senza muovere il gomito. In questo momento Aldo Busi si trova ad Ischia e la sua sola presenza in questo luogo produrrebbe uno stock di 700 copie vendute nell'area circostante l'albergo dove risiede. La gente mi ferma, mi chiede: dove posso trovare il libro? Capisce l'insopportabile trattamento riservatomi? Comprende adesso di quale modestia sia il mondo dell'editoria italiana, librai compresi?"

In effetti non sarebbe male per un editore averla in catalogo.

"Posso dirle in coscienza: solo l'epilogo dello Strega avrebbe prodotto nella giornata di oggi, con i titoli dei principali quotidiani dedicati a me più che al vincitore, la vendita di almeno cinquemila copie. Per me, e solo oggi, un danno di tredicimila euro".

C'è una sua particolare connessione sentimentale con i soldi.

"Bisogna avere i soldi per non badare ai soldi, per non tenerne conto più di tanto, per non avere desideri che distraggano dallo scriverne. Mi bastano cinquanta euro al giorno per l'albergo, qui a Ischia".

Odia i soldi.

"Odio essere preso in giro e che i soldi che spettano a me vadano ad altri. Mi avevano chiesto, per partecipare allo Strega, di fare undici presentazioni (undici!) gratuitamente. Ma siamo pazzi?"

Escluso dalla gara.

"Non me ne frega un amaro! Quello è un trofeo della disfatta, l'emblema di una Italia immorale. Ha mai sentito uno dei partecipanti impegnarsi politicamente, suggerire una rivolta morale, denunciare, affrontare il rischio di una querela? Zero, bocca asciutta, lingua placida e accomodante. Come quegli artisti contemporanei che si rifugiano nei giochi di luce. Funzionari al sistema, trasgressivi di concetto. Io rischio, mi pago le querele, a volte sono persino costretto a leggere delle sentenze incomprensibili. Io non ho reti di protezione, clan, collegamenti, relazioni. Non ho neppure un editore".

Andava in televisione.

"Ma con la mia faccia, il mio lavoro, la mia cultura. Non facevo marchette, dichiaravo il mio pensiero e pagavo, e pago, per ciò che penso".

Non le viene qualche voldubbio di dire minchiate?

"Senta caro amico: io dico solo cose sensate, intelligenti. Non posso permettermi le stupidaggini. Se dicessi una minchiata vorrebbe dire che prima ci avrei riflettuto. E dunque quella non sarebbe una minchiata, ma una super minchiata. Una cosa memorabile. Le mie parole sono colpi di mannaia non giri vuoti di lingua. Mi spiace deluderla".

A volte anche persone intelligenti non leggono Busi.

"E me ne accorgo, ma non c'è alcun problema. Quel che è indecente invece è che un pensatore come me, uno che è abituato a leggere e scrivere in quattro lingue, ha un pensiero europeo, è indiscutibilmente avanti gli altri, uno che non si sognerebbe mai di mettere aquiloni in copertina ma eventualmente "cazzi" (di un libro naturalmente raffinatissimo) debba patìre questo scempio".

Altri scempi in vista?

"Ho un libro pronto. "E baci" è il titolo. Come mai nessuno me lo chiede?".

Il libro sarà bellissimo e gli editori nicchiano.

"È così. Il potere è dei mediocri, di una classe politica (dentro ci metto tutto: dai preti ai professori universitari) che ha ridotto al nanismo l'Italia, ne ha mangiato le radici. Costoro vorrebbero dominarti. Dominare uno come Busi? Farebbero prima ad ammazzarsi".

Siamo alla sconcezza.

"Non chatto, non tuitto. Non sono schiavo di alcun sistema. Faccio troppe cose: parlo, dico, scrivo, elaboro pensieri civili, resisto a giudici che mi rinviano a giudizio e a ogni udienza mi presento con le ballerine ai piedi. Pago per quel che dico, per come sono, per il mio pensiero. E adesso sono l'autore del libro che non c'è".

Vota?

"Certo che sì. Diciamo a sinistra, con un po' di vergogna. E con tutto ciò giungo a dirle che se Enrico Letta (il nipote dello zio) riuscirà a togliere le province di mezzo entrerà nella storia con un gesto che - nella pochezza della politica italiana - sembrerà addirittura rivoluzionario. E io applaudirò il nipote dello zio e persino quell'altro, l'Angelino Alfano. Pensi lei com'è fatto il Busi: di giorno in giorno, di volta in volta, e di pelo in pelo".

 

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