80 ANNI DI MUSICA - LA VANONI: “IO SONO MILANO. MA DOPO TANGENTOPOLI LA CITTÀ È CADUTA IN DEPRESSIONE: DALLA MILANO DA BERE A QUELLA DA VOMITARE” - GINO PAOLI: “HO UN SOLO RIMPIANTO: NON AVER PASSATO ABBASTANZA TEMPO CON LAUZI E TENCO”

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1. «NELLA MIA VITA FORTUNATA HO FATTO CIÒ CHE VOLEVO»

Paolo Giordano per "il Giornale"

 

Fosse per lui, manco ne parlerebbe: «Tutta colpa della mia coetanea Ornella Vanoni che ha fatto interviste, altrimenti tutto sarebbe passato inosservato», scherza. Gino Paoli aveva ottant'anni già nel 1964 o nel 1974, ha sempre scardinato ogni regola e, ora che l'anagrafe glieli impone per davvero, li festeggia da trentenne.

Gino PaoliGino Paoli

 

Dopotutto, ricorda, «lo spazio e il tempo sono concetti inventati solo dall'uomo». Capito il tipo? «Vivo ogni giorno come se fosse l'unico: mi alzo come se nascessi e muoio ogni volta che vado a dormire».

 

Forse per questo le sue giornate ribollono di cose da fare: dischi, concerti, la Siae di cui è presidente, la tenuta maremmana nella quale produce olio strepitoso, la golosità di restare sempre dentro lo spirito del tempo senza perdersene neppure una goccia. La lezione per chi non ha lacrime per il prossimo perché le usa soltanto per se stesso. Compatendosi.

 

Però, caro Gino Paoli, la Vanoni dice che siete gli ultimi superstiti.

«In realtà ha preso in prestito un pensiero di Bruno Lauzi. Diceva: non siamo i più bravi, siamo quelli che sono sopravvissuti».

gino paoli e stefania sandrelli gino paoli e stefania sandrelli

 

Lauzi, Tenco, gli amici.

«L'unico rimpianto che ho è di non aver trascorso abbastanza tempo con loro, con mio padre, con i fratelli. Per il resto non rinnego quasi nulla».

 

Quasi.

«Ho avuto donne straordinarie e amici straordinari che mi hanno dato tanto. E sono sempre riuscito a fare quel che volevo senza svendermi».

 

Ad esempio è arrivato alla Camera come indipendente Pci. Però oggi è presidente della Siae e la difende dagli attacchi (anche) di chi viene dalla storia comunista.

«Chi è contro la Siae è a favore delle multinazionali che guadagnano soldi in Italia ma non pagano le tasse in Italia».

 

Spieghiamo.

«Vista la situazione, ho chiesto a chi produce smartphone, tablet e tutti quegli accessori che consentono di accedere al download o allo streaming di musica di aumentare il compenso alla Siae. Prima era 0,80 euro per ogni device, ho chiesto di portarlo a 4 euro. In Francia è 8 euro. In Germania 36».

gino paoli e stefania sandrelligino paoli e stefania sandrelli

 

Risultato?

«Hanno aumentato di quattro euro il prezzo dei loro prodotti. E la gente crede che la colpa sia la nostra».

 

Qualcuno pensa che sia stata una sua manovra per far guadagnare di più quelli già ricchi come lei.

«Sciocchezza assoluta. Il diritto d'autore è una garanzia per chi scrive musica o copioni per cinema e teatro. E' il loro unico “stipendio”. E se togliamo loro il diritto d'autore, per vivere diventeranno schiavi della tv o di chiunque gli offra un compenso. È la fine della libertà. Perciò domani incontro l'Unione Consumatori per fare qualcosa insieme. Le sembra che Gino Paoli possa essere contro i consumatori?».

 

Siamo nell'epoca dei dubbi. Ad esempio, ieri era San Matteo e Renzi aveva promesso che sarebbero che entro il giorno del suo onomastico la Pubblica Amministrazione avrebbe pagato i debiti con i formitori. Invece non ci sono le coperture.

gino paoli con stefania e amanda sandrelli gino paoli con stefania e amanda sandrelli

«In realtà sono molto d'accordo con tanti punti del suo programma. Ma tutto dipende dai finanziamenti. In ogni caso, penso che la forma di governo ideale sarebbe una repubblica presidenziale tipo la Germania ai tempi di Kohl. Lavori per tot tempo e poi, se non sei andato bene, gli elettori ti mandano a casa».

 

Cambiamo discorso. È appena uscito la biografia di Lucio Palazzo I semafori rossi non sono dio. A lei non è mai venuta l'idea di scrivere un libro per bambini? Keith Richards dei Rolling Stones (70 anni) lo ha fatto. Parlando del proprio nonno.

ornella vanoniornella vanoni

«Bellissimo. Però mi manca il tempo. Mio nonno, che faceva il piegatore negli altoforni, è stato l'uomo che ho amato di più. Vedevo i suoi racconti come oggi un bimbo vede Nembo Kid. Ormai è sparito quel rapporto fondamentale che c'era sempre stato, quello tra i bambini e i vecchi, tra le radici della vita e il futuro che si prepara a germogliare».

 

2. VANONI: «VORREI AVERE SPERANZE MA NON SO DOVE TROVARLE»

Luca Fazzo per "il Giornale"

 

Se uno non sente i brividi quando Ornella Vanoni fa irruzione nel duetto con Gino Paoli, alla seconda strofa di Ti lascio una canzone, vuol dire che ha un sasso al posto del cuore. E questa è una ovvietà. Meno ovvio è che lei, Ornella, alla fine di una lunga chiacchierata sui suoi ottant'anni, faccia un paragone di lucidità assoluta: «Ho dovuto lasciare la mia storia casa di Largo Treves a Milano. Ho pianto per un mese poi basta. Sono altre le cose su cui piangere».

ornella vanoni 6ornella vanoni 6

 

Quali?

«Gli affetti. Gli abbracci. La tenerezza, la compassione, gli orrori del mondo. Gli oggetti hanno la loro importanza, ma vanno e vengono. A me piace anche la casa dove abito adesso. Le vere vittime del mio trasloco sono i tassisti, che quando passano in largo Treves non possono più dire ai passeggeri: ecco, lì abita la Vanoni».

 

La ragazza con i capelli rossi compie ottant'anni, con la leggerezza di qualche brontolio («Ottant'anni! Cos'è, dovrei fare i salti di gioia? É chiaro che qualche acciacco c'è!») ma con l'allegria di ripartire, di rimettersi in tournee per starci fino a marzo, la routine vagabonda dei teatri e degli alberghi, con Un filo di tacco, un filo di trucco, recital e racconto, i classici senza i quali non la lascerebbero uscire dal palco e le riflessioni, le battute, le improvvisazione.

ornella vanoni (3)ornella vanoni (3)

 

Oggi esce il cofanetto Più di me Più di te Più di tutto, e anche questo è un omaggio a se stessa e alla propria carriera impareggiabile. E dentro, nello spettacolo e nel triplo album, c'è una storia d'amore durata una vita e finita male. L'amore non per un uomo ma per una città.

 

Cosa c'è di Milano nel suo spettacolo?

«Ci sono io. Cioè tutto. Io sono Milano. Più di me, solo la Madonnina».

Ma a lei Milano non piace più.

«Perché, a te piace?»

Quand'è che si è rotto qualcosa? C'è un momento, una data precisa?

«Certo che c'è. Mani Pulite, il 1992. Venivamo dagli anni Ottanta che io ho vissuto e mi ricordo come anni bellissimi, allegri, pieni di cose che succedevano. Invece all'improvviso ci hanno detto che era tutto falso, che dietro quel benessere c'era solo il crimine.

 

ORNELLA VANONI foto di Marinetta Saglio ORNELLA VANONI foto di Marinetta Saglio

Milano è andata in depressione, perché non solo le persone si deprimono. E non si è più ripresa. La mia amica Mariangela Melato, che è morta troppo presto, in uno spettacolo disse “dopo la Milano da bere abbiamo la Milano da vomitare”».

Parole forti.

«Aveva ragione».

 

Forse non è solo Milano a passarsela male.

«Certo, c'è un'Italia piena di guai, dove a Venezia si fannno entrare navi colossali solo per arricchire i commerci, dove Pompei cade a pezzi, e potremmo andare avanti. Ma io penso a Milano.

ORNELLA VANONI ORNELLA VANONI

 

Vedi, Milano è una piccola città, fatta di piccoli spazi. A Roma sei in taxi, bloccato in un traffico infernale, poi all'improvviso curvi e ti trovi nello splendore di Villa Borghese, e ti si apre il cuore. Ma a Milano non c'è una piazza del Popolo. Ha una piazza San Babila dove ormai non si vede neanche più la facciata della chiesa, prima ci hanno fatto il laghetto con la terrazza, poi quel bunker nero per vendere le felpe...».

 

Non c'è speranza?

MARIANGELA MELATOMARIANGELA MELATO

«Perché dovrei avere speranza, a cosa dovrei attaccarmi? Vedo i giovani disperati, la gente in coda sotto la statua di San Francesco per mangiare, e non ci sono solo gli stranieri».

 

Tutto negativo?

«Certo, poi ci sono questi nuovi grattacieli, bellissimi, ma chi andrà ad abitarci? Sono mezzi vuoti. Un mio amico è andato a informarsi per un appartamento, gli hanno chiesto una cifra tale che lui ha lasciato stare. Lo hanno inseguito, alla fine si sono accontentati della metà pur di vendere. La speranza è importante, ma di speranza si può anche morire».

kohl e badantekohl e badante

 

Eppure, se a ottant'anni la Vanoni è ancora qui, a Milano un po' di speranza c'è.

KEITH RICHARDS A ROMAKEITH RICHARDS A ROMA