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AHO, AVESSERO FATTO UN NOME - 124 DONNE DEL CINEMA FIRMANO UN MANIFESTO CONTRO ‘ER SISTEMA’ DEI MOLESTATORI - ASIA ARGENTO FURIOSA: ‘LO FANNO PER PULIRSI LA COSCIENZA. NON MI HANNO VOLUTO INCONTRARE, HANNO ESCLUSO MIRIANA, FORSE NON LA CONSIDERANO ALL’ALTEZZA. FRA LORO SI CHIAMAVANO ‘COMPAGNE’ MA NESSUNA È VENUTA ALLA MIA MARCIA. E POI C’È CRISTIANA CAPOTONDI, CHE HA DIFESO BRIZZI’ - A ROMA IL GIOCO È CONTARE QUANTE ABBIANO FATTO CARRIERA DANDOLA 'PURE AR GATTO' (CIT. MARINA RIPA)
fausto brizzi cristiana capotondi al ristorante
1. «NOI NON PUNTIAMO IL DITO CONTRO UN SINGOLO "MOLESTATORE". NOI CONTESTIAMO L' INTERO SISTEMA
Elisabetta Pagani per la Stampa
«Noi non puntiamo il dito contro un singolo "molestatore". Noi contestiamo l' intero sistema. Questo è il tempo in cui noi abbiamo smesso di avere paura».
«Noi» sono 124 donne del cinema italiano che in una lettera-appello, intitolata «Dissenso comune», rompono collettivamente il silenzio sui casi Weinstein e sull'«iniquità» del mondo del lavoro nei confronti delle professionalità femminili. «Un atto di solidarietà per tutte le attrici che hanno avuto il coraggio di parlare di molestie in Italia e che per questo sono state attaccate - scrivono - ma anche un atto di testimonianza».
La prima a denunciare il produttore hollywoodiano Harvey Weinstein era stata Asia Argento, che però in un paio di tweet attacca l' iniziativa: «Contestano l' intero sistema ma si guardano bene dal fare nomi. Nei prossimi giorni interverrò, ora sono troppo incazzata». E bacchetta la collega Cristiana Capotondi, che firma l' appello dopo aver «difeso il predatore Fausto Brizzi». Critiche alla lettera sui social network anche da parte di Miriana Trevisan, che in passato aveva accusato Giuseppe Tornatore.
Il manifesto è nato su impulso di una decina di donne dello spettacolo, che l' ha poi esteso ad altre fino a collezionare 120 firme (da Ambra Angiolini a Valeria Golino a Isabella Ragonese): «Firme che - spiegano - speriamo continuino a crescere sul sito dissensocomune.it, che dovrebbe essere attivo da oggi». I primi incontri, informali, qualche settimana fa: «L' appuntamento era a casa mia, poi da Jasmine Trinca - racconta la sceneggiatrice Francesca Marciano -. Con Alba Rohrwacher, Ginevra Elkann, Francesca Manieri, Cristina Comencini, Laura Paolucci, Tiziana Triana, Olivia Musini, Giovanna Mezzogiorno e Ilaria Fraioli. Abbiamo condiviso l' indignazione per quanto stava succedendo e buttato giù la bozza del documento».
Sono seguiti altri incontri. Poi le mail e le telefonate per una chiamata alle armi collettiva dopo le prese di posizione di Hollywood (con la campagna #metoo e la «divisa» nera ai Golden Globe) e i distinguo di un centinaio di artiste e intellettuali francesi, fra cui Catherine Deneuve, che hanno accusato di moralismo la campagna contro le molestie e rivendicato il diritto degli uomini di importunare e delle donne di rifiutare. Posizioni da cui «Dissenso comune» prende le distanze: «Il nostro non è un discorso moralista. La molestia sessuale non ha niente a che fare con il gioco della seduzione. Conosciamo il confine fra desiderio e abuso».
PERFETTI SCONOSCIUTI FOGLIETTA SMUTNIAK ROHRWACHER
«La molestia sessuale - scrivono - è fenomeno trasversale. È sistema», non va trattato «come la patologia di un singolo». «Succede alla segretaria, all' operaia, all' immigrata. È successo a tutte noi». «Quando scriviamo che "è successo a tutte noi" - specifica Francesca Manieri - intendiamo che tutte abbiamo sperimentato l' iniquità di trattamento sui luoghi di lavoro e vogliamo dire basta a trattamenti economici diversi e all' occupazione maschile del potere».
Il movimento punta a organizzare «un' assemblea con tutte le firmatarie, per decidere insieme come procedere».
anna foglietta e alba rohrwacher
L' obiettivo è partire dal mondo del cinema - «le attrici hanno il merito e il dovere di farsi portavoce» - per poi raggiungere «tutti gli ambiti lavorativi». «La maggioranza delle donne che abbiamo contattato ha aderito» spiega Marciano. I nomi che mancano? Alcune «non siamo ancora riuscite a sentirle», altre «hanno deciso di rifletterci o di starne fuori per motivi personali». «Nessuna - specifica Manieri - ha detto "no, non mi riguarda"».
2. ASIA ARGENTO: ‘NON HANNO FATTO NEANCHE UN NOME’
Estratto dall’intervista di Silvia D’Onghia per il Fatto Quotidiano
"Non si capisce neanche cosa vogliono dire, è solo un modo per pulirsi la coscienza da questo silenzio assordante". Asia Argento, che per prima in Italia ha denunciato di aver subito uno stupro da Harvey Weinstein, non è tra le 124 donne che hanno sottoscritto il manifesto "Dissenso comune". E la sua non è una dimenticanza.
Anzi.
Cosa è successo?
Sono stata contattata da Jasmine Trinca. 'Abbiamo creato un gruppo, abbiamo un messaggio politico', mi ha detto. Tra di loro si chiamavano compagne.
E lei non era d' accordo?
Quando mi hanno chiamata, avevano già buttato giù una prima stesura dell' appello senza neanche consultarmi. Iniziava con una specie di parabola di Edna Wolf su Cappuccetto Rosso e il lupo, si parlava in maniera ancora più vaga e non venivano nominate le attrici italiane che hanno denunciato.
Lei e Miriana Trevisan?
Esatto. Anzi, le dico di più. Sono stata messa in una chat del gruppo e ho chiesto che venisse inserita anche Miriana. Non l' hanno contattata fino a un paio di giorni fa. Forse non la reputavano alla loro altezza. Io e Miriana abbiamo aperto questa porta e ci siamo beccate delle bastonate. Però hanno fatto firmare Cristiana Capotondi che ha difeso Fausto Brizzi (il regista italiano accusato di molestie, ndr).
(…)
Io abito in periferia. Mi hanno risposto che arrivare a casa mia sarebbe stato come andare in Cina. Allora mi sono offerta di andare io in centro, ma neanche questo è accaduto. A quel punto mi sono tolta dalla chat.
Prima dell' appello le erano state vicine?
Non ho mai ricevuto un sms di sostegno da parte delle attrici e alcune di loro, quando le ho incontrate, si sono voltate dall' altra parte. Capisco che magari si vergognavano di parlare con i giornali e le televisioni, ma almeno privatamente avrebbero potuto dimostrare solidarietà Invece è stato il silenzio assoluto. Un silenzio assordante.
(…) Le avevo anche invitate alla Women' s march di Roma, il 20 gennaio, ma non si è presentato nessuno. Come sempre sono un outsider, non rientro neanche nel dissenso comune. Sono sola nella mia battaglia.
Le 124 firme smuoveranno le coscienze?
Non vedo un programma, tantomeno 'politico'. È tutto annacquato, non si capisce neanche cosa vogliono dire. (…) Forse andranno a parlare a Sanremo.
fausto brizzi cristiana capotondi al ristorante
miriana trevisan
miriana trevisan
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