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Marco Giusti per Dagospia
Mentre sui giornali seguitiamo a riempire pagine sulle polemiche relative a "Romanzo di una strage" di Marco Tullio Giordana, che finora hanno prodotto più articoli che spettatori, nelle nostre sale si assiste a una vera invasione di cinema francese provocato dall'incredibile successo di "Quasi amici" e dal trionfo di "The Artist". La Lucky Red recupera per Pasqua addirittura una commedia di due anni fa, "Les petits mouchairs" di Guillaume Canet, ribattezzata "Piccole bugie fra amici", presentata in quello che fu una volta il Festival di Roma, campione al box office in patria, ma mai distribuita da noi quando i film francesi non facevano una lira.
Come "Quasi amici" il film di Canet fu un vero scandalo in Francia, grandi incassi, ma pesanti accuse di essere il manifesto del sarkozysmo, visto che si svolgeva perfino a Cap Ferrat, la spiaggia preferita del presidente. E' li' infatti che un gruppo di amici si ritrova ogni anno, all'inizio dell'estate, su invito di Max, il Francois Cluzet di "Quasi amici", che tiene un ristorante locanda sul mare. Solo che stavolta uno di loro, Ludo, cioe' Jean Dujardin prima di "The Artist", e' finito all'ospedale, e questo raduno alla Claude Sautet rischia di diventare un Grande Freddo. In due ore e mezzo di tragicommedia c'e' di tutto.
Nina Simone, David Bowie, Janis Joplin, la commedia generazionale, le lacrime della specialista Marion Cotillard, il bel Benoit Magimel che diventa gay e si innamora dell'amico Cluzet. Come se non ci bastassero le 143 pagine di Sofri contro Giordana, precipitiamo nel pieno di una vecchia polemica interna alla commedia di costume francese di due anni fa, prima cioe' della crisi. Ci sono tutti i difetti e tutte le virtu' della commedia francese, che e' migliore e più' strutturata della nostra, e capiamo meglio il successo di "Quasi amici", ma certo non capiremo la pesante accusa di manifesto sarkozyano legato alla spiaggia di Cap Ferrat. Meglio Capalbio.
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