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Bruno Ruffilli per "La Stampa"
Per coincidenza, Jim Marshall è morto ieri, nell'anniversario della scomparsa di Kurt Cobain: senza l'ottantottenne inglese fondatore della Marshall Amplification il rock avrebbe avuto un suono assai diverso, come la musica di Cobain e dei suoi Nirvana.
«à con profondo rimpianto che annunciamo il trapasso del nostro amato fondatore e leader durante gli ultimi cinquant'anni», si legge nella nota ufficiale. «Nonostante il cordoglio, rendiamo omaggio a un uomo leggendario che ha condotto una vita piena e ricca di esperienze».
Nato James Charles Marshall il 23 luglio 1923 nella periferia occidentale di Londra, da bambino fu colpito dalla tubercolosi ossea, che lo costrinse a lunghi periodi di degenza in ospedale e ne compromise una regolare istruzione. Riformato per motivi di salute, trascorse a casa la Seconda guerra mondiale, e cominciò a guadagnarsi da vivere cantando nei locali, prima di passare alla batteria.
Insieme ad altri creatori di strumenti come Leo Fender, Les Paul e Seth Lover, Marshall ha definito il suono di un'epoca, anzi più d'una: i suoi amplificatori per chitarre sono stati usati negli Anni 60 come nei 70, da Ritchie Blackmore dei Deep Purple e dai Clash, dagli U2 ai Radiohead, fino alle band di oggi. Il famoso logo Marshall negli ultimi tempi era apparso anche su cuffie e accessori per iPhone, segno di una ditta sempre attenta ai cambiamenti tecnologici.
E fu una rivoluzione tecnologica anche quella che portò al modello Jtm-45, ispirato agli amplificatori per basso di Fender. Marshall aveva scelto di adoperare componenti meno costosi dei concorrenti e aveva puntato tutto su un suono acido e distorto: il giovane Eric Clapton fu tra i primi acquirenti, Jimi Hendrix volò apposta a Londra per comprare un amplificatore nel negozio di Marshall. Qualcuno aveva già sperimentato il feedback, quel suono acuto che si ottiene quando la chitarra elettrica è avvicinata agli amplificatori, ma è con Marshall che si afferma come protagonista. Suonano insieme la chitarra e le valvole, il rumore diventa musica.
Il resto è storia: da «Metal Machine Music» di Lou Reed ad «Appetite for Destruction» dei Guns N' Roses. Durante le sedute di registrazione, Slash noleggiò un amplificatore Marshall dei primi Anni 70 e gli piacque talmente che per non restituirlo raccontò al proprietario che gli era stato rubato. E ieri, su Twitter, l'ex chitarrista dei Guns N' Roses ha scritto: «Il rock'n'roll non sarà più lo stesso senza Jim, ma i suoi amplificatori vivranno per sempre». Mentre Paul Weller raccontava alla Bbc di usare un Marshall vecchio di quarant'anni, anche il bassista dei Mötley Crüe Nikki Sixx ha reso omaggio a quello che molti chiamavano "Lord Of Noise", il signore del rumore.
«A lui - ha scritto - sono da attribuirsi alcuni dei più grandi momenti nella storia della musica, e la metà almeno delle nostre perdite di udito».
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