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Marco Giusti per Dagospia
Aiuto! Il cinema italiano, come era prevedibile e in gran parte previsto, sta affondando. Tutto. I film di Venezia e quelli di Cannes, le commedie giovanili e le commediacce. Quelle napoletane e quelle romane. Un calderone che unisce Bellocchio, Garrone, Comencini, Ansanelli, Piccioni e chissà quanti altri.
Questo fine settimana, poi, si segnala come uno dei più funesti. Se "Reality" regge il sesto posto (a 494mila) e "Il rosso e il blu" il decimo, i nuovi arrivati "All'ultima spiaggia" di Gianluca Ansanelli (nono a 187mila), "Un giorno speciale" di Francesca Comencini (tredicesimo a 113mila) e "Padroni di casa" di Edoardo Gabbriellini (quattordicesimo a 85mila) non arrivano, in tre, al totale di 400mila euro. Ma temo che tutti i film italiani presenti in sala questa settimana siano arrivati a stento a un milione di euro.
Staccati ovviamente da "Era glaciale 4" e da "Ted", ma anche dal musical coattello "Step Up 4" e da "Magic Mike". E non c'è in vista a salvarci né un Checco Zalone, da mesi rifugiato a Capurso in cerca di nuove idee, né un Brizzi, troppo impegnato assieme a Giorgio Gori nel vero film dell'anno, le primarie di Renzi, o un "Manuale d'amore 5" o "Benvenuti al centro".
Le settimane che verranno quest'autunno ripresenteranno lo stesso schema. Piccoli e meno piccoli film d'autore con Mastandrea-Buy-Rohrwacher-Herlitzka (ormai il nuovo Bombolo del film civile), e più o meno modeste commedie con Ambra-Bova-Gassman-Papaleo-Marescotti- Mattioli (il nuovo Bombolo del film comico), che non potranno competere con i film americani. Dovremo aspettare Natale, con l'arrivo dei "Soliti idioti 2" e il post-panettone di De Laurentiis, "Colpi di fulmine" con Christian e LilloeGreg, per vedere qualche incasso.
O forse il nuovo film di Max Bruno, "Viva l'Italia" (povero Rossellini...), in uscita a fine ottobre, per capire meglio la situazione. Ma, per ora, sembra che il pubblico stia evitando accuratamente le sale dove si proiettano i film italiani, salvando solo un po' "Reality" e "Il rosso e il blu".
In questo inizio di stagione, esattamente come l'anno scorso, il nostro cinema sembra che abbia perso completamente contatto con il pubblico giovane e meno giovane, perfino col pubblico delle donne che ha affollato "Magic Mike". E' come se a vedere i nostri film andassero solo i lettori di â'Repubblica'' o quelli che leggono le recensioni e gli articoli sui festival sui giornali (ma, forse, neanche quelli).
C'è un problema serio di strategia produttiva e di strategia distributiva, anche se non abbiamo realmente titoli accattivanti per le sale né vere star che richiamino un pubblico. E, a monte, sono pochi i titoli in uscita, da Soldini a Virzì, da Bertolucci a Castellitto, che potrebbero davvero incassare nei prossimi mesi.
Del resto, può essere giusto produrre film, sia d'autore che di genere, a basso costo, ma spesso sembra che basso costo significhi anche minore qualità e ripetizione infinita degli stessi attori negli stessi ruoli, come se avessimo ancora un cinema di genere.
Anche dai periodi di crisi si può uscire sperimentando nuove idee e nuove personalità autoriali, ma non viene fatto questo, si produce solo di meno e a minor costo. Logico, allora, che il pubblico vada a vedere i film americani o si chiuda in casa tra partite su Sky e fiction polpettonistiche di altissimo culto ("Onore e rispetto", "Né con te né senza di te").
Al solito, il problema non è economico, ma di idee. Dovremmo pensare, oltre a produrre all'infinito i film dei soliti dieci registi e commedie meno riuscite di quelle degli anni precedenti, a quale cinema stiamo facendo e a quale ci piacerebbe fare, e a quale spazi possiamo offrire ai ragazzi che si affacciano con freschezza e idee originali in un simile contesto culturale. Altrimenti, oltre a rottamare la vecchia politica, si potrebbe rottamare anche il nostro cinema. E, ahimé, nessuno se ne accorgerebbe.
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