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alberto sordi il marchese del grillo
Mario Sesti per “il Venerdì - la Repubblica”
Una volta Alberto Sordi e sua sorella Aurelia ebbero un' udienza privata da Papa Wojtyla. «Mi è giunta voce» disse il pontefice «che qui c' è qualcuno che sa rifare alla perfezione la voce del Papa». Sordi si volta verso la sorella e le fa: «Ma non mi dire Aurelia, sei tu?».
«Alberto aveva iniziato a fare l' imitazione di Giovanni Paolo II, perfetta, già dopo la proclamazione» dice Giancarlo Governi, che con Sordi ha lavorato a lungo in moviola alla Safa Palatino, a scegliere e cucire insieme le sequenze tratte dai suoi film e destinate a un programma della Rai che fece epoca, Storia di un italiano. «Ero con lui quando hanno rapito Moro. "Ci vorrebbero i comunisti: ma quelli veri, con i carri armati. Altro che Berlinguer", disse».
Quando invece Il Male uscì con la finta copertina di Paese Sera e la notizia burla che Ugo Tognazzi era il capo delle Brigate Rosse, Governi si presentò in moviola con il giornale e Sordi, credendo si trattasse di una notizia vera, lo guardò severamente e disse con gravità: «Io l' ho sempre sospettato». Nella vita come al cinema «Alberto Sordi l' ho conosciuto da ragazzo: lo andavo a prendere a casa in macchina quando festeggiava il compleanno insieme a mio padre Giancarlo, visto che lui era nato il 16 e Sordi il 15 giugno» dice invece Silvio Governi. «Avevo 18 anni e mi ricordo bene come amava raccontare e spiegare la storia del cinema italiano: per lui Roma città aperta era un mezzo pastrocchio mentre Ladri di biciclette era un capolavoro».
«Sordi, nella vita, era a volte indistinguibile da Sordi al cinema» racconta ancora Giancarlo, «una volta mentre montavamo delle immagini di repertorio del ventennio fascista con il refrain di Giovinezza, giovinezza al massimo del volume cominciamo a sentire dei rumori di gente che scalpicciava nel cortile. Ci affacciamo e vediamo gli operai della Safa Palatino che, in silenzio, parodiavano una marcia fascista al passo con la musica che sentivano dalla nostra stanza, con il braccio teso a saluto romano. Alberto non ha perso un secondo.
Petto in fuori, mani sui fianchi, è partito con una strepitosa caricatura del duce: "Italiani!". Poi amava tormentare De Sica, che pure adorava come artista. Una volta, durante l' inaugurazione degli stabilmenti di Dinocittà, alla posa della prima pietra, diede uno spintone a Vittorio che finì addosso a Fanfani che finì a sua volta con le mani nella calce. "Eccellenzaaa, è stato lui" disse De Sica a un Fanfani che si voltò sconcertato "è una vita che mi dà le spinte !"».
«I film sono come figli» I suoi film preferiti? «Se glielo chiedevi» sorride Governi «ti rispondeva con un' altra domanda: "E i tuoi figli preferiti? Io non ne ho avuti, i miei sono i film". Però c' erano due film di cui non ha mai voluto più parlare: Il maestro di Vigevano, per le litigate con il regista Elio Petri, e La più bella serata della mia vita di Scola: perché durante le riprese morì la sorella Savina».
Silvio Governi,regista, e il padre Giancarlo sceneggiatore, sono gli autori di Alberto Sordi, un italiano come noi, un film che, dopo un passaggio nelle sale, andrà in onda sulla Rai per celebrare il centenario della nascita di Sordi che cade il prossimo 15 giugno. Avrà come protagonista, una sorta di Virgilio all' interno del continente di un personaggio/mondo come Sordi, Sabrina Impacciatore: sarà lei a portare per mano il pubblico dalle sale di doppiaggio dove Sordi dava la voce a Oliver Hardy fino agli onori del Campidoglio dove l' allora sindaco Francesco Rutelli gli volle cedere la fascia tricolore di "Sindaco di Roma per un giorno".
«Spero che il film» aggiunge Silvio «grazie anche alle testimonianze di Ettore Scola, Furio Scarpelli, Gigi Magni, Carlo Verdone, Giovanna Ralli, possa avvicinare le giovani generazioni a quello che per noi è un monumento non solo del cinema ma della cultura italiana contemporanea».
Il sostegno all' orfanotrofio
Giancarlo è un fiume di ricordi: «Una volta mi dice: portami al Divino Amore.
Alberto aveva la patente ma non guidava mai. Quando arriviamo, mi porta a un orfanotrofio lì vicino. Entrati, ci accoglie una folla di bambini. "Senza di lui, questo posto non esisterebbe" mi dice una suora. Alberto mi guarda, serio, e mi dice: "Guai a te se ne parli con qualcuno". Ho raccontato questo episodio solo dopo la sua morte».
piero chiambretti alberto sordi carlo freccero
Alberto Sordi, un italiano come noi è prodotto da Pierfrancesco Fiorenza per Produzione Straordinaria con la partecipazione di Rai Cinema e il sostegno della Fondazione Casa Museo di Alberto Sordi. E il film finisce, inevitabilmente, nella casa, la villa dell' Aventino dove Sordi visse per più di 40 anni. È un luogo unico che contiene un teatrino settecentesco, una sala da barbiere con le poltrone girevoli, il salotto dove l' attore leggeva i copioni. Una volta finiti, li gettava a terra. E sotto sentivano il tonfo.
ALBERTO SORDI VILLAalberto sordi franco zeffirelli silvana pampaniniALBERTO SORDI E GIOVANNA RALLIALBERTO SORDI VILLAalberto sordiGIULIO ANDREOTTI E ALBERTO SORDI NE 'IL TASSINARO'CITAZIONE ALBERTO SORDIFRANCA VALERI ALBERTO SORDIALBERTO SORDI DETENUTO IN ATTESA DI GIUDIZIOALBERTO SORDI UN AMERICANO A ROMA STENOsanremo 1981 alberto sordi e claudio cecchettoALBERTO SORDIALBERTO SORDI IL VEDOVO alberto sordi a capracotta ce faccio un mese de villeggiaturaALBERTO SORDI DOVE VAI IN VACANZAalberto sordi andreina pagnanialberto sordi andreina pagnanialberto sordi andreina pagnanisilvana mangano alberto sordialberto sordi silvana manganoALBERTO SORDIALBERTO SORDI ANNA MAGNANI LA CAMPANAmonica vitti e alberto sordimonica vitti alberto sordialberto sordi con carlo e enrico vanzinaalberto sordi venezia,la luna e tuIL TRIO MARCHESINI SOLENGHI LOPEZ CON ALBERTO SORDInino manfredi alberto sordinino manfredi monica vitti alberto sordiAndreotti con Alberto Sordi a Roma nel 1978 (Radogna)video proiettato in ricordo di alberto sordiALBERTO SORDI PH LUXARDOALBERTO SORDI VILLA
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