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ASSANGE NELLA MANICA - ALDO GRASSO: “PER ADRIANO SOFRI E PETER GOMEZ QUELLO DI ASSANGE È BUON GIORNALISMO” - “MA IL METODO WIKILEAKS CONSISTEVA NEL RIVERSARE MASSE DI DOCUMENTI SEGRETI O RISERVATI ONLINE, SENZA VAGLIO E SENZA CONTESTO. È IL CONTRARIO DEL GIORNALISMO. CON I DOCUMENTI RISERVATI PROVENIENTI DALLA RUSSIA, HA USATO LA ‘TRASPARENZA’ A FASI ALTERNE. INSOMMA, MI PAREVA CI FOSSERO BUONI MOTIVI PER NON SANTIFICARLO SU UNA RETE DEL SERVIZIO PUBBLICO ITALIANO…” - VIDEO

 

 

aldo grasso

1 - “L'HACKERAGGIO È GRANDE GIORNALISMO?” – ALDO GRASSO DEMOLISCE LA PUNTATA DI 'PRESADIRETTA' IN LODE A JULIAN ASSANGE: “IACONA HA SPOSATO IN TUTTO E PER TUTTO LA TESI DI CHI SOSTIENE CHE SIA UN EROE" - "IACONA AVREBBE POTUTO FARE LO SFORZO DI LEGGERE QUALCHE PAGINA DI 'LA VITA SEGRETA' DI ANDREW O' HAGAN, DOVE ASSANGE È DESCRITTO COME UN PICCOLO DESPOTA, BUGIARDO, VIZIATO, PARANOICO, UNA SORTA DI ROVESCIO GROTTESCO DELLE ISTITUZIONI CHE ATTACCA…” - VIDEO

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-39-hackeraggio-grande-giornalismo-rdquo-ndash-aldo-281401.htm

 

 

riccardo iacona presa diretta su julian assange 1

2 - PERCHÉ QUELLO DI ASSANGE NON È VERO GIORNALISMO D'INCHIESTA

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”

 

Per aver messo in discussione la puntata di «Presadiretta» (Rai3) dedicata a Julian Assange, ho ricevuto alcuni rilievi da Adriano Sofri e da Peter Gomez. Per loro, diversamente da quello che avevo sostenuto, quello di Assange è buon giornalismo. La mia critica si fondava su due punti essenziali.

 

julian assange

Il primo: il servizio di Riccardo Iacona era tutto in difesa di Assange, senza una sola voce contraria (il che non mi pare buon giornalismo). Il secondo: a differenza di Iacona, non sono convinto che Assange vada celebrato come un eroe dell'informazione libera e diretta, scevra dai filtri manipolatori dei media tradizionali e dei governi.

 

ASSANGE

Alla mia domanda se l'hackeraggio sia grande giornalismo, sia Sofri che Gomez rispondono di sì, a patto che il fine giustifichi i mezzi (alla machiavellica ragion di Stato si sostituisce una nuova, fantomatica ragion di Verità). Ma è giornalismo quello di Assange? Come hanno scritto Eugenio Cau e Paola Peduzzi, «Assange non ha mai fatto giornalismo d'inchiesta. Il metodo Wikileaks consisteva nel riversare masse di documenti segreti o riservati online, senza vaglio e senza contesto.

 

adriano sofri foto di bacco

È il contrario del giornalismo, e a causa di questo metodo Edward Snowden, il leaker della Nsa, ha avuto non poche discussioni con Assange. A chi oggi definisce Assange come «giornalista», andrebbe ricordato che lui stesso ha sempre preferito farsi definire come attivista (lo disse a Brian Stelter nel documentario «Page One», per esempio), e in quanto tale Assange ha sempre perseguito un'agenda politica» ( Il Foglio , 13 apr 2019).

stefania maurizi riccardo iacona presa diretta su julian assange 6

 

Con i documenti riservati provenienti dalla Russia, Assange è stato molto più cauto e selettivo, senza mai invocare la libertà di stampa. Ha usato la «trasparenza» a fasi alterne come, per esempio, nella campagna contro Hillary Clinton, non priva di conseguenze. Insomma, mi pareva ci fossero buoni motivi per non santificarlo su una rete del servizio pubblico italiano. Tutto qui.

 

 

3 - IN DIFESA DI ASSANGE: DUE MOTIVI PER CUI L'HACKERAGGIO È BUON GIORNALISMO

Adriano Sofri per “il Foglio”

manifestanti pro assange fuori dal tribunale

 

Ho un supplemento alla Piccola Posta sul programma di Iacona (ed Elena Marzano, Elisabetta Camilleri e Massimiliano Torchia) dedicato ad Assange, dopo aver letto l’autorevole recensione di Aldo Grasso per il Corriere. (…)

 

JULIAN ASSANGE

Ho un’obiezione: l’eventuale parzialità o faziosità o peggio di Assange può essergli addebitata se si sia tradotta nel silenzio o nella reticenza sulle malefatte russe o di altre cattive compagnie, ma non riduce di un millimetro l’interesse dei chilometri di rivelazioni sulle malefatte degli Usa (e di altri numerosi stati e dei loro Servizi), se risultino veridiche.

aldo grasso

 

(...) L’hackeraggio che mette a disposizione del pubblico mondiale documenti autentici del modo di azione illegale e sleale degli stati, tanto più di quelli che si vogliono democratici, e dei loro servizi segreti, è una fonte formidabile di giornalismo, come mostra l’uso che ne hanno fatto il New York Times, il Guardian, lo Spiegel, il Monde e il Pais, e tanti altri. Wikileaks ha replicato all’argomento dei rischi cui le rivelazioni esporrebbero informatori e militari sul campo, che non c’è stato un solo caso in cui si siano realizzati.

ROBERTO SAVIANO E JULIAN ASSANGE

 

Infine, vorrei richiamare un dettaglio che a Grasso dovrebbe piacere, affascinante come un dilemma di filosofi sofisti: come si considererà l’hackeraggio che permette di svelare la registrazione permanente, segreta e illegale, dei movimenti e delle parole di Assange e dei suoi interlocutori nel ripostiglio dell’ambasciata ecuadoregna, lungo anni (e infine pubblicata dal Pais)?

 

Chi ha spiato chi? Somiglia un po’ al paradosso del mentitore, no? Potremmo forse concordare che, simpatia o antipatia di Assange, c’è un uomo in una galera inglese minacciato di una galera senza scampo americana contro il quale sta la potenza accanita degli Stati Uniti e della loro influenza, fatta pesare platealmente. Non i soli Stati Uniti, ma mezzo mondo contro Julian Assange: sembra una buona ragione per mettere il proprio peso di piume sul suo piatto della bilancia.

 

snowden assange

4 - ALTRO CHE POLEMICHE: QUELLO DI ASSANGE È VERO GIORNALISMO

Estratto dell'articolo di Peter Gomez per www.ilfattoquotidiano.it

 

(...) Grasso è un critico televisivo. E per noi la critica è sacra. Anche la sua. Se la trasmissione non gli è piaciuta, ha tutto il diritto di scriverlo. Noi non condividiamo, ma registriamo il punto di vista. Facciamo però qui notare che le eventuali, e tutte da dimostrare, pecche umane di un giornalista come Assange non possono essere il metro di valutazione del suo lavoro, a meno che non si voglia dare ragione al filosofo francese Paul Valéry secondo cui “Quando non si può attaccare un ragionamento, si attacca il ragionatore”.

 

ASSANGE HILLARY

Il motivo per cui Fatti Chiari ha deciso di occuparsi della critica di Grasso è però un altro. Il suo articolo, dopo aver ricordato che Assange è accusato negli Usa di “cospirazione nella violazione di un sistema informatico” (i famosi documenti segreti sulla “guerra al terrore”), si conclude con una domanda: “L’hackeraggio è grande giornalismo?”.

 

L’interrogativo merita risposta: sì, è grande giornalismo se, come in questo caso, i documenti smascherano le bugie di chi è al potere. È grande giornalismo se, come in questo caso, i documenti hanno un interesse pubblico perché dimostrano quanto chi era al potere abbia mentito sull’Afghanistan e l’Iraq.

 

peter gomez foto ray banhoff 1

Assange è privato della libertà dal 2010 ed è detenuto in un carcere di massima sicurezza dal 2019. Cittadini e giornalisti di tutto il mondo, non necessariamente pacifisti come scrive Grasso, riconoscono che quelli di WikiLeaks sono stati tra i più grandi scoop della storia.

 

E la pensano così pure tanti colleghi americani convinti che anche per Assange valga la celebre sentenza della Corte Suprema, che non sanzionò il New York Times per aver pubblicato nel 1971 i Pentagon Papers, un rapporto segreto sull’inizio della guerra del Vietnam, scatenata, al pari di quella in Iraq, sulla base di una bugia. Una sentenza in cui si legge: “Soltanto una stampa libera e senza limitazioni può svelare efficacemente l’inganno del governo. E di primaria importanza tra le responsabilità di una stampa libera è il dovere di impedire a qualsiasi parte del governo di ingannare le persone”.

wikileaks julian assange

 

Fatti Chiari non è una rubrica pacifista. Chi scrive, dopo l’attentato alle Due Torri, era contrario alla guerra in Iraq, ma era favorevole (sbagliandosi) a quella in Afghanistan, perché quel Paese nascondeva Bin Laden. Fatti Chiari però ricorda i Pentagon Papers e pensa che Assange sia un paladino della libertà di stampa.

 

Il fatto che Grasso, come altri, sospetti un ruolo dei russi nella successiva pubblicazione da parte di WikiLeaks delle email di Hillary Clinton, che contribuirono alla vittoria di Donald Trump nelle elezioni del 2016, non sposta di una virgola questo giudizio. Perché quelle email erano autentiche e dimostravano il supporto all’Isis, sotto lo sguardo Usa, da parte di Arabia Saudita e Qatar. Erano una notizia vera che gli elettori avevano il diritto di conoscere. #freeassange

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