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“BAUDO È STATO IL CONDUTTORE PER ECCELLENZA, IL MASSIMO ESPONENTE DELL’IDEOLOGIA NAZIONAL POPOLARE” – ALDO GRASSO: “ULTIMO EREDE DELLA GRANDE TRADIZIONE DEL VARIETÀ, HA SIMBOLEGGIATO NEL MONDO DELLA TV QUELLO CHE LA DEMOCRAZIA CRISTIANA HA RAPPRESENTATO IN POLITICA. ANCHE LUI ERA UN CAVALLO DI RAZZA” – “DIFFIDAVA DEI FORMAT, PIÙ PER FEDE  CHE PER RAGIONE.PIPPO BAUDO ERA IL NUOVO CHE AVANZAVA ANCHE SE STAVA SEMPRE FERMO (IL FAMOSO RINNOVAMENTO NELLA CONTINUITÀ); ERA UNA CURIOSA FORMA DI ECLETTISMO SOCIALE, LA CAPACITÀ DI RIVOLGERSI A TUTTI, DI APPARIRE INTERCLASSISTA, DI PROMUOVERE L’INNOVAZIONE E NELLO STESSO TEMPO SALVAGUARDARE LA TRADIZIONE. SAPEVA OCCUPARE LA SCENA E FAR RUOTARE ATTORNO A SÉ GLI OSPITI. ERA UN TRAMONTO CHE NON TRAMONTAVA MAI. POI…”

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Estratto dell'articolo di Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”

 

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[…] Pippo Baudo […]  il mestiere della conduzione televisiva l’ha praticamente inventato sera dopo sera, con innumerevoli ore passate in video, programmi ideati, volti scoperti, tanto che elencare i suoi innumerevoli «figli d’arte» era diventato un tormentone.

 

Gli ultimi anni gli hanno riservato qualche dispiacere professionale (compensato da molte interviste). Riteneva di avere ancora molte idee da condividere con il suo pubblico e non si sentiva valorizzato dalla «sua» azienda, la Rai.

 

pippo baudo con heather parisi foto lapresse

Pippo è stato il conduttore per eccellenza, il presentatore che ha ideato la regia «sul campo», ultimo erede della grande tradizione del varietà.

 

È stato lui a scandire il ritmo dei programmi mentre li metteva in scena, a suggerire gli stacchi, affrontando imperturbabile qualsiasi imprevisto.

 

Infaticabile, ha interpretato come pochi il ruolo di talent-scout di giovani promesse (Lorella Cuccarini, Heather Parisi, Beppe Grillo e Barbara D’Urso sono i primi nomi che vengono in mente) più volte ha dimostrato di saper riempire i buchi del palinsesto.

 

 

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Ci sono stati momenti in cui la Rai ha retto lo scontro con Mediaset grazie al continuo impegno di Pippo. La Rai aveva i magazzini vuoti e vuote erano le teste di alcuni centri decisionali: Pippo si è esposto, ha occupato tutti gli spazi possibili, forse troppi; ha fatto bene tutto quello gli hanno lasciato fare.

 

Era un intrattenitore di facile presa, il massimo esponente dell’ideologia nazional-popolare (il più bell'elogio che gli potesse fare l’incauto ex presidente Enrico Manca), espressione di un mondo che conosceva il repertorio del teatro di rivista meglio della navigazione su Internet.

 

Pippo era un «uomo Rai». Quando nel 1987 abbandonò Viale Mazzini per passare in Fininvest riuscì a condurre un solo spettacolo, «Festival». Non trovava in quegli studi «l’aria», era questa la sua espressione, che è la condizione necessaria per la riuscita di uno spettacolo.

 

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Per circa dodici mesi, scomparve dai teleschermi e patì la lontananza. Si aggirava nei pressi di Viale Mazzini come un cane bastonato. A qualche prezioso cronista confidò il suo avvilimento: «Come sta? — gli chiese una volta Beniamino Placido — Come vuole che stia? Male. Non ho un lavoro».

 

Poi rinacque, perché riammesso a corte, e Angelo Guglielmi lo sdoganò alla grande con «Uno su cento». Baudo ha condotto i grandi varietà del sabato sera, da «Canzonissima» a «Fantastico».

 

 

pippo baudo foto lapresse

Ha battezzato più e più volte il Festival di Sanremo, ma il suo capolavoro resta «Domenica in»”: in quei pomeriggi domenicali sei, sette milioni di persone restavano incollate al video, i discografici, i pubblicitari, i produttori lo imploravano per partecipare al suo programma, gli scrittori si presentavano con il libro sotto il braccio per mendicare un passaggio e un sicuro posto nella classifica delle vendite.

 

La tv aveva raggiunto la dismisura del suo potere.

 

Baudo ha simboleggiato nel mondo della tv quello che la Democrazia cristiana ha rappresentato in politica: amico di De Mita, amico di Andreotti, ma nemico di Cossiga (sono arrivati al punto di scambiarsi epiteti ingiuriosi).

 

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Anche lui era un cavallo di razza, «un democristiano indistinto e quintessenziale» (Filippo Ceccarelli).

 

Diffidava dei format, più per fede che per ragione. Baudo era il nuovo che avanzava anche se stava sempre fermo (il famoso rinnovamento nella continuità); era una curiosa forma di eclettismo sociale, la capacità cioè di rivolgersi a tutti, di apparire interclassista, di promuovere l’innovazione e nello stesso tempo salvaguardare la tradizione.

 

Sapeva occupare la scena e far ruotare attorno a sé gli ospiti. Era un tramonto che non tramontava mai. Poi, fatalmente, è sopraggiunto il momento dove non vale più la magica formula «Signore e signori buonasera!».

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