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Francesco Persili per Dagospia
“Ma come è bello qui/ ma come è grande qui/ ci piace tanto ma “Non è la Rai”. E di colpo hai di nuovo 13 anni. Era il 9 settembre 1991 quando quella sigla cantata da un dream team di lolite irruppe nei tinelli del nostro Paese. Era l’inizio di un programma destinato a lasciare una traccia nella storia della televisione italiana.
Sono passati 25 anni dalla prima puntata della trasmissione ideata da Gianni Boncompagni e Irene Ghergo e oggi “Mediaset Extra” celebra la ricorrenza con una maratona di 16 ore. Ci sono anche le immagini inedite della puntata mai andata in onda nel giorno dell’attentato a Borsellino.
“Non fate gli snob, tanto lo guardavate tutti”, l’hashtag “NonelaRaiDay” vola su Twitter. Un fenomeno di culto tra gli adolescenti (e non solo) degli anni ’90 alla pari del telefilm “Beverly Hills 90210”, del karaoke di Fiorello, delle canzoni degli 883, “Non è la Rai” ha rappresentato per quattro anni una certezza nel palinsesto televisivo e un’isola felice nell’immaginario di una generazione. Per gli amanti del vintage ci sono le immagini della prima edizione, quella condotta da Enrica Bonaccorti che riguardandosi in tv con una giacca a pois cinguetta: “Rivorrei quella giacchetta e quella pelle. Ma soprattutto quell’allegria”.
I cultori della trasmissione non dimenticano il “Cruciverbone” dello scandalo quando una concorrente rispose “Eternit” ancor prima della domanda scatenando le ire della conduttrice. Ancora oggi su quella che i critici televisivi del tempo definirono “tele-truffa” c’è una coltre di mistero che, si sa, è Eternit finché dura.
I completini Onyx, frangette e playback memorabili, le ragazze di “Non è la Rai” continuano a far discutere. Nell’attesa di vederla alla conduzione della docufiction di Rai2, “Coppie in attesa 2”, si può ammirare l’Ambra delle origini, con zainetto e auricolare, in collegamento con Boncompagni che dalla regia si divertiva a misurarne le capacità sussurrandole non sense e cose strampalate. Senza dimenticare la conturbante Mary Patty, quella del gioco “Come si chiama mia nonna”, la rivalità tra Antonella Elia e Yvonne Sciò su cui si è molto favoleggiato, le cover di canzoni italiane (memorabile “Rosso” cantata da Francesca Gollini) e i balletti sfrenati sulle note di “Please Don’t go”.
Un “tele-affresco” di disinibita leggerezza e seducente disimpegno che ha funzionato da “trampolino di lancio” per Claudia Gerini e Sabrina Impacciatore, che poi hanno portato avanti la loro carriera nel cinema. Mentre si sono perse le tracce di Alessia Merz, già velina di Striscia, e di Alessia Mancini che dopo non indimenticabili esperienze cinematografiche, ha avviato un’attività da “organizzatrice di matrimoni”. “I vestitini rossi di Miriana Trevisan sono patrimonio dell’umanità”: il pensiero condiviso sui social.
Oltre ad essere ricordata come valletta di Corrado, di Raimondo Vianello e di Mike Bongiorno a "La ruota della fortuna", Miriana è stata il sogno proibito di Matteo Salvini (che nella sua cameretta aveva un poster della ragazza) e di centinaia di pischelli romani che dopo la scuola raggiungevano il Centro Palatino. Gli studi televisivi romani del Biscione erano la meta di un pellegrinaggio incessante di ragazzotti che aspettavano fino al tramonto le ragazzine di “Non è la Rai” per strappare loro una foto o un autografo.
Una trasmissione simbolo dell’edonismo anni Novanta che ha sollevato più di una polemica. “Però quel Boncompagni lì secondo me”, cantava Vasco Rossi in “Delusa”, provocazione in musica dedicata alle ragazze con un messaggio sibillino a Gianni Boncompani, ritenuto, a torto, il padre del tele-lolitismo: “Quella era una trasmissione molto pulita. Tutte ragazzine acqua e sapone. Andavano in onda senza un filo di trucco. Nessuna mignottocrazia, per fortuna, quel programma non ha provocato danni”, dichiarò nel 2011 al “Riformista, il regista che replicò al rocker di Zocca facendo cantare alle ragazze il brano “Affatto deluse” con tanto di versetto di ripicca: “Però quel Vasco Rossi lì secondo me...”. Festa per gli occhi e carnevale dello spirito, la sintesi migliore per “Non è la Rai” l’ha trovata Silvio Berlusconi che un giorno, entrando al Centro Palatino, non riuscì a trattenere lo stupore: “Il paradiso me lo immagino così”.
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