"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
1. TEXAS, ULTIMO ATTO DI “AMERICAN SNIPER”
Francesco Semprini per "la Stampa"
Una persona affetta da gravi disturbi psichiatrici, o un tossicodipendente che ben comprende la differenza tra giusto e sbagliato? Si sviluppa attorno a questa dicotomia il processo che vede imputato Eddie Ray Routh, ovvero l’omicida dell’«American Sniper».
IL CECCHINO USA CHRIS KYLE CON IL VETERANO CHE LHA UCCISO
Routh è infatti l’ex militare che ha ucciso Chris Kyle, il cecchino dei Navy Seals a cui è ispirato il film diretto da Clint Eastwood, candidato a sei premi Oscar, e lui stesso coautore dell’omonimo «best-seller». Una sorta di celebrità, amata e disprezzata, a seconda dei punti di vista, per i suoi 160 colpi letali messi a segno che gli hanno fatto guadagnare il soprannome di «Diavolo di Ramadi», dalla città dove per più tempo è stato impiegato durante i suoi quattro contingentamenti in Iraq.
Un processo quindi a rischio spettacolarizzazione, e proprio per questo la difesa di Routh ha tentato in tutti i modi di far slittare le udienze, per contenerne il già ampio eco mediatico.?
JIM DEFELICE CHRIS KYLE SCOTT MCEWEN AMERICAN SNIPER
Le accuse?Sul capo dell’imputato, fra l’altro, pende l’accusa di doppio omicidio, visto che l’uomo non solo ha ucciso l’American Sniper, ma ha anche assassinato un commilitone di Kyle, Chad Littlefield, che assieme a lui aveva tentato di aiutare Routh. L’imputato era un tecnico dell’Esercito, anche lui impiegato in Iraq, e durante il terremoto del 2010, ad Haiti. Dopo il congedo, nello stesso anno, aveva sofferto di distrurbi post traumatici, e aveva iniziato a prendere diversi farmaci.
L’abuso di questi, unito al consumo di marijuana e alcol in grandi quantità, aveva causato al 27 enne molti problemi, tanto che la madre aveva chiesto proprio a Kyle di aiutare il figlio. E così l’ex Sniper, lasciata la divisa nel 2009 a 38 anni, assieme ad altri commilitoni, lo coinvolgeva sovente in iniziative organizzate a favore di veterani, come quella del 2 febbraio 2013 al poligono di Lancaster, in Texas, dove vivevano.
Ironia della sorte, proprio il poligono si è trasformato nella tomba di Kyle. Il suo cadavere e quello dell’amico Littlefield sono stati rinvenuti in una pozza di sangue vicino a dove i tiratori si allenavano, mentre Routh è stato arrestato ad un centinaio di km di distanza a bordo del pick-up di Kyle, usato dall’omicida per una disperata quanto improbabile fuga.?
I testimoni?
Alcuni testimoni dicono che una volta fermato Routh abbia detto di aver sparato perché quando viaggiavano tutti a bordo della vettura, i due «non mi stavano parlando, ed io soffrivo per questo». Secondo altri testimoni, l’omicida avrebbe detto in riferimento a Kyle, che «se non avessi preso la sua anima, avrebbe preso lui la mia». Secondo la difesa questo confermerebbe l’infermità mentale del ragazzo, secondo l’accusa, è il ragazzo che si sarebbe messo nella condizione di essere violento. Insomma, Routh è capace di intendere e di volere? Al tribunale texano la sentenza che chiude l’ultimo capitolo di America Sniper.
2. “CHRIS NON AMAVA LA GUERRA? MA SE COMBATTI, DEVI VINCERE”
Da “la Stampa”
«A Chris Kyle non piaceva la guerra, ma come tutti i grandi guerrieri sapeva che se andava fatta, occorreva vincerla». Il pensiero del cecchino più letale della storia ce lo racconta Jim DeFelice, coautore di «American Sniper», il libro edito in Italia da Mondadori, che ha ispirato l’omonimo film. ?
Sette edizioni e 70 mila copie vendute, qual è il segreto del successo di American Sniper??«Innanzitutto Chris, ciò che racconta nel libro, cosa pensa e come si comporta un grande combattente in guerra. Il suo è un contributo “politically correct”, racconta alla gente cosa è veramente una guerra». ?
E poi??
«Il secondo fattore vincente è la presa che ha avuto sui lettori la storia della famiglia di Chris, in particolare la moglie Taya. La responsabilità di crescere dei figli mentre il marito è in guerra, e di essere la donna di un guerriero. Una prospettiva che forse mancava negli altri libri sui conflitti dei nostri giorni».?
Cosa è la guerra??
«E’ un affare terribile, spietato, che dovrebbe essere evitato con tutte le forze ogni volta che si può. Ma che se si sceglie di combattere bisogna vincere a tutti costi e per farlo, ahimè, occorre anche essere violenti. William Sherman, generale nordista ai tempi della Guerra civile, diceva che “la Guerra è un inferno”, ma spiegava anche che per fermare la guerra bisognava farla a chi la voleva continuare. Ciò che diceva Chris».?
Un «cecchino» può essere un eroe??
«Certo, nel caso specifico Chris ha messo più volte a rischio la propria vita per salvarne altre, quelle di commilitoni, di giornalisti o di civili inermi. Più in generale occorre dire che c’è una generale incomprensione, sul ruolo dei cecchini».?
Cosa intende??
«Nell’ultimo conflitto mondiale, anche gli Alleati, per liberare una zona, conducevano attacchi indiscriminati. Il cecchino nella guerra irachena aveva il compito di condurre azioni mirate per contenere le vittime civili».?
Un eroe è anche chi uccide un ragazzino??
«Nel caso del film al bambino era stata data una granata per farsi saltare in aria, era già morto di fatto, condannato dalla donna che gli aveva dato la bomba. Quello che ha fatto lo sniper è stato salvare altre vite».??
Michael Moore ha chiamato il cecchino codardo, cosa si sente di dirgli??
«Gli consiglierei di leggere il libro, cosa che non credo abbia fatto».?
Come conviveva Chris con i suoi 160 obbiettivi eliminati??
«Abbiamo parlato a lungo di questo, Chris non aveva rimorsi, seguiva delle regole ben precise in una situazione di guerra. Se non quello di non aver potuto evitare la morte di due commilitoni a Ramadi, di questo se ne faceva una colpa profonda, nella sua mente lui li avrebbe dovuti e potuti coprire, in quel senso il rimorso era di non aver sparato una volta di più».?
Dipese da lui??
«Assolutamente no. Ma si sentiva di dover proteggere tutti». ?
A cosa sta lavorando ora??
«Ad un libro assieme alla moglie di Chris, Taya, “American Wife”. Un racconto su come ha vissuto la sua vita quando il marito combatteva, ma anche la morte di Chris, il processo e la scelta di andare avanti con la Fondazione che porta il suo nome e che ha il motto di “Servire chi ha servito”». [fra. sem.]
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