DAGOREPORT – NEL NOME DEL FIGLIUOLO: MELONI IMPONE IL GENERALE ALLA VICEDIREZIONE DELL’AISE.…
Massimo Sideri per ''Corriere Innovazione - Corriere della Sera''
L'intervista che avrebbe voluto fare? «Leonardo da Vinci: mi piacerebbe fargli vedere quante cose sono state inventate. Ho sempre pensato che fare il divulgatore per lui sarebbe stato divertente».
Non un divulgatore qualunque. Il maestro dei divulgatori.
Eppure sono in pochi a sapere che la vita di Piero Angela, prossimo ai 90 anni, richiederebbe una serie di documentari al netto di Quark: prima di diventare divulgatore è stato:
1) un pianista (suona ancora);
2) inviato di guerra («In Iraq sono stato arrestato per spionaggio, una stupidaggine (sic). Ero lì dopo la Guerra dei sei giorni. Impiccavano le persone. Io dovevo fare un servizio sul petrolio e filmammo di nascosto una raffineria. Qualcuno ci vide... i poliziotti ci arrestarono e in prigione c' era una gabbia con una ventina di personaggi che non ti dico. Io dissi alla mia troupe, scherzando ma non troppo: stanotte dormiamo legati schiena contro schiena. Poi per fortuna a mezzanotte arrivò un capitano dei servizi segreti che parlava inglese e ci portò via»);
COPERTINA DEL LIBRO DI PIERO ANGELA
3) mancato direttore Rai per sua scelta («Nel '75 alla Rai andava fatta una lottizzazione da manuale Cencelli per cui il direttore del Tg2 doveva essere suggerito dal Partito repubblicano. Mi volle incontrare Rossetti. Gli dissi che non andavo nelle sedi dei Partiti così ci vedemmo in un bar del Corso. L' onorevole Ugo La Malfa aveva pensato a me. Io ringraziai ma dissi di no, per tante ragioni. Io volevo fare il giornalista, i direttori si devono occupare di tante altre cose, soprattutto grane. Insistette molto. Mi disse che era l' occasione giusta, che finalmente i Tg sarebbero diventati più liberi, che non potevo tirarmi indietro. Alla fine gli risposi: io per la patria posso anche farlo però ogni settimana mi presento in una conferenza stampa con tutta la lista delle cose che i politici mi chiederanno di fare. Non li ho più sentiti»);
4) cronista del primo videoregistratore («Ero corrispondente da Parigi e alla Fiera del 1960 venne presentato Ampex (il sistema che poi perse la battaglia con lo standard concorrente Vhs, ndr). E allora feci vedere in video una tv con sopra una specie di lavatrice e dissi: vedete questo è un videoregistratore e permette di vedere immediatamente ciò che si registra. Spinsi il bottone e feci vedere che riapparivo sul monitor. Uno degli ingeneri Ampex disse che in qualche anno avremmo avuto dei modelli a tracolla».
Oggi portiamo tutti un "videoregistratore" in tasca senza meravigliarci.). Non ha mai avuto rimpianti. Senza ispiratori («semplicemente non c' erano»). E non è stato nemmeno un grande studente! («Mi annoiavo, puntavo al minimo sindacale. L' insegnamento era punitivo, ancora è così»).
Ma nonostante tutto questo Piero Angela, che dal 5 luglio torna in prima serata con SuperQuark (il regista storico è sempre Gabriele Cipollitti così come rimane la squadra degli autori), è l' uomo che ha unito più generazioni di fronte al piccolo schermo parlando di una cosa che in Italia non ha mai goduto di buona fama come dimostrano ancora oggi le discussioni surreali sui vaccini: la Scienza. Ed è anche l' uomo che, a distanza, ha ispirato il Corriere Innovazione con il suo amore per la divulgazione tecnico-scientifica.
Noi al «Corriere Innovazione» diciamo che in Italia sui temi dell' innovazione andrebbe fatto ciò che lei ha fatto per la scienza: robot, intelligenze artificiali, reti neuronali che collegano gli umani alle macchine, bio e nanotecnologie. La stessa ansia da nuove tecnologie è la riprova che questi argomenti andrebbero conosciuti e spiegati di più, magari anche per governarli.
Non le sembra che ancora oggi gli intellettuali siano portatori magari involontari di questo atteggiamento anti-scientifico?
«La cultura che abbiamo in particolare in Italia andava bene in un mondo contadino perché le cose non cambiavano e ognuno accettava il suo ruolo. I cambiamenti o non esistevano o erano lentissimi e la cultura era il giardino dei piaceri: la pittura, la poesia, l' arte, la lettura. Purtroppo è su questi argomenti che oggi spendono i soldi pubblici gli assessori. Sono argomenti ancora importanti, certo, ma purtroppo questa vecchia cultura letteraria non è più in grado di reggere il suo tempo e di interpretare la modernità.
Oggi per essere dei saggi bisogna sapere raccontare l' innovazione tecnologica e anche l' economia. Perché questo sistema tecnologico è intimamente legato all' economia».
"Quark" è il programma di divulgazione più longevo della storia italiana: ha superato la Prima, la Seconda e si appresta ora con "SuperQuark" ad affrontare la Terza Repubblica. Si sarà fatto un' idea in tanti anni di cosa manca...
«Manca oggi una filosofia della tecnologia. C' è la filosofia della scienza che si occupa di massimi sistemi. Ma manca una filosofia della tecnologica che spieghi come tutta questa rivoluzione ci ha permesso di studiare, di vivere sani, di avere un reddito più alto, di liberare uomini e donne da sudditanze antiche e soprattutto ci ha permesso di creare delle società che sono competitive in un mondo in cui conta la capacità di essere innovatori per riuscire a vincere la concorrenza. Dunque è importante che i politici sappiano gestire questa società moderna».
Eppure viviamo questa contraddizione enorme: il livello scientifico in Italia è altissimo. I nostri scienziati, anche in campi modernissimi come le biotecnologie, sono apprezzati in tutto il mondo. Siamo stati grandi innovatori nella storia, come nell' invenzione del pianoforte, ma ci siamo sempre dimenticati di dare a Bartolomeo Cristofori quello che è di Bartolomeo Cristofori...
«Per la cultura di stampo crociano la tecnologia è l' intendenza come si diceva una volta. Si dà per scontata, eppure senza perdi la guerra. Il nostro ruolo di divulgatori, in tv come nei giornali, non è tanto quello di spiegare le teorie scientifiche. Questo è il ruolo della scuola. Il nostro è spiegare quali conseguenze avranno queste scoperte e innovazioni in vari campi della conoscenza.
Alla fine di questi discorsi non è che la gente deve conoscere tutto dei computer, basta che ne comprenda l' importanza che ha la ricerca in innovazione e dunque l' importanza di investire in uomini e mezzi. Questa è la macchina della ricchezza; l' altra, quella della politica, è la macchina della povertà perché non crea nulla, come la distribuzione di un reddito di cittadinanza. E non mi riferisco tanto ai politici attuali, sono stati tutti così.
Chi più dà più riceve voti, è la legge del mercato elettorale. Ma un Paese deve sapere anche come si crea la ricchezza. In Germania un' organizzazione tecnica aiuta le aziende medio piccole a costruire i propri prodotti e a trovare soluzioni dal 1949. Se un Paese ha la preveggenza di fare anche queste cose diventa più forte. È una specie di obbligo negli investimenti. Non possiamo farne a meno. Come dire che non investiamo in educazione perché rende poco. Sono le ricchezze di base. Che permettono di crescere anche attraverso la meritocrazia».
Cosa le rimane dopo tanti anni del suo pubblico intergenerazionale?
«Il nostro pubblico ci assomiglia: è un pubblico di curiosi, di persone intelligenti, vogliono sapere cosa c' è dentro il giocattolo».
Un' ultima cosa: il mistero scientifico che l' ha appassionata di più?
«Ah, quella che io chiamo la macchinetta, il funzionamento del cervello umano. È la cosa più straordinaria che ci sia».
Di certo il cervello di Piero Angela, a 90 anni, è sempre straordinario.
PIERO ANGELA alberto e piero angelapiero angela e osvaldo bevilacquapiero angelaPiero Angela PIERO ANGELA
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