arbore boncompagni bandiera gialla

LE MINIGONNE, LE SFIDE TRA BEATLES E STONES, IL BEAT E LA SCOPERTA DEI NUOVI TALENTI - RENZO ARBORE RACCONTA “LA RIVOLUZIONE” DI “BANDIERA GIALLA”, IL PROGRAMMA CONDOTTO INSIEME A GIANNI BONCOMPAGNI LA CUI PRIMA PUNTATA ANDO’ IN ONDA IL 16 OTTOBRE DI 60 ANNI FA SU "RADIO2": “CI SIAMO DIVERTITI, ABBIAMO 'INVENTATO' I GIOVANI” (TRA I FAN IN STUDIO DAGO, LOREDANA BERTÈ, MIA MARTINI, RENATO ZERO, BARBARA PALOMBELLI, CLEMENTE MIMUN, MITA MEDICI) – IL TITOLO MERITO DI LUCIANO RISPOLI, PATTY PRAVO E LUCIO BATTISTI: "SI ESIBÌ LA PRIMA VOLTA DA NOI. NON VOLEVA ASSOLUTAMENTE CANTARE, NON GLI PIACEVA LA SUA VOCE” – VIDEO

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Silvia Fumarola per repubblica.it - Estratti

 

 

Le minigonne, la sfida tra i Beatles e i Rolling Stones, la scoperta dei nuovi talenti, l'invenzione dei giovani, il beat che conquista gli studenti: il 16 settembre 1965 fa andava in onda la prima puntata di Bandiera gialla, programma radiofonico cult della Rai. «Fu una rivoluzione», racconta Renzo Arbore, che con l'amico Gianni Boncompagni dallo studio di Via Asiago a Roma aprì una finestra sul mondo. "A tutti i maggiori degli anni 18, a tutti i maggiori degli anni 18, questo programma è rigorosamente riservato ai giovanissimi..." è lo slogan che lancia la trasmissione.

arbore boncompagni bandiera gialla

 

I due corsari sono applauditi da giovani fan, Loredana Bertè, Mia Martini, Renato Zero, Barbara Palombelli, Clemente Mimun, Mita Medici, Roberto D'Agostino. «Ci siamo divertiti tanto», ripete Arbore, 88 anni, che domani (alle 10.30) sarà ospite di Luca Barbarossa ed Ema Stokholma per una puntata speciale di Radio2 social club.

 

Cosa aveva di diverso "Bandiera gialla"?

«Era rivoluzionaria, avevamo inventato il movimento beat. E Gianni era la prima voce totalmente libera della radio, non era quella di un annunciatore».

 

Alla direzione della radio c'era il maestro Giulio Razzi, poi arrivò Leone Piccioni, ma per voi fu determinante Luciano Rispoli, che per superare le diffidenze propose di chiamare il programma "Bandiera gialla".

«Il merito del titolo fu di Luciano, che ebbe una bella intuizione, io avevo pensato a un titolo inglese. Poi abbiamo avuto al nostro fianco Maurizio Riganti, un amico. Ha 92 anni e continuiamo a vederci, andiamo a pranzo insieme».

gianni boncompagni bandiera gialla

 

La bandiera gialla è quella che si mette sulle navi per segnalare che ci sono gli appestati, deve avere il via libera. Oggi, simbolicamente, dove la farebbe sventolare?

«Su una trasmissione elegante, pacata, assolutamente informativa: forse su un programma di Corrado Augias».

 

"Bandiera gialla" segnò un cambiamento culturale, diede una scossa negli anni Sessanta. Cosa vi ispirò?

«Il cambiamento fu totale (...) stravolgemmo la scaletta e le proposte musicali: inventammo la radio di oggi, moderna, libera».

(....)

 

bandiera gialla

La musica nuova, la moda che cambia: rivendica sempre che avete "inventato i giovani".

«Assolutamente. Quando abbiamo inventato Bandiera gialla non c'erano i giovani, c'erano i ragazzi con i pantaloni corti o quelli alla zuava. Dagli 11 ai 18 anni esistevano i teenager americani, loro erano rappresentati ma da noi questa categoria non c'era. Ci siamo rifatti, abbiamo inventato la categoria dei giovani e a loro ci rivolgevamo, poi ci siamo rivolti ai beat, e ancora dopo ai capelloni».

 

Eravate consapevoli di quello che stavate facendo?

«No. Con Gianni eravamo entusiasti ma non coscienti di aver inventato una maniera diversa di comunicare. Ci piaceva quello che facevamo».

 

arbore boncompagni bandiera gialla

Lucio Battisti si esibì la prima volta da voi.Come riusciste a convincerlo?

«Non voleva assolutamente cantare, non gli piaceva la sua voce. Gli mettemmo la chitarra in mano, lui cantò le composizioni che aveva scritto per i Dik Dik e l'Equipe 84».

 

E la storia del beat?

«Tutto il fenomeno beat lo rubai alla Beat generation americana, leggevo Kerouac, Ferlinghetti. Non sapevamo come definire questa musica: allora si chiamava yé-yé, ma a noi non piaceva. Ci piaceva beat: nacque la moda beat, le abitudini beat».

 

C'era la Swinging London, a Roma grazie al Piper nasceva la Swinging Rome.

«Il locale di Crocetta e Bornigia divenne il posto dove andare, i giornali ci seguirono. Mettevamo l'etichetta "beat" su tutto».

 

rocky roberts canta la sigla di bandiera gialla

Per i 50 anni di "Bandiera gialla", Boncompagni spiegò che i cantanti degli anni 60 erano spaventosi ma l'Italia era indietro. "Oggi gli stadi si riempiono con cantanti orrendi. Loro, i giovani del cavolo, cantano canzoni senza senso. Per certi ci vogliono gli arresti domiciliari, così non fanno danni". Anche lei la pensa così?

(Ride) «Sì in memoria di Gianni, che era anche un finissimo intenditore di musica classica».

 

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TechetecheShow – Lucio Battisti Numero Uno

«È talento, ma non voglio usare questo termine riferito a me. Diciamo che ho il sesto senso: ascolto una canzone e capisco le potenzialità. Successe con A chi di Fausto Leali, era in un lp. Chiamai Giovanni Battista Ansoldi, proprietario della casa discografica: "Pubblicate il singolo, venderà un sacco di copie". Sa quanto ha venduto?».

 

No.

«Due milioni di copie».

 

Ha nostalgia di quegli anni?

«Sì. Non sa come era bello il clima e come ci divertivamo».

 

il microfono di bandiera giallagianni boncompagni renzo arbore roberto d agostinoBONCOMPAGNI BANDIERA GIALLAroberto d agostino ugo porcelli maurizio rigantivideo di gianni pettenati che canta bandiera giallad agostino e ugo porcellicopertina disco sigla bandiera giallarenzo arbore roberto d agostinorenzo arbore dario salvatorilocandinaBandiera gialla 65 - Boncompagni