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Luca Beatrice per il Giornale
«Aridatece Philippe!». Dov' è finita la verve erudita di Daverio, gli abiti dai difficili accostamenti cromatici, le curiosità scovate in provincia, le continue digressioni tra letteratura, teatro e musica?! Quanto rimpiangiamo i tempi di Passepartout, la miglior trasmissione d' arte in tv da tempo cancellata, un appuntamento settimanale che per anni ci ha fatto conoscere le meraviglie nascoste del Museo Italia meno celebrato e dunque ancora più bello!
Da lunedì scorso ci prova La7 a lanciare un nuovo programma culturale, in tarda serata, dal titolo Artedì, voluto e condotto da Giovanni Floris. Stazzonato e impostato come sempre, il Conduttore fa la cosa più semplice: va in un posto e se lo fa raccontare con l' aria di chi, in pausa dal lavoro, ha poco meno di mezzoretta per imparare quelle stesse nozioni che si trovano su una normale guida turistica. Per il debutto sceglie la Cappella Sansevero, uno dei luoghi più belli e suggestivi della Napoli tardo barocca che ospita il Cristo velato, l' enigmatica opera di Giuseppe Sanmartino, commissionata dal geniale e folle principe Raimondo di Sangro. Non solo, accanto ad altre opere di straordinaria qualità vi sono le celebri Macchine anatomiche attribuite al medico Giuseppe Salerno. Informazioni peraltro note, così come il rapporto del committente con la massoneria. Per questo breve giro cultural-turistico, Floris si fa accompagnare dal conservatore Fabrizio Masucci, anche lui in giacca e cravatta, preparato come deve essere uno storico dell' arte.
Ma il punto non è questo: è che Artedì sembra realizzato oltre mezzo secolo fa, agli albori della tv; anzi, si rischia di far un torto agli storici programmi di Franco Simongini, il primo a portare sul piccolo schermo l' arte, e per giunta contemporanea. Siccome la questione non è seria ma seriosa, gli autori scelgono una colonna sonora classica, che sa di vecchio fin dalle prime note. Non c' è praticamente montaggio, non una qualche immagine di riferimento o di confronto che sarebbe molto utile a contestualizzare il Settecento napoletano.
A stento si comprende che il Cristo velato è davvero un capolavoro della città in cui transitò Caravaggio, manca un legame con quei quartieri del centro storico dove si rivive identica memoria ancora nel presente. Così non si accontentano né gli esperti e gli appassionati, che già sanno, né i curiosi che dopo il breve saggio da sussidiario possono accontentarsi e passare oltre.
Un programma votato al risparmio. Peccato. Occasione buttata via. Le prossime puntate, speriamo più spumeggianti (ma non ci scommetterei) sono girate, che pigrizia, tra Milano e Roma. Ennesimo fiasco di chi si cimenta con l' ostica sfida dell' arte in tv. A parte Daverio e Sgarbi, nessun altro si è inventato nulla. Eppure gli spunti non mancherebbero. Certo, Floris non sembra proprio la persona giusta per parlare di quadri e sculture.
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