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Renato Franco per www.corriere.it
La passione per il noir
Rigorosa lettura delle carte processuali, domande chirurgiche che non eludono questioni scomode, cifra lessicale unica: Franca Leosini è da tempo una popstar televisiva con tanto di groupie (i leosiners).
Nostra Signora dei delitti, versione 16:9 del Truman Capote «a sangue freddo» oggi compie 88 anni (anche se sull’età aleggia il mistero) .
Nata a Napoli, Franca Lando, coniugata Leosini, dopo la laurea in Lettere Moderne, inizia a lavorare per la carta stampata all’Espresso, la tv arriva senza che lei la chiedesse nel 1988.
«Ero al Tempo e seguivo il processo sull’omicidio di Anna Parlato Grimaldi discendente della notissima famiglia di armatori. I miei resoconti piacquero e fui chiamata direttamente dalla Rai come autore per Telefono Giallo di Augias. A quel tempo mi resi conto che nel noir sono racchiuse tutte le grandi passioni umane, da lì cominciò tutto»
Il fascino per la mente umana
Sono passati 28 anni dalla prima puntata di Storie maledette (era il 1994) e il suo registro non è cambiato: un racconto ipnotico, psichedelico, non alieno dal barocco con una cifra stilistica (brand Leosini) che alterna espressioni come «fulgore ustionante» a «persona di merda», perché il basso lo può toccare solo chi conosce anche l’alto.
Scrive di suo pugno i comunicati stampa del programma, non vuole repliche (che sarebbero per lei remunerative) «perché le persone in carcere cambiano e sarebbe una violenza». Quello che la affascina è la mente umana: «Mi piace indagare il percorso psicologico, umano, ambientale che porta una persona a commettere un gesto da cui fino a quel momento era lontana. I miei interlocutori non sono mai professionisti del crimine, ma persone come me che a un certo punto della loro vita cadono nel vuoto di una maledetta storia»
Quindici minuti di lacrime
Quando ripercorre un delitto Franca Leosini sembra fredda con chi l’ha commesso, non risparmia domande urticanti, è diretta, non lascia trasparire il suo pensiero.
«Sono come un chirurgo che deve fare un’operazione. Rispetto le persone che ho di fronte perché scendono con me nell’inferno del loro passato, negli abissi dei loro ricordi, ma non risparmio loro nulla. Cerco di capire cosa ha cambiato la traiettoria della loro vita, ma le storie che racconto le vivo e mi attraversano: dopo la puntata con Mary Patrizio che aveva ucciso il figlioletto di 5 mesi affogandolo nella vasca da bagno ho pianto per un quarto d’ora»
Le tre regole del suo lavoro
Le regole del suo lavoro sono tre. «E inderogabili. Non anticipo mai le domande. Devo incontrare una volta i condannati per studiarne la prossemica e il passato, ma non prendo appunti davanti a loro.
Valuto il tasso di sincerità, non strumentalizzo nessuno ma non mi faccio strumentalizzare: se ho la sensazione che succeda, lascio perdere». Dalle sue storie maledette esclude la pedofilia e le vicende nelle quali il movente del delitto è esclusivamente economico: «Quelle che a me interessano sono le grandi passioni umane, che sono l’asse portante delle nostre vite»
Il quadernone cult
MEME - FRANCA LEOSINI - CHE FINE HA FATTO BABY JANE?
Il quadernone con i suoi appunti scritti a mano è un cult. «È il mio spartito musicale, conta non solo il contenuto della domanda ma anche il tono: si possono usare parole dolci e toni duri e viceversa». Il suo è un lessico alto, molto ricercato.
FRANCA LEOSINI BERLUSCONI SARX
«Non è ricercato. È diverso: io le parole le possiedo e le metto al servizio del racconto». Questione di talento o studio? «Il talento è come l’erba: va coltivata e curata. Ho delle doti naturali che coltivo con la lettura». Per realizzare ogni puntata ci mette tre mesi: «Leggere migliaia di pagine di documenti, scrivere i testi e fare il montaggio è un lavoro certosino, quasi come scrivere un episodio di Montalbano. A ogni puntata scrivo l’equivalente di un romanzo»
massimo e franca leosini foto di bacco
Le frasi da circoletto rosso
Metafore azzeccate, un vocabolario che si sofferma su lemmi spesso ricoperti di polvere, negli anni ha regalato frasi che sono frecce dritte al cuore. «Olindo e Rosa, due pastori scesi da un presepe sbagliato». «Il cervello non è una polpetta piazzata al centro della testa».
«Ma chi era Wanna Marchi? Una perfida calcolatrice o un’emerita deficiente?». «Pestava la vittima come una cotoletta». «Lei non è nato ricco perché la cicogna è un animale sbadato». «Quel ditino birichino aveva la sua ragione d’essere in quel momento intimo»
franca leosini roberto d agostino
Il vizio, il vezzo e il marciapiede
Icona gay, lettrice onnivora («tranne che di gialli»), ha un unico vizio: «Non fumo, non bevo. Ma la cioccolata al latte è una droga». Signora si nasce: «Tutto quello che vedete in video lo acquisto io e la prima volta lo indosso sempre in tv». Ma signora non le piace essere chiamata: «Sono Franca. E basta. Le signore stanno nei salotti, le giornaliste sui marciapiedi»
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