DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Alessandro Da Rold per “la Verità”
L'emergenza sanitaria non ferma il processo che vede Roberto Napoletano imputato per le presunte copie gonfiate del Sole 24 Ore. L'ex direttore del quotidiano di Confindustria, ora al Quotidiano del Sud, sta affrontando in questi mesi la vicenda che lo vede imputato per false comunicazioni al mercato.
roberto napoletano foto di bacco
È accusato di essere stato amministratore di fatto della società e di aver diffuso dati falsi sulle copie vendute dal giornale. L'ex amministratore delegato, Donatella Treu, e l'ex presidente, Benito Benedini, hanno già patteggiato nell'autunno scorso un anno e otto mesi la prima (con 300.000 euro di sanzione) e un anno e sei mesi il secondo (con 100.000 euro di multa).
È rimasto quindi solo Napoletano. Il 16 gennaio scorso la Consob, che è parte civile nel processo in quanto penalizzata dalla presunta manipolazione del mercato, aveva depositato i report sulle spese anomale del giornalista durante gli anni in viale Monterosa. Il capitolo è molto lungo, tocca un arco temporale tra il 2011 e il 2017.
In totale si parla quasi di 1,9 milioni di euro tra case, autisti, alberghi, ristoranti e altro ancora. Ieri invece sono stati ascoltati Alberto Biella, ex direttore vendite, e Massimo Arioli, ex direttore finanziario.
I due erano i soci della Di Source, la società che dal 2013 al 2016 aveva venduto all'estero migliaia di abbonamenti digitali del giornale. Il cuore del processo ruota intorno alla figura di Napoletano e a quale fosse il suo reale potere all'interno del gruppo in quegli anni. L'ex direttore ha sempre sostenuto che non gli «competeva alcun ruolo di gestione aziendale».
Quindi non si sarebbe mai occupato di strategie di diffusione o pratiche commerciali. Eppure Biella, che era il responsabile della diffusione, doveva aver capito che qualcosa non andava in quegli anni. Tanto che aveva iniziato a registrare tutte le conversazioni con Napoletano. Fu proprio Biella a spiegare nel dicembre del 2017 al pm Gaetano Ruta di come fosse il direttore a chiedere «che il quotidiano fosse il primo per diffusione» e che voleva «numeri rilevanti».
Sono gli anni in cui l'attuale direttore del Quotidiano del Sud puntava a superare Corriere della Sera e Repubblica. Proprio ieri quindi Ruta ha portato in aula come prova una chiavetta digitale dove è contenuta la conversazione tra lo stesso Biella e Napoletano, datata maggio 2015. A leggerla in aula è stato lo stesso Biella.
Quel giorno Napoletano gli comunicava di aver ricevuto i messaggi dell'imprenditore amico Alfredo Romeo (attuale editore del Riformista) che gli confermava di aver firmato un accordo per l'acquisto di copie del Sole 24 Ore. Biella aveva chiesto spiegazioni su che tipo accordo fosse, perché solo se non fosse stata Confindustria sarebbe stato possibile certificarlo.
Ads (Accertamenti diffusione stampa), infatti, non permette che le copie siano vendute a controllori o società del gruppo. Alla fine, dopo aver proposto altri contratti con Bpm e A2a, Napoletano era anche sbottato in un «che cazzo ce ne fotte!» e in un «io devo superare il Corriere!». Del resto l'ex numero uno della diffusione del Sole 24 Ore aveva continuato a opporre resistenza. Ma le prove depositate ieri non finiscono qui.
La Consob infatti ha chiesto di depositare tre email di Ginevra Cozzi, responsabile ufficio stampa del Sole e lo stesso Biella, dove sempre Napoletano avrebbe chiesto di aumentare il numero delle copie con tanto di giustificativi. Ieri doveva essere ascoltato anche Nicola Borzi, ex giornalista del Sole 24 Ore, il whistleblower che ha scoperchiato i presunti reati commessi dalla dirigenza del quotidiano di Confindustria. Non c'è stato abbastanza tempo. Sarà sentito l'11 marzo, per un'udienza che si preannuncia infuocata.
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