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WARNING O NON WARNING, QUESTO È IL PROBLEMA: AVVERTIRE O NO GLI SPETTATORI DELL'OPERA DELLE SCENE CRUDE E DI SESSO? ALLA SCALA LE PREOCCUPAZIONI SONO APPARSE ECCESSIVE. VOCI NEL FOYER: “CHE SARÀ MAI VEDERE IN OPERA LO STUPRO” – PIERLUIGI PANZA: “NELLA LADY MACBETH DEL DISTRETTO DI MCENSK C’È BEN MENO CHOC CHE NEL GUILLAUME TELL DI MICHIELETTO (2015) CHE, INFATTI, COMMENTA: 'MI ASPETTAVO PIÙ VIOLENZA IN SCENA, IL WARNING È SUPERFLUO NELL’ARTE'" – IMPERDIBILI I COMMENTI MAL-DESTRI DEL MINISTRO DEL PENSIERO SOLARE GIULI CHE PARLA DI “OPERA UN PO’ ALTERNATIVA”, DEL SOTTOSEGRETARIO GIANMARCO MAZZI CHE PENSA DI ESSERE A SANREMO GIOVANI (“RAPPRESENTAZIONE POTENTE ESEGUITA CON RARA MAESTRIA”) MENTRE IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CULTURA DELLA CAMERA, FEDERICO MOLLICONE HA LE VISIONI: “L’AMBIENTAZIONE RICORDA UN PO’ IL FILM APRILE DI NANNI MORETTI…” (CIAO CORE) - VIDEO
Pierluigi Panza per il “Corriere della Sera” - Estratti
Warning o non warning , questo è il problema: se sia meglio avvertire gli spettatori che nell’opera sono presenti scene crude o di sesso (compresi due stupri di gruppo) oppure lasciare che l’opera sorprenda con la sua violenza? Di certo, per questa Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk le preoccupazioni sono apparse eccessive. «Che sarà mai — dicono nel foyer — vedere in opera lo stupro».
Qui c’è ben meno choc che nel Guillaume Tell di Michieletto alla Royal Opera House (2015, con abusi su una donna nuda) che, infatti, commenta: «Mi aspettavo più violenza in scena, il warning è superfluo nell’arte».
(...)«Un’opera fortissima, che ci fa pensare a molte cose che succedono in questi giorni», commenta l’ex sovrintendente Dominique Meyer che l’ha scelta. Seguono unanimi i commenti dei consiglieri della Scala: «Abbiamo fatto grandi passi in favore dei diritti delle donne, ma è evidente che molto resta ancora da fare», aggiunge l’imprenditrice Diana Bracco. «La Scala ha il coraggio di proporre opere che fanno pensare — commenta Barbara Berlusconi — che interrogano il pubblico, lo sfidano, e che raccontano la complessità del nostro tempo».
lady macbeth del distretto di mcensk
Veniamo al mondo della cultura. «Nessuno scandalo, l’avvertimento agli spettatori è forse eccessivo e l’ambientazione aiuta a digerire il passato», per l’architetto Mario Botta. Anche per la scenografa Margherita Palli «non c’è choc, la messa in scena è intelligente, richiama il vecchio Hotel Metropol di Mosca». «Spettacolo pulito» anche per l’architetto Roberto Peregalli, per il direttore di Brera, Angelo Crespi, e per quello degli Uffizi, Simone Verde.
(...)
Avvertimenti superflui anche per il presidente della Triennale Stefano Boeri («Mi piacciono i flashback»), per il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri («Musica sublime») mentre Lanfranco Li Cauli e Claudio Longhi del Piccolo Teatro apprezzano l’avviso: «Lo mettiamo anche noi nei materiali dell’opera».
diana bracco e fedele confalonieri prima alla scala 2025
Quanto ai politici, il ministro Alessandro Giuli parla di «opera un po’ alternativa, ma ormai un classico», il sottosegretario Gianmarco Mazzi di «rappresentazione potente eseguita con rara maestria» mentre il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone dice: «È un’opera anti-stalinista, ma sono perplesso sulla scelta. L’ambientazione ricorda un po’ il film Aprile di Nanni Moretti dove il protagonista è un pasticcere trozkista che solo in cucina può dimenticarsi del brutto mondo».
lady macbeth distretto di mcensk 77
pierfrancesco favino anna ferzetti
alessandro giuli
federico mollicone
lady macbeth del distretto di mcensk 34
sala ortombina
barbara berlusconi prima alla scala 2025
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