DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Enrico Caiano per 7 - https://www.corriere.it/sette/ - Estratti
Da ricca adolescente romana che finisce per prostituirsi - solo 5 anni e mezzo fa in Baby - a Vergine Maria. Potenza della finzione. E potenza di un'attrice-ragazza che sta dimostrando un talento vero, credibile com'è sia nei panni attillati di lolita pariolina, sia nelle larghe e ruvide tuniche della ragazza di Nazareth di due millenni fa, prescelta per portare il figlio di Dio nel mondo.
Benedetta Porcaroli non ha ancora 26 anni, li farà tra un mese, ma ha appena inanellato alla sua collana di ruoli quello più completo, più difficile anche. Una Madonna ribelle, diversa dall'iconografia tradizionale, quasi una femminista ante litteram (anche se Barbara Alberti preciserà nelle pagine seguenti che non è proprio così; ndr).
Eppure Benedetta la sente in quel modo: «Lo è. Come lo è Barbara e l'intero film di Paolo Zucca». Poi però, come l'autrice, pur senza sapere che lei lo ha fatto, frena un poco: «Diciamo che a me piace affrontare nel mio lavoro personaggi umani e non mi fa impazzire la retorica del gioco maschi contro femmine.
(...)
Il libro, scritto vent'anni prima che lei nascesse, Benedetta l'ha scoperto quando è stata chiamata a girare il film. Ma soprattutto ha scoperto Barbara Alberti: «Mi sono innamorata. È una persona con una quantità di energia che fa paura, a 80 anni è ancora un ragazzina. E poi... una capacità di eloquio, di parlare a una velocità inverosimile dicendo cose che nella mia testa c'erano magari ma tutte confuse. E lei è riuscita a mettermele in fila, a dar loro un ordine».
Torniamo lì, allora: chissà se tra quelle idee di Barbara che Benedetta "sentiva" di avere con sé c'è anche il femminismo. E quale tipo di femminismo, in questi anni. «Da un lato rimpiango di non essere nata negli anni di Barbara, quando la gente scendeva in piazza se doveva conquistare qualcosa. Anche io sono una persona che ha la necessità e il desiderio di far sentire la propria voce. Dall'altro però so di vivere nell'era dei social, dove c'è l'illusione che tutti hanno il proprio autonomo megafono solo perché stanno su Instagram».
Una ragazza della Generazione Z con un po' di allergia per i social non è cosa comune: «Ho visto troppe volte che vengono strumentalizzati, piegati», confessa. «Non credo che manifestare il mio dissenso lì abbia poi un vero impatto, una vera utilità. È come se il fatto che possano parlare tutti porti alla fine al risultato che è come non parlasse nessuno. Quindi ho sviluppato una forma di pudore, sono diventata stitica nelle mie manifestazioni su Instagram».
Un problema che si aggiunge agli eccessi che trova nel femminismo odierno: «Non mi piace la piega che si è presa, questa sensazione che sono gli uomini a doversi scusare di esistere a prescindere... Sinceramente non fa parte della mia cultura, non è così che sono abituata a interagire con l'altro sesso».
Si infervora, Benedetta: «Assisto a certi dibattiti di gente che si autodefinisce femminista dove c'è un astio nei confronti dell'uomo che non so se porterà a qualcosa di utile. Mi pare si getti benzina sul fuoco e si creino problemi inesistenti. Chi ha detto che la battaglia delle donne deve essere diventare uguali agli uomini? Siamo diversi, con ruoli diversi e facciamo cose diverse. Ma le pare che dobbiamo diventare ossessive e che se un uomo ti offre una cena c'è il patriarcato? No, io ringrazio e la prossima volta la offro io la cena».
benedetta porcaroli vangelo secondo maria
Messi i puntini sulle i, tutto ciò non significa che non si trovi bene con i suoi coetanei della generazione Z: «Io ho tanta voglia di capire la mia generazione dov'è. E pure se per lavoro i contatti non sono frequenti, ho amici della mia età. Credo siano una generazione abbastanza sveglia, meno manipolabile sotto tanti aspetti di quello che si pensa. Hanno idee abbastanza precise.
Certo però siamo cresciuti nell'era dei social, che sono la normalità per noi. E se io dico scendiamo in piazza per protestare quelli mi guardano con l'aria di dire "sei matta". I social hanno avuto la funzione di sedare il popolo, l'indignazione è molto più filtrata di un tempo, è fine a sé stessa e non ti porta davanti al ministero. Alla fine noi giovani siamo soli, mi sto convincendo che ci vorrebbe un partito dei giovani. Dobbiamo capire che la tecnologia non arriva ovunque, non si sostituisce a tutto. Prima lo interiorizziamo, prima ci verranno in mente soluzioni alternative».
Dal femminismo alla ribellione, alla religione, un altro tema del suo ultimo film: «Sono cresciuta in una famiglia abbastanza cattolica», (non a caso si chiama Benedetta...), «soprattutto le nonne.
Dentro casa non è mai volata una bestemmia per esempio. Però non è che siamo praticanti. Credo che Gesù Cristo sia stato un'importantissima figura storica. Neppure posso però definirmi atea: credo in Dio, magari non nei termini religiosi classici, credo in un Dio come energia spirituale.
Da claustrofobica l'idea della fine mi è difficile da concepire. Immaginare che quando uno muore questo viaggio finisce è qualcosa di poco poetico e di molto poco rassicurante». A guardar bene, però. Benedetta Porcaroli crede soprattutto nel «dovere della conoscenza», come dice la Madonna del suo film: « Io mi sento ignorantissima però sono una persona curiosa e cerco di assorbire più informazioni possibili.
riccardo scamarcio benedetta porcaroli
Per me poi non mettere in conto il dubbio è impossibile e questo quasi mi impedisce di credere alle cose che penso: una parte di me ritiene mi sfugga un punto di vista, che non ho abbastanza elementi per vedere le cose in un certo modo. Mi sento grande ma anche molto piccola, con tante caselle ancora da esplorare per avere un'opinione definitiva sulle cose. Che poi è di per sé qualcosa di molto complicato».
L'altro tema forte del film, scontato dirlo, è la maternità. E Benedetta la quasi 26enne, la romana di generazione Z - sorpresa! - ci pensa. Eccome: «Mi affascina tantissimo l'idea, la trovo un'esperienza psichedelica quella di diventare madre.
Avere un figlio penso renda la vita più completa, è in grado di sbaragliare tante cose che fanno perdere energia e tempo». Sul quando però, diventa più compassata: «È una cosa che per ora posso solo vivere come un transfert del momento, ma so che i bambini mi piacciono molto. Eppure... posso rivelare una cosa?». Prego... «Ho incontrato quasi solo persone nella mia vita - e ne incontro tante - che mi dicono "Mi raccomando, non fare i figli, pensa alla carriera".
riccardo scamarcio benedetta porcaroli
C'è questa sorta di terrorismo nel mondo di oggi che sinceramente un po' mi dispiace. Sento il terrore dell'horror vacui dopo i figli. Invece conosco tante persone che hanno fatto tanti figli da molto giovani. Non so se sono pronta ma sento che è qualcosa che fa parte di me. Quando succede e se succede sfugge al mio controllo».
Viene spontaneo chiedersi se le piacerebbe che succedesse con l'uomo che è il suo compagno di adesso, Riccardo Scamarcio, attore come lei, con quasi 20 anni più di lei: «Mi piacerebbe», scherza, «che avvenisse con l'uomo che amo, come dice la mia Maria, non per mano di un Dio. Per me i figli sono una diretta conseguenza dell'amore, dunque mi auguro che succeda là dove questo sentimento comanda. Nel trailer della mia vita da madre con i figli che da sempre mi immagino, è così».
Il suo sogno, non esita a dirlo, è che «dopo i figli si resti insieme. Sono figlia di genitori separati e quindi sogno una famiglia che rimanga insieme». Già, la separazione, quel giorno quando aveva 9 anni in cui tutto è cambiato. «Un trauma», riflette. «Io ero cresciuta con mio padre e improvvisamente è uscito dallo scenario di casa. Da allora, in ogni momento, sento dentro di me che la figura di mio padre mi è mancata. Adesso ne posso prendere atto con maturità, ho un bellissimo rapporto con la mia famiglia, andiamo tutti d'accordo. Ma da piccola, no».
elisabetta porcaroli foto di bacco
I bambini sono anche quelli che muoiono a Gaza e Benedetta vive con disagio la guerra che dall'ottobre scorso tormenta quei luoghi: «Sto molto male, lo dico senza retorica, di getto, di pancia. È un'offesa al mondo intero. Ed è altrettanto offensivo per tutti i miei concittadini vivere in un Paese, l'Italia, che non prende una posizione umana sulla vicenda». Anche per questo considera la sua vita privata come un rifugio dalle brutture del mondo: «Metto la mia vita privata al centro, sì. Mi rendo conto che tira una brutta aria e mi auguro che le cose possano prendere una forma migliore».
Se, come la sua Maria, potesse fare un gesto di ribellione farebbe «esplodere i telefonini. Dobbiamo ripartire dal contatto umano, dal guardarsi negli occhi». Pare di sentire parlare papa Francesco: «Madonna quanto mi piace questo Papa! Meno male che esiste! È l'unica persona che dice quello che t'ha detto. Da minuscola cittadina in questo momento buio che più buio non si può io vedo nel Papa una luce. Nella mia generazione non ho mai sentito voci dissonanti su questo».
benedetta porcaroli foto di bacco (1)
Le generazioni che la dividono dal suo compagno sono parecchie, ma non riesce a sentirlo come un problema: «Sono abituata, lavoro fin da piccola e quindi riesco a fare questo passaggio un po' drastico dall'avere una stabilità con gli adulti ad averla con i miei coetanei. Mi sono sempre mossa in queste due fasce.
Sono cresciuta con gli amici dei miei genitori e il mondo adulto mi ha sempre affascinato. Ho 25 anni ma anche un lavoro stabile e lui comunque, come dire, è... un ragazzo. Riusciamo a organizzare le nostre età in maniera simpatica e divertente per tutti e due».
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