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Antonello Piroso per La Verità
«Sa che non mi ricordavo avessimo lavorato insieme?».
Ride, Leo Gullotta, quando gli rammento la comune partecipazione al (non proprio indimenticabile) film Gole Ruggenti, sugli scandali dietro le quinte di un Festival -quello di Sanremo - con un cast in cui figuravano Valeria Marini, Pamela Prati, Pippo Franco, Flavio Insinna e... il sottoscritto, come giornalista che scopriva gli altarini.
Era il 1992. Lei fu autoironico nel dare volto e voce, da catanese, a un personaggio che parlava in siciliano stretto, padroneggiando il registro comico così come aveva dimostrato di saper fare con quello drammatico: al cinema, nei film precedenti, come Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, premiato con l' Oscar e non solo. Ma ancora di più a teatro, dove è iniziata la sua carriera.
«Spesso mi viene chiesto quale cifra interpretativa io senta più mia. Ma un attore deve essere in grado di scandagliare l' animo umano e l' intera gamma delle sue manifestazioni, dal riso al pianto, pronte a restituirle su un palcoscenico o davanti alla macchina da presa».
Ultimo di sei figli, famiglia di umili origini, padre pasticcere e sindacalista che le ha insegnato il valore della dignità e del Piacere dell' onestà, citando il titolo della commedia di Luigi Pirandello, da lei riproposta per due anni a teatro, con incassi record. «E che arrivava dopo L' uomo, la bestia e la virtù, altro spettacolo di grande successo (quasi 100.000 spettatori in due stagioni).
E lo dico non per vanagloria, ma perché il dato conferma quanto la gente abbia sete di cultura, e che bisognerebbe aiutare il teatro anziché tagliare fondi e dotazioni, all' insegna del motto di quel tale: "Con la cultura non si mangia"».
Lei è sempre stato animato da una forte passione politica.
«Preferisco l' espressione "passione civile". Quella per cui vorrei che la Costituzione fosse spiegata nelle scuole. Sono e rimango di sinistra, la sinistra che ha a cuore il destino degli ultimi, che pensa a chi è senza lavoro, che persegue un ideale di equità e giustizia sociale, contro arroganze e prepotenze».
Andrà a votare il 4 marzo?
«Certo. Anche se mi riservo ancora un po' di tempo per decidere su quale simbolo mettere la croce. In questo senso i fatti degli ultimi tempi aumentano la confusione».
A cosa si riferisce?
«Per esempio al surreale dibattito sull' opportunità di fare una marcia, nel segno dell' antifascismo e contro il razzismo, a Macerata. Ho visto che il Pd - che ormai è il partito personale di Matteo Renzi, mero esecutore dei suoi programmi, che pure lo hanno mandato a sbattere con il referendum costituzionale - è corso a smarcarsi. Come non vedere che così abdichi alla tua stessa storia se non ribadisci che non ci possono essere giustificazioni per chi si mette il tricolore al collo, fa il saluto fascista e spara alla gente per strada, individuando nelle persone di pelle nera nemici da abbattere?».
Il raid è stato preceduto dalla morte di una giovane ragazza il cui corpo è stato fatto a pezzi.
«E chi lo nega, quel fatto aberrante? Come non pensare allo strazio dei suoi familiari? Ma è qui che scatta la manipolazione: viene cavalcato a fini elettorali un episodio di violenza inaudita, da osteggiare in quanto tale. Altrimenti si legittima il sospetto che se i presunti responsabili fossero stati bianchi, l' esecrazione non ci sarebbe stata, o comunque sarebbe scattata in forma minore. I reati e i delitti, tanto più se particolarmente abominevoli, vanno combattuti a prescindere dalla nazionalità, dal colore della pelle, dalla religione dei responsabili. E invece oggi ci tocca leggere la notizia di una donna che rifiuta le cure al pronto soccorso perché si trova di fronte un medico nero».
leo gullotta gianfranco d angelo
Capisco, è come se io dicessi che tutti i siciliani sono mafiosi. Ma a leggere i sondaggi sulle paure degli italiani, il tema della sicurezza collegata alla mancata integrazione degli immigrati risulta essere una delle priorità, se non «la» priorità.
«Per forza: se politicanti bugiardi e irresponsabili come Matteo Salvini agitano lo spauracchio del "diverso", fomentano la paura, mistificano la realtà affermando per esempio che la legge sullo ius soli consente a chiunque arrivi nel nostro Paese di diventare cittadino italiano, cosa non vera, è chiaro che le persone finiscono con il sentirsi minacciate. Ci dovrebbe essere più onestà e più coraggio nel leggere o rileggere le pagine della nostra storia, presente e passata.
Le pare possibile che ancora oggi se lei apre un dizionario alla voce "foibe" ci trova scritto semplicemente "cavità carsica"? Per questo sono stato orgoglioso di interpretare un prete, don Bruno, impegnato a salvare vite umane nella fiction Il cuore nel pozzo di Alberto Negrin, la prima dedicata alla tragedia delle foibe, con il coraggio di rompere un tabù, la cappa omertosa del silenzio».
LIVIA AZZARITI CON LEO GULLOTTA
In occasione delle precedenti elezioni siciliane, a novembre, lei rilasciò un' intervista in cui spiegava di non essere grillino, perchè anche il M5s aveva commesso errori, per esempio nella gestione del Comune di Roma. Per poi concludere: «Nessuno, però, può dir loro: avete rubato! Agli altri partiti - tutti -invece possiamo dirlo». Lo ripeterebbe anche oggi?
«Intende alla luce della poco edificante vicenda dei rimborsi?
Hanno detto che faranno pulizia. Ma vorrei anche ricordare che se se ne sta parlando è perché i loro stipendi e le spese sono online, cosa che nessun altro partito ha fatto, l' ha scritto anche La Verità, no? E comunque vedere altri, che hanno in lista veri e proprio impresentabili, esibirsi nel tiro al bersaglio ai grillini, lo trovo piuttosto paradossale».
Flashback: quando ha deciso di diventare attore?
«Quando Vittorio Gassman portò l' Adelchi a Catania. Era una meraviglia per gli occhi, quel teatro Tenda senza la quarta parete, quel palcoscenico al centro della scena. Sono legato ai ricordi della mia carusanza (adolescenza, giovinezza in dialetto catanese, nra) nel quartiere Fortino, e agli inizi in piccole particine potendo contare sulle lezioni di Salvo Randone, Turi Ferro, Ave Ninchi».
Fiction, teatro, cinema e tv. Sul grande schermo la grande occasione arrivò nel 1986 grazie a Giuseppe Tornatore con Il camorrista.
«Il nostro primo incontro fu segnato da un equivoco.
Ci incrociammo casualmente e lui mi apostrofò: "Ah, ecco l' attore che non vuole recitare nel mio film". Gli risposi che non sapevo di cosa stesse parlando. Il mio agente non mi aveva detto nulla, vedendomi solo adatto a ruoli nelle commedie. Mi spiegò cosa sarebbe stato Il camorrista, e accettai. Chiudendo il rapporto con l' agente».
Tornatore l' ha poi diretta in altri suoi film. Cosa ha pensato dell' accusa di molestie che una donna gli ha rivolto?
«Non ci ho creduto e non ci credo. Perché ho un rapporto personale con lui, e quel Tornatore io non lo conosco e non lo riconosco».
La grande popolarità la deve agli show tv con la compagnia del Bagaglino, da Biberon in avanti.
leo gullotta christian de sica fabio grossi
«Facevamo ascolti da Festival di Sanremo.
Fui orgoglioso di entrare nella casa di milioni di italiani. Mario Castellacci e Pier Francesco Pingitore crearono per me il personaggio della signora Leonida».
Fece pure una parodia «ringhiante» di Maria De Filippi. Come la prese?
«Benissimo. Raccontò divertita che se l' avessi invitata al Salone Margherita per duettare con il suo alter ego, ci sarebbe venuta di corsa.
Svelò anche le facevo l' imitazione perfino quando parlavamo al telefono».
Come nacque la decisione di fare coming out sul suo essere gay?
«Io non ho fatto coming out. Ho risposto a una domanda in una conferenza stampa. Stavamo presentando il film Uomini uomimi uomini di Christian De Sica, e un giornalista mi chiese se fossi omosessuale. Gli risposi di sì. Al che tornò alla carica: perché non l' ha detto prima? Replicai: "Perché nessuno me l' ha mai chiesto". Su questo versante purtroppo l' ipocrisia ha sempre regnato sovrana. Tanto che quando fui invitato al Gay pride, nell' anno del Giubileo, il 2000, dal palco portai al corteo il saluto, dissi ironicamente, "dell' unico esponente omosessuale dello sfavillante mondo dello spettacolo"».
LEO GULLOTTA TIZIANA ROCCA MARTA MARZOTTO AL BAGAGLINO
Mai avuto problemi, in seguito?
«Una sola volta. Ero stato contattato per la parte di don Pino Puglisi in una fiction, fui preso ma scattò il veto di un alto dirigente della Rai che evidentemente temeva i fulmini e le saette del Vaticano nel caso in cui il ruolo fosse stato davvero assegnato a un attore omosessuale».
Lei è credente?
«Sono agnostico, ma poi mi faccio domande come tutti sul senso di questo nostro viaggio terreno. Mi piace molto papa Francesco, perché lo ritengo un innovatore che vuole fare pulizia nelle segrete stanze della curia romana, e poi perché ha detto: "Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?"».
Lei appare una persona serena e positiva. Arrivato a 72 anni, si sente appagato?
GULLOTTA LIONELLO ANDREOTTI PIPPO FRANCO
«Facendo i debiti scongiuri, sono in buona salute, sto lavorando a un nuovo progetto cinematografico, e in autunno debutterò in un' altra opera pirandelliana, Pensaci, Giacomino!. Se poi si riferiva anche alla mia vita privata, da 41 anni sono legato a una persona con cui condivido amore, rispetto e l' intatta capacità di ridere insieme».
Rimpianti?
(Riprende dopo una pausa con voce incrinata) «Mi piacerebbe, per non so quale miracolo, avere la possibilità di rivedere - anche solo per mezz' ora - mio padre che persi quando avevo 18 anni. Lui e mia madre hanno fatto sacrifici per far studiare tutti i sei figli. Vorrei poterlo riabbracciare e chiedergli: "Papà, sei contento di me?"».
leo gullotta con franca valeriLEO GULLOTTA E PUPI AVATI leo gullottaLEO GULLOTTA leo gullotta e laura delli collibeppe Fiorello e Leo Gullotta
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