
JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA…
Michele Anselmi per Dagospia
Ho assistito martedì pomeriggio all'incontro con Marco Bellocchio e altri autori e attori di "Bella addormentata" (gli sceneggiatori Stefano Rulli e Veronica Raimo, gli interpreti Alba Rohrwacher e Pier Giorgio Bellocchio), alla libreria Fandango di via dei Prefetti, a Roma. Sala stracolma già mezz'ora prima dell'inizio, un clima quasi da assemblea universitaria, con gente seduta per terra, molte copie di "la Repubblica" in giro per la sala.
Il film, purtroppo, sta andando così così sul piano degli incassi, cioè maluccio, molto al di sotto delle attese, e personalmente mi dispiace, perché lo trovo bello, forte, stilisticamente potente e non ambiguo ma rispettoso, sul tema suscitato dal caso di Eluana Englaro, anche nei confronti di chi non la pensa come Bellocchio sul testamento biologico.
Prevedibili, per quanto maleducati, i fischi nei confronti dell'esponente di Militia Christi, il quale magari avrebbe potuto benissimo porre la domanda polemica sulla morte di Eluana e il comportamento degli anestesisti qualificandosi semplicemente come cattolico. Ragionevole la risposta di Bellocchio: «Perché i cattolici non fanno un loro film su Eluana Englaro? Di fronte ad alcune obiezioni me lo sono chiesto. Eppure i mezzi non mancherebbero, visto che hanno strutture miliardarie».
Meno prevedibili gli applausi all'intervento della nota avvocatessa dello spettacolo Giovanna Cau inviperita per una recensione di Curzio Maltese proprio sul quotidiano di largo Fochetti. La vigorosa Cau ha dato sostanzialmente del cretino al giornalista-critico, beccandosi molti consensi nella platea, la stessa che divora "la Repubblica", spiegando che, a suo modo di vedere, Bellocchio non aveva affatto trattato in modo bipartisan l'argomento, edulcorando cioè il punto di vista "morale" su quel politico di Forza Italia incarnato da Toni Servillo e che allude al vero Ferruccio Saro.
Il regista piacentino s'è limitato, giustamente, a non commentare l'articolo veneziano che pure l'ha fatto parecchio incavolare. Resta da annotare l'assoluta insipienza del moderatore, cioè il professore universitario e autore televisivo Francesco Linguiti. Uno che ha aperto così il dibattito: «Farò una domanda stupida. La prima domanda è sempre stupida, per statuto». Ma chi l'ha detto? Se era stupida, poteva passare direttamente alla seconda. Che purtroppo era anche peggio della prima.
Il prof Linguiti non ascolta, si ascolta parlare, con aria salottiera e magnificando le sue amicizie col mondo del cinema (per la serie: e chi se ne frega?). Il risultato si vedeva: sui visi depressi dei presenti, del regista, degli sceneggiatori, dei giornalisti e dello stesso padrone di casa, Domenico Procacci. Ma non si poteva prendere, per la serie che prosegue oggi con "à stato il figlio" di Daniele Ciprì, un moderatore più informato, meno frescone e con qualcosa da chiedere senza birignao intellettuale?
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