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Maurizio Belpietro per "Libero quotidiano"
Ieri ho ascoltato Silvio Berlusconi a Radioanch'io. Delle domande che gli hanno rivolto i colleghi e gli ascoltatori una in particolare mi ha colpito. A porgergliela è stato un elettore moderato, uno che negli ultimi vent'anni ha votato centrodestra sperando nella rivoluzione liberale promessa dal Cavaliere. «Perché dovrei tornare a votarla?».
In realtà non ha proprio detto così, anzi non ha proprio parlato di rimettere la croce sul nome del leader di Forza Italia. Ma dal discorso si capiva che il senso era questo. Al telefono il radioascoltatore ha detto di aver creduto che Berlusconi riuscisse a cambiare il paese e a battere la sinistra. Ha mosso qualche critica al Cavaliere, lasciando capire che certi guai se li sarebbe potuti evitare, e però ha anche aggiunto di esserci in fondo affezionato.
Quindi, al momento cruciale, cioè quando si è trattato di parlare di voto, l'ascoltatore ha aggiunto di essere deluso, di non saper cosa fare, ovvero di essere indeciso tra il non recarsi alle urne e il votare il Movimento Cinque Stelle. Mettere il segno sulla sinistra non se ne parla proprio, perché quella è rumenta (testuale), ma tornare a puntare su Forza Italia anche quella è un'ipotesi accantonata.
Meglio astenersi, oppure ancor più bello dare un aiuto a Grillo, affinché rompa tutto. Perché mi hanno colpito le frasi dell'elettore deluso? Perché mi hanno ricordato la lettera di Rossana che ho pubblicato giorni fa. Elettrice sconfortata anche lei, in procinto di passare con i pentastellati. A Rossana non piace Renzi e nemmeno le va a genio che il centrodestra gli strizzi l'occhiolino.
Lei vorrebbe un'opposizione vera, non quella cosa a metà che non capisce che cos'è e le fa venire in mente certi discorsi di Walter Veltroni: siamo contro il governo ma anche no. Ecco, è il traccheggiamento che uccide: l'indecisione. Se il piede lo si tiene in due staffe uno non capisce dove si sta andando. O fai l'accordo con Renzi per le riforme e tutto il resto o non fai nessun patto e stai fuori. Sarà un ragionamento terra terra, forse anche un pochino elementare, ma alla fine ho la sensazione che la maggioranza delle persone, elettori di Forza Italia compresi, ragioni così.
E allora si torna alla domanda mai nata ma solo lasciata intuire: perché gli elettori dovrebbero tornare a votare Berlusconi? Che cosa vuole fare il leader del centrodestra di diverso e nuovo per convincere i delusi a dargli fiducia? Qual è il suo programma, i suoi progetti futuri,e come intende realizzarli dato che per i prossimi dieci mesi sarà fuori dai giochi in quanto obbligato ai servizi sociali e nei prossimi anni incandidabile?
Ecco, io credo che se vuole recuperare gli sconfortati, riconquistando chi ha scelto di non votare odi votare Grillo, il Cavaliere debba rispondere con chiarezza a queste domande. à inutile girarci intorno con le parole, la gente di centrodestra va al sodo e si chiede: ma se Berlusconi non è riuscito nel passato,quando era in Parlamento, a fare la rivoluzione liberale che aveva promesso, perché ci dovrebbe riuscire adesso che è ai servizi sociali?
Leggo che nonostante la ridiscesa in campo del Cavaliere in vista delle elezioni europee del 25 maggio Forza Italia rimane sotto la soglia psicologica del 20 per cento. La cosa non mi stupisce, perché fino a quando non sarà sciolto il nodo che riguarda ciò che intende fare Berlusconi penso sia difficile che gli indecisi si decidano o che i tentati da Grillo si facciano ritentare da Silvio.
Se il leader di Forza Italia nonostante le condizioni avverse nel passato è sempre riuscito a rimontare nei sondaggi che lo davano per spacciato è perché ha sempre parlato chiaro. Rivolgendosi al suo popolo, cioè alla maggioranza degli elettori, è andato dritto al cuore, con un messaggio netto: votatemi e io farò questo, datemi fiducia e io difenderò i vostri interessi.
Berlusconi deve insomma rispondere all'unica vera domanda che conta,spiegare cioè perché gli italiani debbano sceglierlo ancora dopo vent'anni. A qualcuno il mio discorso sembrerà un po' troppo tranciante e forse ci sarà anche chi coglierà un certo pessimismo. In realtà non è così. Il mio è solo un richiamo alla realtà , un invito ad agire. Tenendo conto di un fattore: a meno di venti giorni dal voto gli indecisi ad oggi sfiorano ancora il quaranta per cento. Il primo partito d'Italia non è dunque né il Pd né i Cinquestelle ma chi non sa che fare. à un partito che aspetta un leader: Berlusconi è avvisato.
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