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Shekar Bhatia per Daily Mail
Gli organizzatori olimpici stanno cercando di salvare dal fiasco i Giochi costati dieci miliardi di dollari. E’ una corsa all’ultimo secondo mentre il primo dei 10.000 atleti attesi sta arrivando a Rio e già si dovrebbe esser pronti alla cerimonia inaugurale del 5 agosto allo stadio Maracana.
Trasporti, strade, opere strutturali: tutto in ritardo, al punto che molti atleti hanno ritardato la partenza e si stanno intanto allenando altrove, tipo in Argentina. Ci sono cavi elettrici scoperti, scheletri di acciaio, cantieri incompleti, tubi e sacchi di cemento ai lati della strada, spazzatura, puzza di fogna.
Alcune tribune degli spettatori devono essere ancora montate, la stazione degli autobus e quella della metro sono incomplete. Dovevano essere pronte mesi fa, invece si apriranno il 1 agosto, senza avere il tempo per un giusto collaudo. Il link va da Ipanema a Copacabana e possono accedervi solo i possessori di biglietto
All’’Olympic Park’ di Barra, che ospita 23 discipline e il Villaggio Atleti, il suono costante delle trivelle e dei martelli pneumatici fa capire l’urgenza della situazione. Si scava e si installa al ‘Deodoro Park’, è a carissimo amico la spiaggia di Copacabana per il beach volley. L’unica pronta è l’Arena del Futuro per la pallamano, che verrà buttata giù alla fine dei Giochi. Le lingue ufficiali delle Olimpiadi sono inglese e francese ma finora i segnali sono tutti in portoghese.
Vicino a Barra, dove 17.000 atleti saranno alloggiati, e da lì si sente il fetore. Le acque sono paludi e pure gli operai che stanno lavorano alle infrastrutture ci pisciano dentro. I Giochi sono per i turisti non per il locali, che spesso non possono permettersi nemmeno di comprare il biglietto d’ingresso. Sicurezza e trasporto sono una grossa preoccupazione perché i soldi sono già finiti.
Feliks Garcia per The Independent
benvenuti all inferno di rio
arena tennis incompleta
La polizia brasiliana accoglie i turisti a Rio con il cartello: «Benvenuti all’Inferno. Gli agenti e i pompieri non vengono pagati. Chiunque venga a Rio non sarà al sicuro». Lunedì in 300 hanno manifestato per gli stipendi mai corrisposti negli ultimi cinque mesi e per le pessime condizioni di lavoro: non hanno benzina per le macchine, carta o inchiostro per le stampanti, alcune stazioni non hanno nemmeno acqua e carta igienica nei bagni. Un altro segnale si trova all’esterno dell’aeroporto: «Benvenuti, non abbiamo ospedali».
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