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IL CINEMA DEI GIUSTI - ‘FIGLIA MIA’ CON VALERIA GOLINO E ALBA ROHRWACHER È UN GRAN BEL FILM, SOPRATTUTTO NELLA PRIMA PARTE, MENO NELLA SECONDA DOVE DOMINA UNA SCRITTURA FEMMINISTA CHE RELEGA LA REGIA A UN RUOLO SECONDARIO - NON AVETE MAI VISTO LA ROHWACHER IN UN RUOLO COSÌ ECCESSIVO DI DROP OUT SCOMBINATA CHE VIVE TRA GLI ANIMALI, CANTA CANZONI SUPERTRASH, BEVE COME UNA SPUGNA, E CERCA NEI BARETTI UN MASCHIO PER UNA SCOPATA FACILE
Marco Giusti per Dagospia
Figlia mia di Laura Bispuri
Due madri, una figlia contesa, una natura selvaggia, materna e molto presente. E la quasi totale mancanza di figure maschili di qualche rilevanza. È una storia di donne, di maternità,, di nascita e di rinascita, magari dalle viscere della terra, questo Figlia mia, secondo film diretto da Laura Bispuri, scritto assieme a Francesca Manieri e presentato domenica con grande successo al Festival di Berlino.
Ambientato in una Sardegna brulla e quasi western, divisa fra rocce e mare, forte di due interpreti di grande intensità come Valeria Golino, la madre che ha cresciuto la figlia e teme di perderla per sempre, e Alba Rohrwacher, la madre naturale che ritrova la figlia quando ha ormai dodici anni, Figlia mia può vantarsi di una bellissima prima parte selvaggia e misteriosa che si nutre del muoversi in un terreno dove non sono ancora chiari i rapporti fra le due donne e le regole che si sono date alla sua nascita. È in questa prima parte che i grandi piani sequenza di Vaclan Radovic che avvolgono le tre protagoniste e le obbligano a riempirli di emozioni e di piccoli grandi movimenti rendono il tutto una gran bella macchina di cinema.
Le cose si faranno più ovvie e meccaniche quando ci renderemo conto che la scrittura al femminile o femminista del film domina la scena nella seconda parte relegando la regia a un ruolo se non secondario, quanto meno non dominante. Questo limita un po' uno sviluppo più originale e libero del film, ma ne permette certo una lettura più chiara e magari più a tesi.
Laura Bispuri ha comunque costruito con grande amore e passione la storia di due donne e della loro bambina contesa muovendosi alla perfezione tra i suoi piani sequenza e lo scontro di amore/odio tra due donne che sono alla fine due personalità diverse e specchianti. Al punto che pur partendo da personalità del tutto diverse avranno modo di scambiarsi di ruolo anche rispetto alla figlia. Contraddizioni femminili che non saranno più tali se unite all'idea di maternità.
Alba Rohrwacher e Valeria Golino, che recitano per la prima volta insieme (in Caos calmo non avevano scene dove erano entrambe presenti) sono fantastiche nei loro ruoli solo apparentemente così diversi. E di certo non avete mai visto la Rohwacher in un ruolo così eccessivo di drop out scombinata che vive tra gli animali, canta canzoni supertrash (perfino Gianni Bella!), beve come una spugna, e cerca nei baretti e nelle fiere un maschio per una scopata facile.
Per doveri di coproduzione italo-tedesca c'è pure in un ruolo minore il grande Udo Kier, attore feticcio di Lars Von Trier, Paul Morrisey, Rainer Fassbinder. Gran bel film. In sala da giovedì 22 febbraio.
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