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1 - MEDIASET CHIUDE IN ROSSO Ã LA PRIMA VOLTA NELLA SUA STORIA
Francesco Spini per "la Stampa"
Non era mai successo: Mediaset paga il crollo degli spot e chiude i conti in rosso. Nel terzo trimestre la perdita è di 88 milioni, nei nove mesi è di 45,4 milioni. Per fine anno «in assenza di significativi miglioramenti del mercato pubblicitario - segnala una nota del gruppo televisivo che fa capo alla famiglia di Silvio Berlusconi - si stima un risultato netto consolidato in linea con quello registrato nei primi nove mesi».
Ovvero, in rosso. Di fronte a tale prospettiva, il presidente Fedele Confalonieri e il vicepresidente esecutivo Pier Silvio Berlusconi corrono ai ripari. Potendo far poco sul fronte dei ricavi - se non sperare che il vento cambi - puntano sui costi. Varando un piano ancora più severo per il loro contenimento. Dopo aver già raggiunto - con due anni di anticipo sulla tabella di marcia - risparmi per 200 milioni, che a fine anno saranno 250, nel giro di tre anni contano di ridurre gli oneri di altri 200 milioni, portando la «spending review» di Cologno Monzese a un totale di 450 milioni.
Austerity piena, insomma: negli anni dell'espansione, con l'apertura di nuovi canali sul digitale terrestre, della pay tv si sono create inefficienze e duplicazioni di strutture che, dopo una prima pulizia, verranno ulteriormente razionalizzate. Niente sarà risparmiato, promettono dal Biscione. Anche i rinnovi dei contratti di star e starlette saranno oggetti di trattative serrate. L'allarme rosso è suonato. Per dire: nei nove mesi i ricavi sono calati a 2,65 miliardi contro i 3,04 dello stesso periodo di un anno fa, -12%. Il Mol scende da 1,26 miliardi a 944 milioni di euro.
Il punto è che non c'è più pubblicità , in Spagna come in Italia. Nei primi nove mesi Mediaset ha visto calare gli spot del 14,7%, la Rai del 17,2%. Solo Sky e La7 potevano dirsi soddisfatte con i rispettivi +7,7 e +7,2%. Potevano. Perché già a settembre la doccia è diventata fredda per tutti. Secondo i dati forniti da Nielsen il mercato tv in generale ha visto una contrazione pubblicitaria del 24,2%.
La Rai perde il 29,7% degli investimenti, Mediaset il 23,3%. Ma anche Sky vede scivolare via il 24,3%, La7 il 14%. Vacche magre per tutti, insomma. In attesa di stringere la cinghia un po' di più, in casa Mediaset aspettano Natale e fanno i conti. I ricavi degli spot in Italia si fermano a 1,65 miliardi , il fatturato della pay, ossia di Premium, resta inchiodato a 382,4 milioni, e comunque, osservano da Mediaset, «in controtendenza rispetto all'andamento negativo della pay tv per il calo costante dei consumi delle famiglie».
In Spagna, stesso film. Giù i ricavi, da 731,6 a 629,8 milioni: -14%. A livello di gruppo le azioni di risparmio fin qui intraprese portano l'indebitamento finanziario netto a calare da 1,775 a 1,636 miliardi di euro. Proprio il calo del debito è ora la priorità . Per questo «è troppo presto», spiega agli analisti il direttore finanziario Marco Giordani per dire se Mediaset distribuirà dividendi agli azionisti.
Secondo Giordani il focus è «sul rafforzamento della struttura patrimoniale ed è influenzato dal momento della raccolta pubblicitaria e dal contesto finanziario». Nessuna novità sulle ventilate ipotesi di partnership tra Mediaset e altri gruppi esteri nella pay tv: «Non c'è niente in concreta negoziazione e nulla accadrà nel breve termine».
2 - UTILI MONDADORI IN FLESSIONE A 16 MILIONI...
Carlo Festa per il "Sole 24 Ore"
Scende nei primi nove mesi dell'anno il fatturato e la redditività operativa del gruppo Mondadori. L'utile netto consolidato ha raggiunto 16,1 milioni (-63,5% sullo stesso periodo del 2011), mentre il margine operativo e il fatturato hanno toccato rispettivamente quota 63,1 milioni (-39,7%) e 1,028 miliardi (-7,5%).
Il risultato operativo del gruppo di Segrate è sceso a 44,6 milioni da 87,8 milioni, mentre l'indebitamento finanziario netto è aumentato a 346 milioni dai 335,4 milioni di fine 2011. Per l'ultimo trimestre del 2012 il gruppo editoriale conferma le previsioni già indicate nella semestrale di una redditività operativa inferiore all'anno passato. Non sono quindi visibili all'orizzonte segnali di inversione di tendenza, anche se l'azienda sta continuando a puntare sul miglioramento della qualità del prodotto, sullo sviluppo delle attività digitali e sul contenimento dei costi operativi.
Del resto, da inizio anno sono in discesa gli indicatori economici delle diverse aree del gruppo tra i confini nazionali. Il fatturato del comparto Libri si è attestato a 261,6 milioni, in calo del 6,7% rispetto ai 280,5 milioni dell'anno precedente. I ricavi nell'area periodici in Italia hanno toccato quota 298,6 milioni, in calo del 15% rispetto ai 351,1 milioni di euro dei primi nove mesi del 2011. Infine, Mondadori Pubblicità ha realizzato ricavi per 129,1 milioni, in diminuzione del 21,8% rispetto ai 165 milioni di euro del 2011.
Segnali positivi arrivano invece dalla Francia. Mondadori France ha chiuso i primi nove mesi del 2012 con un fatturato di 284,5 milioni, in crescita del 9,6% rispetto ai 259,6 milioni del 2011. Tuttavia a perimetro omogeneo (cioè escludendo gli effetti del cambiamento del metodo di consolidamento della joint-venture Editions Mondadori-Axel Springer) i ricavi avrebbero registrato un calo del 2,3 per cento. In particolare, si tiene stabile la redditività dei periodici transalpini. Il margine operativo lordo ha infatti evidenziato una crescita del 5,9% rispetto al 30 settembre 2011 raggiungendo i 27 milioni.
Altri segnali confortanti arrivano dalle attese, nei prossimi tre mesi, di una buona performance della divisione libri, grazie grazie ad alcuni bestsellers: cioè «L'inverno del mondo», secondo atteso romanzo della «The Century Trilogy» di Ken Follett con un lancio di 450.000 copie e il pieno effetto del successo della trilogia di E.L. James «Cinquanta sfumature», che ha venduto in poco più di tre mesi in Italia 2.400.000 copie e il cui slancio non sembra ancora finito.
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